Covid 19, un passato e un presente con troppe menzogne e zone grigie


La Central Intelligence Agency (Cia) “ha pagato per occultare la fuoriuscita del covid da Wuhan”: senza giri di parole, la rivelazione del NY Post rilanciata da media mondiali si basa su nuova testimonianza di un testimone protetto al Congresso degli Stati Uniti. Sono ormai circa sette milioni le persone morte da quando il virus si è diffuso in tutto il mondo a partire dal 2020. Ed è sconvolgente leggere ancora le menzogne dette in quel periodo, e non solo. La Cia si offrì di pagare 6 analisti per insabbiare le loro scoperte secondo cui il Covid-19 fosse con ogni probabilità fuoriuscito da un laboratorio a Wuhan, in Cina, e cambiare la loro versione, sostenendo che il virus fosse invece passato dagli animali agli esseri umani. La tesi non è certo nuova, e questo giornale ne ha scritto più volte, ma a suffragarla ci sono ora documenti che, stando alle fonti, comproverebbero nero su bianco le dichiarazioni e i pagamenti avvenuti. Come ricorda la stampa Usa, le agenzie di intelligence e investigazione federale statunitensi hanno sostenuto per mesi pareri discordanti in merito all’origine della pandemia: alcune, come il Federal Bureau of Investigation (Fbi), hanno sostenuto pubblicamente che gli indizi puntassero alla fuga di un virus da un laboratorio. L’F bi è stata la prima agenzia di intelligence statunitense a dubitare dello spillover, mentre tutto il mondo parlava e scriveva di pangolini e pipistrelli. Anche il Dipartimento dell’Energia si muove sulla scia dell’Fbi, sostenendo che la perdita di laboratorio è l’origine più probabile della pandemia di Covid-19. Le accuse hanno sollevato serie preoccupazioni sull’integrità delle indagini sulle origini del virus. I presidenti del comitato della Camera, Brad Westrup e Mike Turner, hanno inviato una lettera al direttore della Cia William Burns richiedendo tutti i documenti, le comunicazioni e i dettagli di pagamento relativi al Covid Discovery Team della Cia. L’informato re anonimo sostiene che ai sei analisti che condividevano la teoria delle perdite di laboratorio è stato offerto un significativo incentivo finanziario per cambiare la loro posizione. In particolare, questi analisti erano alti ufficiali esperti con notevoli competenze scientifiche. I deputati repubblicani Mike Turner e Brad Wenstrup, entrambi dell’Ohio, che guidano rispettivamente i comitati Intelligence e Covid, hanno scritto una lettera al direttore della Cia, William Burns, chiedendo tutti i documenti sulla questione. I legislatori hanno fissato la scadenza del 26 settembre affinché la Cia consegni tutti i documenti che coinvolgono il covid Discovery team e tutte le comunicazioni con l’ Fbi, il Dipartimento di Stato, la Salute e i Servizi Umani e il Dipartimento dell’E nergia sulla questione. I leader della commissione hanno inoltre identificato l’ex direttore operativo della Cia, Andrew Makridis, come colui che ha svolto un ruolo centrale nelle indagini sul covid e hanno richiesto la sua partecipazione a un’intervista trascritta. Secondo uno studio aggiornato e classificato del Dipartimento dell’Energia statunitense risalente al 2021 fornito alla Casa Bianca e ad altilegislatori americani, il virus che ha causato la pandemia di Covid-19

è emerso molto probabilmente da una fuga di dati da un laboratorio ma non come parte di un programma di armi, scrisse il Wall Street Journal già a inizio 2023. La scoperta del dipartimento – una deviazione dagli studi precedenti su come è emerso il virus – era arrivata in un aggiornamento di un documento dell’ufficio del direttore dell’intelligence nazionale, Avril Haines. Ne era conseguita una scoperta, secondo quanto riferito, rilasciata con “moderata fiducia” dall’Fbi secondo cui il virus si è diffuso dopo essere fuoriuscito da un laboratorio cinese. Questa sorprendente valutazione sembra avere un fondamento solido: secondo il Washington Post, si basa sull’anali si di esperti del complesso di laboratori nazionali, tra cui la “Z-Division”, nota per aver portato a termine alcuni dei test più segreti e segreti del governo americano, come indagini tecnicamente impegnative sulle minacce alla sicurezza da parte di avversari come Cina e Russia. La Cina ha sempre respinto l’idea di una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan, o anche l’idea che la pandemia sia iniziata in Cina. Alcuni propagandisti cinesi diffondono la teoria secondo cui il virus potrebbe aver avuto origine in un laboratorio militare statunitense a Fort Detrick, che ricerca virus come l’Ebola e il vaiolo, senza offrire alcuna prova a sostegno di tali affermazioni. Il virus sarebbe stato portato in Cina dai giochi militari che si tennero a Wuhan nell’estate 2019. “Gli Stati Uniti si chiudono sempre ogni volta che viene richiesta un’indagine dell’Oms su Fort Detrick”, ha detto l’ex portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian fin dal 2021. “Quali oscuri segreti sono nascosti alla vista Fort Detrick?”.

Nell’attesa di saperne di più sulle origini del covid-19, il mondo dovrebbe intanto prepararsi a nuove pandemie. Era il giugno del 2022 e il presidente degli Stati Uniti Biden, parlando con i giornalisti alla Casa Bianca, affermava in un video: “Ci servono più soldi. Non abbiamo solo bisogno di più soldi per i vaccini per i bambini, abbiamo bisogno di più soldi per pianificare la seconda pandemia. Ci sarà un’altra pandemia”. All’epoca era stata bollata come un’uscita alla Biden. Una performance come le tante del l’anziano presidente. Oggi viene valutata con attenzione. Esercitazioni su nuove pandemie si tengono ancora. Come la The Spars Pandemic Scenario della John Hopkins University, che si è esercitata su quella 2025-2028 e di cui abbiamo scritto. E sempre per tirarci su il morale, Calin Georgescu, ex membro Onu e del Club di Roma (non un terrapiattista qualunque), aggiunge che per il 2025 ci si attende anche una carestia mondiale, poco dopo le nuove elezioni americane nel 2024 e probabilmente a ridosso di una seconda pandemia super mortale.  Il capo di un laboratorio di biosicurezza in Cina nega il pagamento della Cia e spiega che l’affermazione fa parte di un dibattito ormai troppo politicizzato negli Stati Uniti, che riemerge di tanto in tanto nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia concluso in un rapporto che la teoria della perdita di laboratorio è “estremamente improbabile”: “La questione è diventata altamente politicizzata negli Stati Uniti, con la Cina che è un obiettivo ricorrente nei dibattiti interni”, ha detto il virologo, aggiungendo che la teoria delle fughe di laboratorio è stata utilizzata come “uno strumento strategico o strumentale per fare pressione sulla Cina”. Lo scienziato ha chiesto di restare anonimo. Anche uno scienziato statunitense coinvolto nello sviluppo del vaccino contro il Covid-19 dubita delle accuse: “Potrebbero esserci motivazioni politiche dietro questo rapporto, ma credo che l’idea di usare il denaro per influenzare le opinioni di sei esperti sia altamente improbabile che si verifichi in America”, ha detto mantenendo l’anonimato. Le agenzie di intelligence restano divise.E intanto le grandi aziende farmaceutiche “hanno costretto il Sudafrica a firmare accordi ingiusti che hanno portato il Paese a pagare più del dovuto rispetto alle nazioni occidentali”. Lo sostiene la Ong sudafricana Health Justice Initiative (Hji), che ha bollato gli accordi come “bullismo farmaceutico”. La pubblicazione avviene a seguito della battaglia legale che ha portato il governo sudafricano a rendere noti i contratti stipulati con le case farmaceutiche per l’acquisto di dosi di vaccino. Con un’ordinanza, infatti, l’Alta Corte di Pretoria ha intimato al Dipartimento di Sanità di rendere pubblici tanto i contratti quanto gli atti delle riunioni d’acquisto delle dosi svoltesi con Pfizer, Janssen, Serum Institute of India e Gavi. Le aziende abbiano approfittato della loro posizione e del periodo di emergenza per far siglare al governo contratti estremamente sfavorevoli. Il vaccino Oxford/AstraZeneca è stato pagato 5,35 $ per dose (al contrario dell’Ue che ha pagato ogni fiala solo 1,78 euro), J& J è stato acquistato 10 $ a dose (il 15% in più rispetto a quanto pagato dall’Ue) e BioNTech/Pfizer è stato pagato 10 dollari a fiala, un prezzo superiore a quello che sarebbe stato addebitato all’Unione africana, ovvero 6,75 dollari.


Raffaella Vitulano




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