Usa-Russia, tensioni alle stelle Ma anche oltre. Nello spazio

 di Raffaella Vitulano

La guerra tra Russia e Ucraina minaccia le missioni congiunte di Usa e Russia su Marte, Venere e la Luna. Le sanzioni imposte dagli Usa ai russi dopo l’invasione ordinata da Vladimir Putin, mettono a rischio la stazione orbitante che viaggia a oltre 400 chilometri di quota dalla superficie terrestre ed è gestita da diversi partner internazionali, con Stati Uniti e Russia a controllarne i moduli fondamentali. Le sanzioni economiche hanno di fatto vietato l’esportazione in Russia di qualsiasi sistema di comunicazione, elettronica, semiconduttori, nonché componenti aeronautici e spaziali, rendendo molto difficili le relazioni tra l’agenzia spaziale russa e i partner in tutto il mondo. Con l’aggravarsi della crisi, si sta sfilacciando la cooperazione internazionale sui progetti presenti e pianificati per la scienza e l’esplorazione spaziale, mettendo potenzialmente a rischio il loro futuro. Quando non si sta trasformando proprio in conflitto ad altissima quota. Proprio come le matrioske di dimensioni decrescenti nascondono alla vista il loro vero numero, resta da vedere il pieno impatto della guerra in Ucraina sulle attività spaziali. Ma già le azioni della Russia, e le successive reazioni globali, suggeriscono che una nuova cortina di ferro potrebbe cadere in modo distruttivo su un’ampia gamma di collaborazioni un tempo promettenti. La Stazione Spaziale Internazionale, pur considerata un esempio di cooperazione post Guerra Fredda, al punto di avere ricevuto una “nomination” per il Premio Nobel per la Pace nel 2014, non è tuttavia al di sopra della politica globale e la guerra tra Russia e Ucraina ha ramificazioni nello spazio. La Russia potrebbe abbandonare la Stazione Spaziale Internazionale - un satellite delle dimensioni di un campo da calcio che attualmente ospita sette astronauti - e consentirle di schiantarsi sulla Terra. Ricordiamo infatti che la stabilità della Iss sull’orbita corretta dipende dai motori delle navicelle russe Progress, che periodicamente correggono la quota di volo mantenendola a un’altezza di sicurezza e consentono gli spostamenti necessari per evitare gli impatti con i detriti cosmici. Ciò solleva due domande spaventose, scrivono gli esperti: uno, la Russia può semplicemente far cadere la Iss sul pianeta? E secondo, l’era della collaborazione spaziale post- Guerra Fredda tra Russia e Stati Uniti sta volgendo al termine? Le risposte sono complesse. La stazione spaziale utilizza tipicamente un modulo di propulsione, che è controllato dalla Russia, per mantenerla in posizione. Gli astronauti a bordo avrebbero probabilmente tutto il tempo per fuggire dalla stazione spaziale e tornare sulla Terra. Ma un certo numero di componenti pesanti della Iss potrebbero sopravvivere nell’atmosfera e cadere sulla superficie terrestre, dove potrebbero colpire strutture o uccidere persone. L’agenzia spaziale Roscosmos non sembra più al momento interessata a lavorare a stretto contatto con gli Stati Uniti, semmai a condurre le proprie esplorazioni spaziali e lavorare con altri paesi piuttosto che con la Nasa. Questa gara si sta già svolgendo sulla luna. Il tenente colonnello Timothy Goines, il professore associato di diritto e politica informatica presso CyberWorx Jeff Biller e il maggiore Jeremy Grunert spiegano che ogni ambito della guerra Russia-Ucraina in corso presenta questioni legali critiche. Relativamente alle potenziali conseguenze della guerra nel dominio spaziale, nonostante i potenziali costi per le operazioni spaziali, c’è ancora poco da un punto di vista legale per ostacolare l’imposizione di sanzioni anti- russe o contro-sanzioni russe. Nonostante argomentazioni occasionali secondo cui le sanzioni costituiscano una “punizione collettiva” inammissibile per le popolazioni, la maggior parte degli Stati non ritiene che il diritto internazionale limiti l’uso delle sanzioni in alcun modo significativo. Mentre la guerra Russia-Ucraina continua, tutte le parti in conflitto - non solo le stesse parti belligeranti, ma anche gli Stati terzi che interagiscono con loro - hanno capito che lo spazio esterno è una parte fondamentale del campo di battaglia economico e reale. Dovremmo aspettarci di continuare a vedere ulteriori ricadute dal conflitto nel dominio spaziale.

La stessa Air Force si sta preparando per la guerra spaziale. E non c’è bisogno ripensare ai videogiochi per richiamare alla mente sistemi già esistenti come droni spaziali, laser per la difesa missilistica e forse armi da fuoco satellitare, costruzione di nuove generazioni di satelliti in rete a orbita più bassa e più veloci e sull’esplorazio ne di una nuova generazione di armi per funzionare oltre l’atmosfera terrestre. Le tecnologie della guerra spaziale hanno lo stesso impatto, se non maggiore, sulle dimensioni terrestre, marittima e aerea all’interno dell’atmosfera terrestre, nonché su tecnologie specifiche per lo spazio come elementi di difesa missilistica o rafforzamento dei satelliti. Altro che no-fly zone. Qui si sta parlando di strumenti che operano molto, ma molto più alti nello spazio. Che richiedono proprio per questo molta cautela. Il segretario al servizio Frank Kendall sottolinea infatti in un rapporto dell'Air Force la necessità di “rafforzare la battaglia” dei sistemi di guerra spaziale per garantire una funzionalità operativa prolungata in circostanze di guerra spaziale ad alto rischio. Ed ecco che l’aggiunta di centinaia di nuovi satelliti in orbita terrestre media e bassa sta cambiando rapidamente l’equazione consentendo maggiori gradi di connettività tra “aperture” o “campi di considerazione” in radar altrimenti separati. Con una certa strategica lungimiranza dal sapore prettamente militare, nel 1958 il generale dell’Air Force statunitense Homer A. Boushey dichiarava: “Chi controlla la Luna, controlla la Terra ”. Non sbagliava. C’è poi un crescente numero di privati, ovviamente miliardari, che sta investendo nel settore. Alla fine di maggio del 2020, in piena pandemia globale, la compagnia aerospaziale privata statunitense Space X guidata da Elon Musk, ha portato due astronauti americani sulla Iss, dimostrando di poter offrire un’alternativa alla russa Soyuz, prima di allora unico vettore in grado di trasportare l’equipaggio a bordo della Stazione orbitante dopo il termine del programma Space Shuttle della Nasa nel 2011. Mykhailo Fedorov, vice-premier ucraino con delega alla Trasformazione digitale, ha strappato il supporto concreto di Elon Musk per garantirsi una copertura di rete a banda larga: Starlink è infatti il progetto di Space X che garantirà l’accesso alla rete internet attraverso una costellazione di satelliti - se ne contano già più di 1.800 - in orbita bassa. E non è poco.

Raffaella Vitulano





L’hacking satellitare come dichiarazione di guerra 

Il direttore generale di Roscosmos, Dmitry Rogozin, ha dichiarato alla televisione Rossiya 24 che l’hacking di un satellite russo sarebbe considerato un atto di guerra, sottolineando quanto le moderne comunicazioni e le operazioni militari dipendano dagli strumenti orbitanti. Hacking satellitare come base per una dichiarazione di guerra? “Anco ra una volta, non ho intenzione di commentare. L’unica cosa che posso davvero dire è che chiunque attacchi una risorsa statunitense deve essere molto preoccupato per le conseguenze di quell'atto”, ha detto il segretario dell’Air Force Frank Kendall. “Voglio avvertire tutti coloro che cercano di farlo che è essenzialmente un crimine, che dovrebbe essere duramente punito”, ha replicato Rogozin ad Interfax e Reuters. Le polemiche sono arrivate anche dopo che un gruppo di hacker ha affermato di aver colpito i satelliti gestiti dall’agen zia spaziale civile russa, ma Rogozin l’ha negato. Entrambi i funzionari hanno sottolineato che esistono già istanze documentate di attacchi informatici contro i sistemi spaziali in tempo di pace.

Ra.Vi.Come si svolgerebbe uno scontro a migliaia di km in altezza 

Una guerra nello Spazio: come si svolgerebbe? Ce lo spiega benissimo “Focus”: non immaginatevi uno scenario alla Star Wars. Un conflitto orbitale riguarderebbe più che altro cyberattacchi e tentativi di spionaggio, orchestrati da eserciti di nerd alla scrivania. Un eventuale conflitto spaziale non coinvolgerebbe piloti da combattimento o forze speciali, “ma piuttosto un mucchio di ingegneri in un centro di controllo o nei laboratori” spiega Todd Harrison, del Centro di Studi Strategici e Internazionali di Washington DC. Senza contare che disabilitare i satelliti è diventato più semplice. Bombardarli direttamente rimane una pessima idea per i detriti spaziali tracciabili. Si può mettere ko un satellite rivale disturbandolo con comunicazioni radio (jamming), trasmettendo alla stessa frequenza per rendere meno chiaro il suo segnale. Si può ricorrere allo spoofing, un attacco simile ma che sostituisce false informazioni al segnale neutralizzato. O lo si può hackerare, cioè prenderne completamente il controllo violandone il sistema informatico.

Ra.Vi.



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