Berlino strizza l’occhio a Pechino. Ma Washington l’osserva


Berlino non ci pensa proprio a mollare Pechino e valuta attentamente i suoi legami economici con la Cina, nonostante le tensioni geopolitiche, con i due paesi che si sono impegnati di recente a perseguire una più stretta cooperazione finanziaria. L’incontro fra il Vice- Premier cinese He Lifeng e il ministro tedesco delle finanze, il liberale Christian Lindner lo ha confermato a Francoforte in occasione del primo dialogo finanziario ad alto livello in quattro anni. Altro che disaccoppiamento economico con Pechino. In una dichiarazione congiunta di 25 punti rilasciata dopo l’incontro, i due paesi hanno affermato che espanderanno l’accesso reciproco al mercato, intensificheranno gli investimenti e rafforzeranno la cooperazione attraverso quadri economici multilaterali, inclusa la Banca asiatica di investimento per le infrastrutture (Aiib) sostenuta dalla Cina. Giorni prima Chen Wenqing, il più alto funzionario della sicurezza cinese, aveva visitato la Germania per colloqui, portando con sé funzionari di un’ampia gamma di organi governativi, tra cui la banca centrale e i ministeri degli affari esteri, dell’industria, della pubblica sicurezza, della sicurezza statale e della giustizia. Corre invece gelo tra i funzionari vicini al ministro degli esteri Baerbeck e Xi Jinping, definito “dittatore” . Wang Yiwei, specialista dei rapporti Cina-Ue presso l’Università Renmin di Pechino, ha affermato che l’incontro finanziario è stato un passo significativo verso un disgelo nelle relazioni della Cina con la Germania e l’Europa. Dopo l’incontro con il vicepremier He Lifeng, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha detto che i due partiti hanno avuto una discussione “molto costruttiva e aperta” e spera che l’incontro, che si tiene ogni due anni, possa diventare un evento annuale. L’incontro è stato come “viaggiare indietro nel tempo fino al culmine delle relazioni tedesco-cinesi durante gli anni di Merkel - come se l’agen da di riduzione del rischio nonfosse mai stata introdotta” ha commentato il meno nostalgico Thorsten Benner, direttore del Global Public Policy Institute con sede a Berlino: “Va bene che la Germania invii segnali di interesse a cooperare con Pechino, ma dovrebbe trovare modi per farlo in modo meno servile”. In effetti Berlino da tempo sta indossando molteplici maschere, e se da un lato invita al “disaccoppiamen to” con Pechino attraverso i propri uomini a Bruxelles, attaccando la Cina con i propri moralisti Verdi (gli stessi che finanziano le ong nel Mediterraneo), dall’altro stringe i rapporti finanziari e commerciali con Pechino. La verità è che Berlino preferisce disaccoppiarsi con Bruxelles e Parigi, prendendo le distanze anche dalla Commissione europea, sempre più ligia a Washington, impegnata nel contenimento della Cina. Del resto, è sempre e solo questione di denaro. Money noney, money. Dovremmo pensarci anche noi. Washington non cerca una guerra con Mosca, ma comespesso dimostrato intende ridimensionare l’Ue francotedesca che si era alleata con Pechino e Mosca soprattutto tramite il North Stream. Il gasdotto aveva effettivamente cancellato i confini geografici tra Russia e Germania, creando di fatto una zona di libero scambio che abbracciava i continenti aumentando la prosperità di entrambi i partner commerciali. Ma la Russia non è solo Mosca, è anche San Pietroburgo, densa di lobbisti europei. Gli Usa chiedono a Putin di mollare Berlino per evitare una guerra eterna in Ucraina. A Mosca il messaggio giunge forte e chiaro, ma San Pietroburgo se ne infischia. Mosca non vuole buttare al vento tutti gli extra profitti russi derivanti dai prezzi alti delle materie prime causa Ucraina per far un piacere a Parigi e Berlino e a breve dovrà assumere decisioni. Mentre Parigi è ormai traballante, orfana delle colonie africane. Macron, legato a Davos, si prepara intanto a muovere gli scacchi contro l’Italia atlantica di Giorgia Meloni. Il 19 settembre 2023 è stato presentato al Consiglio europeo (Affari generali) il Rapporto franco-tedesco, stilato da dodici esperti di entrambe le nazionalità, sulla riforma istituzionale dell’Unione europea. Il lavoro, commissionato nel gennaio 2023 direttamente dal Presidente francese, Emmanuel Macron, e dal Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, consiste in una relazione di 51 pagine inclusi gli allegati. Parigi e Berlino disegnano la nuova Europa, ma chi li seguirà? Luca Lanzalaco, professore ordinario di Scienza politica presso l’Univer sità di Macerata, considera il documento non di facile lettura in quanto dopo aver illustrato chiaramente gli obiettivi che si vogliono perseguire, entra minuziosamente in una serie di tecnicismi sulla composizione e il funzionamento delle istituzioni europee ambendo ad una ristrutturazione globale dell’architettura delle istituzioni europee. Ma il Rapporto spiega Lanzalaco - si caratterizza per la totale assenza sia di una minima bibliografia sul tema che degli usuali richiami a documenti ufficiali comunitari siano essi del Consiglio, della Commissione o del Parlamento. “Non è una analisi scientifica e non è nemmeno una esternazione politica. Cosa è?”. “Il vero tema al centro di questo lavoro di scarso pregio non è l’allargamento. L’annessione di altri Stati membri è semplicemente una copertura, una cortina fumogena, per porre al centro del dibattito la riforma delle istituzioni europee. L’Unione europea è allo sbando, per utilizzare l’espressione utilizzata da un europeista al di sopra di ogni sospetto come Romano Prodi. Dichiararlo chiaramente significherebbe ammettere un fallimento. Allora si preferisce parlare di come affrontare le sfide future per proporre quei cambiamenti istituzionali che si pensa erroneamente siano necessari oggi al fine di ridurre ulteriormente la sovranità degli Stati nazionali. In sintesi, questo Rapporto non è altro che l’ennesima arma di distrazione di massa”. Il professor Luca Lanzalaco è netto: “Se si osserva la collocazione dei potenziali membri dell’Unione europea si intuisce chiaramente che l’allargamento a Est costituirebbe una chiara provocazione nei confronti della Russia e inasprirebbe ulteriormente il contesto internazionale definito dallo stesso Rapporto come sfavorevole” . Tuttavia, prosegue il rapporto, di fronte all’im pellente necessità di un ulteriore allargamento, l’Unione europea è impreparata. La sua struttura istituzionale è obsoleta in quanto è stata progettata quando i Paesi membri erano 12 ed ora stanno per diventare 37. Ma “chi ha detto che la risposta alle nuove sfide geopolitiche e a un contesto internazionale sfavorevole sia l’allargamento? Questo il Rapporto lo prende palesemente come un assunto, mentre invece è un punto sul quale discutere. L’Unione europea è dalla sua fondazione che non fa che allargarsi, con risultati assai discutibili”. Non sarà un’Europa a quattro velocità a salvarla. Altro che l’approfondimento di cui si discuteva negli anni ’90.  È evidente che i dodici esperti “o sono in malafede o hanno scarsa contezza dei conflitti che emergono intorno ai vincoli di bilancio che riguardano principalmente le spese sociali e il rispetto dei vincoli posti dalle politiche di austerità. È su questo punto che agisce la leva della condizionalità e del controllo sulla erogazione di ingenti quantità di euro” spiega Lanzalaco. Per quanto riguarda il rispetto della legalità e dei diritti “esiste già un meccanismo di controllo, cioè il rispetto dell’acquis comunitario che regola l’adesione all’Ue.

Ancora più paradossale è la parte dedicata alla sostituzione del principio dell’unanimità con quello della maggioranza qualificata”. Insomma, la tutela dello Stato di diritto diventa l’alibi per introdurre cambiamenti che avrebbero implicazione su politiche economiche, sociali e istituzionali degli Stati membri. Quanto al deficit democratico, gli esperti affermano che le istituzioni europee “soffrono di una mancanza di agilità, troppi giocatori e eccessiva complessità” . Ma il problema è il deficit democratico o una eccessiva partecipazione ai processi decisionali? La scelta a favore della governabilità a scapito della democrazia è evidente.


Raffaella Vitulano




Commenti

Post più popolari