"Che tu possa vivere tempi interessanti"
Una presunta maledizione cinese augura: “Che tu possa vivere tempi interessanti” e va interpretata come un augurio, assai ironico, che auspica periodi di incertezza, crisi e disordini. Chi oserebbe oggi negare che i nostri sono tempi maledettamente interessanti? Certo, quando gli eventi sono troppi vacilla l’elemento essenziale su cui si basa il pantheon cinese: l’armonia. Ma del resto qualcuno deve pur svolgere lo sporco lavoro di preoccuparsi, o no? Da questo punto di vista, noi certamente viviamo in tempi molto interessanti, dove ogni giorno eventi drammatici si ammucchiano su di noi, dalle guerre alle pandemie, dal terrorismo ai colpi di stato, dal disastro climatico al declino delle istituzioni ed alle turbolenze sociali. Sarebbe importante, anche se molto difficile, cercare in poche righe le ragioni del perché ci troviamo ora in questa “disarmonia”, capire come ci siamo arrivati. Eppure tutto si è svolto sotto ai nostri occhi, che forse non hanno voluto vedere. Incertezze, crisi e sconvolgimenti sono in atto, e i piani di riarmo, così come il tono delle istituzioni, non lasciano presagire nulla di buono. Qualcuno legge nell’attuale situazione globale delle affinità con quella degli anni ’30 del Novecento. La situazione è quindi grave, ma non è detto che da questa non si torni a credere e sperare in tempi migliori. Il momento interessante potrebbe implicare qualcosa di buono o di cattivo, e ammettiamo che i momenti bui sono decisamente più interessanti per la crescita. C’è incertezza su tutto: a livello politico, sociale, economico, religioso.
E come cacciatori di uragani dovremmo considerare questi tempi interessanti. Peccato che questi tempi siano soprattutto tempi arrabbiati. Tempi di persone che si radicalizzano sui social, di gruppi che si polarizzano, di idee opposte che si fronteggiano, di stati che si scontrano senza pietà.
Ma anche di persone che si ribellano allo status quo, alle cose che non vanno. Gli storici considerano i tempi di cambiamento molto interessanti,anche se maledetti. E a voler scorrere indietro nel tempo riusciamo a collocare la presunta maledizione cinese in un discorso della fine degli anni Trenta del secolo scorso, quando il parlamentare britannico Sir Austen Chamberlain invocò un antico anatema cinese di cui era venuto a conoscenza grazie a un diplomatico britannico di stanza in Asia, che curiosamente recitava: ‘Che tu possa vivere in tempi interessanti’.
“Non vi è alcun dubbio che l’imprecazione ci abbia colpito”, osservò Chamberlain. “Passiamo da una crisi all’altra, in un susseguirsi di traumi e disordini”. Una rievocazione che sembra oggi di un’attualità quasi sconcertante, in tempi in cui i notiziari annunciano una crisi dopo l’altra. Probabilmente non è mai esistito un “antico anatema cinese”, nonostante i politici occidentali lo citino nei loro discorsi da oltre un secolo. Questa espressione, pur essendo frutto dell’immaginazione, un surrogato culturale, ha avuto però un effetto reale nella retorica e nel dibattito pubblico. Tale artefatto di incerta natura, sospetto ma anche ricco di significati, apre a potenziali percorsi di approfondimento che vale la pena perseguire, grazie ad un falso che si è perfettamente integrato nella retorica e nel dibattito pubblico. Per esplorare questi “tempi interessanti” attraverso la libertà dell’arte, tra realtà e invenzione, scienza, tecnologie, religioni, confini, muri e aperture si impegnò perfino la 58.a edizione della Biennale di Venezia del 2019, curata da Ralph Rugoff. Un’edi zione profetica alla vigilia degli stravolgimenti che di lì a pochi mesi avrebbe portato un virus, il covid-19, che confermò come il detto cinese fosse più una maledizione che un auspicio di vivere “tempi intriganti”, nel senso di non banali, non piatti, non scontati sia pure con gli inevitabili rischi connessi a tempi in turbinosa evoluzione. Fu un vagare senza consapevolezza. Filippomaria Pontani, filologo classico a Venezia (Ca’ Foscari), specificò sul “Post” di aprile 2020 che la maledizione cinese - “ i cui ambigui risvolti inducevano molti addetti ai lavori a variopinti gesti apotropaici” fosse stata negli anni rilanciata da un famoso discorso di Bob Kennedy a Città del Capo, e che la Biennale a cura di Ralph Rugoff aveva mostrato un proliferare di distopie, cadaveri, apocalissi, scheletri e deformità, culminando nel padiglione danese con un potente video di Larissa Sansour, In Vitro, che immaginava il dialogo tra una madre morente e una figlia immemore nel sottosuolo di Betlemme, dove i superstiti si erano rifugiati in seguito alla calamità ecologica che trent’anni prima aveva reso inabitabile la città della Palestina, compresa la Basilica della Natività. I mesi di polmoniti interstiziali e di trombosi polmonari, i tempi in cui fabbriche d’auto si convertirono a sfornare respiratori, aziende a produrre mascherine e i saturimetri divennero merce rara nelle farmacie, non sono poi così lontani. In un’epoca nella quale la diffusione di fake news e di verità alternative – sostenne Rugoff – “mina il dibattito politico e la fiducia su cui questo si fonda, vale la pena rimettere in discussione i nostri punti di riferimento… ”. Che poi, oggi, chi può asserire nell’incer tezza quali notizie siano vere e quali false, se tutto viene letto nell’ottica dell’ideologia, del pregiudizio e della sfiducia?
Siamo così costretti a visitare il nostro labirinto interiore tra dubbi, incertezze e il piacere della scoperta. I tempi “interes santi” sono quei tempi di incertezza che verranno ricordati nei libri di storia, ovvero tempi di tumulto, di carestia, di guerra, di allarme e di allarmismo, spesso ingiustificato perché esacerbato da odio e diffidenza ma soprattutto manipolato dall’avi dità. “Tempi interessanti” (Interesting Times) è anche il titolo del diciassettesimo romanzo fantasy comico dello scrittore britannico Terry Pratchett della serie del Mondo Disco e il quinto del Ciclo di Scuotivento, che nel giugno 2021 la casa Salani ha pubblicato in edizione italiana: “May you live in interesting times”, con la minaccia del Caos che incombe sull’imminente successione al trono dell’Impero Agateo. Dobbiamo puntare sulla parte frontale del cervello, quella subito dietro la fronte deputata ad un’analisi cognitiva dei fatti e quindi ad una valutazione del come agire nella vita - per scegliere e capire se una cosa è interessante o meno ed evitare di galleggiare nel fatuo o nell’incom prensione più totale di ciò che ci circonda. I “tempi interessanti” sono periodi di irrequietezza, guerre e lotte per il potere che hanno portato e porteranno sofferenze a milioni di innocenti. “Dobbiamo liberarci degli speculatori, mettere ordine, e la produzione reale potrà continuare»” è invece la sintesi di “Benvenuti in tempi interessanti” di Slavoj Žiž ek, pubblicato in Italia da Ed.Ponte alle grazie. Nel libro di Žižek non mancano le sorprese per il lettore. Il pensiero del filosofo sloveno ben esplica le dietrologie sottese riguardanti una filantropia di facciata intrecciata ad un più evidente circuito capitalista. La beneficenza che si assurge a rimedio dei mali è causa degli stessi. Pensiamo a quanti miliardari si sono spacciati per filantropi negli ultimi decenni. Con un misto di cronaca, ottimismo e filosofia ci si ritrova dalla fuoriuscita di petrolio del golfo del Messico a Wiki-Leaks, dall’eruzione del vulcano islandese agli errori del “capitalismo naturale”, dal fondamentalismo religioso al fallimento del comunismo occidentale. Da Lenin e Kruscev al Jack Bauer, da Angela Merkel e la Leitkultur (cultura dominante) allo stupro e la seduzione, dall’analisi della Cina di oggi a Stalin. L’intuizione arriva già dalla prima edizione del 2012: “Oggi non sappiamo cosa fare, ma dobbiamo agire subito, perché le conseguenze dell’inattività potrebbero essere catastrofiche. Dovremo correre il rischio di compiere passi nell’abisso del Nuovo in situazioni completamente inadatte: dovremo reinventare aspetti del Nuovo al solo scopo di conservare ciò che di buono c’era nel Vecchio (…) In breve, il nostro tempo può essere descritto esattamente nel modo in cui Stalin descrisse la bomba atomica: non adatto a chi non ha i nervi saldi.” La crisi del capitalismo sembra caduta in uno stato di immobilismo permanente contaminando il declinante confort del sistema democratico occidentale, incapace di reagire per uscire dal torpore in cui è caduto e che mette a dura prova la resistenza e la capacità di sopravvivere al più drastico dei cambiamenti.Ciononostante, il tumultuoso quanto incerto periodo
in cui viviamo, sicuramente critico per l’econo mia e la politica in generale, potrebbe rappresentare più che una maledizione, forse una grande opportunità per generazioni ingannate dal meccanismo dell’indebitamento di strozzini al potere, quale unico sistema per far fronte alla scarsità di risorsa monetaria, che ha fatto danni incalcolabili e avvantaggiato esclusivamente le oligarchie finanziarie, cullandosi nella globalizzazione e sacrificando l’occupazione e l’equità sull’altare della produttività.
Sarebbe, quindi, il caso di ripensare l’economia e riflettere su concetti come profitto, lavoro, tecnologia e innovazione, dando un senso nuovo all’imprenditorialità. “If opportunity doesn’t knock, build a door”: se l’opportunità non bussa, costruisci una porta, dicono in America. Resta il fatto che la Cina sta intanto costruendo il nostro futuro perché ne ha avuto la visione e la forza (anche repressiva) per perseguirla politicamente. I “tempi interessanti” vanno individuati in fretta. Maurizio Crippa sul “Foglio” del 9 novembre 2024: “Ogni tempo interessante contiene la sua nuvola minacciosa, la sua evocazione di orrore, e il nostro non ha motivi per fare eccezione denso com’è di guerre, di truculenze pubbliche o private esibite, di paure incombenti. Se c’è un’immagine che condensa, in realtà o in metafora, questo senso di minaccia è quella di una testa mozzata”: vendetta, giustizia sommaria, orribile ferocia da parte di chi fa “perdere la testa”. Nella storia contemporanea, ricordiamo che tre eventi aiutarono Reagan e Thatcher a cambiare la direzione della storia. Il primo fu la creazione del Consenso di Washington, elaborato nel 1989 dal Tesoro americano, dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, che imposero come politica che il mercato fosse l’unico vero motore della società. Il secondo fu la caduta del muro di Berlino, anch’esso del 1989, che portò alla fine delle ideologie, e all’a dozione obbligata della globalizzazione neoliberista, che si rivelò una ideologia ancora più severa. Il terzo fu la progressiva eliminazione di regole del settore finanziario, iniziata da Reagan e conclusa da Clinton nel 1999. Banche di deposito furono abilitate ad utilizzare il denaro dei correntisti per speculazioni. La Finanza, che era considerata come il lubrificante dell’economia, non più legata all’economia reale si fece spregiudicata, imbarcandosi in operazioni molto rischiose. Oggi contiamo per ogni dollaro di produzione per i beni e servizi, oltre 40 dollari di transazioni finanziarie. Uno sproposito.
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