Mr. Zelensky vs. Mr. Musk. E la diplomazia annaspa


L’attentato al ponte di Kerch ha scarso o nullo impatto sul teatro di guerra, né aveva tale scopo. Serviva solo per provocare un’escalation, così da soffocare sul nascere i già flebili tentativi di Washington di aprirsi a una possibilità di negoziato. La guerra tra Russia ed Ucraina è cosa seria, serissima. Ma la percezione del rischio globale sembra ancora nebulosa ai più. L’e scalation potrebbe restare solo una parentesi, e però urge ugualmente - scrive Josh Hammer su Newsweek - che gli “Stati Uniti cambino rotta”, abbandonando la loro posizione “manichea” figlia del “massimalismo ucraino”, in cui al Putin “malvagio” si contrappone il “nobile” Zelensky. Un approccio, continua Hammer, “stupido e controproducente. Il nostro interesse nazionale per il teatro ucraino non coincide con la posizione assolutista di Zelensky; il nostro interesse è la de-escalation, la distensione e la pace“.

Ora che “la minaccia di una guerra nucleare sta emergendo apertamente - dal momento che lo stesso Zelensky, affamato di guerra, chiede alla Nato un ‘attacco preventivo’ contro la Russia - Biden ha bisogno di guardare in faccia la realtà e cambiare immediatamente la rotta strategica”. Hammer non è l’unico a lanciare appelli in tal senso. Significativo quanto scrive, ad esempio, sul National Interest Mark Episkopos, per il quale la diplomazia deve scendere in campo. E anche lui, come Hammer, ritiene che una possibile base di negoziato possa essere la proposta avanzata da Elon Musk (cessate il fuoco seguito da referendum da svolgersi nel Donbass per stabilire se tali territori siano russi o ucraini, con la Crimea che resta russa). All’esternazione del plurimiliardario si accompagna quella del generale Mike Mullen, già Capo degli Stati maggiori congiunti dell’esercito americano con Obama, il quale ha affermato l’urgenza della pace, prima che il conflitto vada fuori controllo. Di tutt’altro avviso il potentissimo think tank Atlantic Council: ”L’Ucraina non ostacola la pace. Né la pace è qualcosa che può essere imposta all’Ucraina dai partner occidentali del Paese. Chiunque voglia davvero porre fine all’inva sione russa dovrebbe concentrarsi sulla spinta della comunità internazionale a fornire agli ucraini gli strumenti di cui hanno bisogno per difendersi”. E infatti sin dai primi giorni della guerra, Musk ha fornito satelliti Starlink all'Ucraina, una rete che si è rivelata cruciale nel supportare le infrastrutture di comunicazione in tutta l’Ucraina per contrastare la disinformazione dalla Russia. È stata la prima di molte spedizioni nel paese che ha aiutato l’Ucraina a rimanere in contatto tra gli attacchi della Russia e un attacco al provider di satelliti per i suoi militari. Uno sforzo quantificato per SpaceX (per abilitare e supportare 12.000 terminali Internet Starlink in Ucraina) in 80 milioni di dollari, a fronte di 0 per la Russia: “Ovviamente siamo pro Ucraina”. Una dichiarazione che gli è subito valsa la disapprovazione di Pechino. Il controllo dallo spazio nelle nuove guerre di ogni tipo è ovviamente cruciale, sia che si tratti di guerre a terra, collegate agli strumenti di guerra di ogni tipo, sia che si tratti di guerre meteorologiche o di guerre dell’in formazione. Musk in quei giorni era un eroe, ma la sua incursione nella geopolitica e il sondaggio su Twitter se i suoi follower approvassero il suo “pia no di pace” in quattro punti perché “è molto probabile che questo sarà il risultato alla fine, solo una questione di quanti muoiono prima di allora” è stata interpretata come un tradimento del precedente sostegno di Musk all’Ucraina.

Sarà un caso che ora le truppe ucraine hanno segnalato interruzioni dei loro dispositivi di comunicazione Starlink in prima linea? Il sistema Starlink, realizzato da SpaceX, la società aerospaziale di Musk, è una costellazione di satelliti collegati a dei terminali terrestri che in questi mesi di guerra ha aiutato a mantenere ‘on-line’ l’Ucraina.

Elon Musk, l’ingegnere e il visionario, il miliardario e il disgregatore, l’agitatore e il piantagrane. Comunque la si pensi, geniale e poliedrico: in poco più di un decennio, ha anche trasformato l’industria spaziale commerciale e l’economia dello spazio. Musk è un anticonformista, un tweeter seriale per i suoi oltre 100 milioni di follower che si fa beffe delle convenzioni, si diletta in esplosioni oltraggiose, litiga con le autorità di regolamentazione e il personale e schernisce i concorrenti. Lancia la criptovaluta Dogecoin; ha fuso un’attività di pagamenti online che ha co-fondato con un’altra società in quella che è diventata PayPal. Quando PayPal è stato venduto a eBay, ha utilizzato i soldi per avviare SpaceX e investire in Tesla. A differenza degli altri miliardari, l’invecchiamento gli sembra l’unica minaccia per gli esseri umani che non sta tentando di risolvere. Ossessionato da Twitter - tanto da essere stato coinvolto in un epico acquisto on/off/on della piattaforma che ha affascinato Wall Street e l’industria tecnologica per mesi - ma non dal cibo, Musk non pranza, forse perché una foto poco lusinghiera in costume da bagno scattata su uno yacht a Mykonos è diventata virale durante l’estate. La sua poliedricità potrebbe essere la consapevolezza che le decisioni aziendali non possono più essere prese senza riguardo alla sicurezza e alla geopolitica. O forse - sostiene il Financial Times - è semplicemente la convinzione arrogante di avere tutte le risposte che lo porta a offrire le proprie soluzioni ai problemi geopolitici più complessi del mondo. Elon Musk, tuttavia, non ha tutti i torti. Forse non sui termini dell’accordo di pace per l’Ucraina che sta suscitando la stessa ilare reazione velenosa online che è stata rivolta ad altri sostenitori della pace, tra cui il Papa e il rappresentante Ro Khanna. Il suo semplicismo fa sorridere perché un tale accordo può essere piuttosto determinato solo nel corso di negoziati diplomatici multilaterali che coinvolgano Russia, Ucraina, Stati Uniti ed Europa che quasi certamente richiederebbero mesi, se non anni, di impegno ad alto rischio. Ma Musk ha ragione sul fatto che se le cose in Ucraina continuano lungo il loro corso attuale, gli Stati Uniti e la Russia sono diretti verso una collisione che potrebbe avere conseguenze catastrofiche per tutte le parti in conflitto e per il mondo.

Raffaella Vitulano


L’irritazione di Joe Biden cerca un dialogo diretto tra Mosca e Washington 

Joe Biden avrebbe “sgrida to” Zelensky. Il presidente degli Stati Uniti, secondo quanto riporta il Washington post, ha infatti esortato in privato il collega ucraino, Volodymyr Zelensky, a non lamentarsi della insufficiente assistenza militare, altrimenti gli sarà sempre più difficile chiedere al Congresso finanziamenti per Kiev. Un articolo del New York Times parla di mano ucraina dietro l’uccisione di Dugina e contiene altri elementi che vanno attentamente analizzati. Tra i molti, la frustrazione dei funzionari americani dovuta alla mancanza di trasparenza dell’Ucrai na sui suoi piani militari e segreti. Poi, l’escalation avviata dai “recenti successi sul campo di battaglia dell’Ucrai na”. Tra le righe, l’articolo suggerisce che ci sono in corso delle trattative segrete con Putin che riguarderebbero una cessione parziale alla Russia dei territori annessi (per esempio, la Crimea) in cambio del ritiro dagli altri. A queste condizioni Putin salverebbe la faccia. Qualcosa di simile al “piano di pace” twittato da Elon Musk . Infine, segnale interessante è che Biden non ha escluso l’eventualità di un incontro con Putin al G20 e una precisazione evidente: il governo Usa non sta lavorando per un cambio di regime a Mosca.

Ra.Vi.

Usa e Ue frenano sulla fast track per l’adesione dell’Ucraina alla Nato 

Il tentativo dell’Ucraina di accelerare i suoi sforzi per entrare a far parte della Nato, dopo l’annessione alla Russia di altri quattro territori ucraini, è accolto con cautela a Bruxelles e Washington, dove alti funzionari stanno cercando di spostare l’attenzione sul loro incrollabile sostegno a Kiev.

Quando è stato chiesto durante un briefing se l’Alleanza si sarebbe mossa rapidamente sulla domanda, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha esitato. “Il nostro obiettivo ora è fornire supporto immediatoall'Ucraina, per aiutare l’Ucraina a difendersi dalla brutale invasione russa”, ha detto Stoltenberg ai giornalisti. Non c’è alcuna fretta, tuttavia, di concedere all'Ucraina la piena adesione. “Il nostro punto di vista è che il modo migliore per sostenere l’Ucrai na è attraverso un supporto pratico sul campo in Ucraina e che il processo a Bruxelles dovrebbe essere ripreso in un momento diverso”, ha detto ai giornalisti il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan.

Ra.Vi.




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