Pfizergate, la parabola di credibilità della baronessa von der Leyen
Da osannata salvatrice dell’Europa agli scheletri nell’armadio: la storia d’amore tra Ursula von der Leyen e la grande azienda farmaceutica Pfizer ha fatto un disastrato capitombolo. La baronessa, capo della Commissione europea, ha davvero cancellato messaggi di testo per nascondere come abbia stretto un accordo multimiliardario con la multinazionale farmaceutica Pfizer? Certo è che gli ultimi sviluppi della vicenda si aggiungono a una serie di sfortunati eventi che hanno trasformato una storia personale di successo in un imbarazzo già tristemente passato inosservato nella corsa di von der Leyen per la riconferma alla guida dell’ese cutivo Ue pochi mesi fa. Ma le cose cambiano e, come ormai su tutti i giornali, la Corte di Giustizia Ue ha annullato la decisione della Commissione di negare al quotidiano New York Times l’accesso ai messaggi scambiati tra la presidente Ursula von der Leyen e l’ammini stratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, rilevando che l’ese cutivo comunitario non è riuscito a spiegare in modo plausibile il motivo per cui non è in possesso dei testi. Ciononostante, la decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea non determina il grado di responsabilità della von der Leyen e non comporta alcuna misura disciplinare o penale nei suoi confronti. Una giustizia distorta giunta dopo un lungo tira e molla tra la Commissione europea e il New York Times sulla trasparenza relativa ai contratti per il vaccino Pfizer contro il covid- 19. Ora sappiamo che la Commissione europea non può limitarsi a sostenere di non essere in possesso dei documenti richiesti; ma deve fornire spiegazioni credibili che consentano sia al pubblico sia alla Corte di comprendere perché tali documenti non possano essere reperiti. La Corte ha inoltre ritenuto che il New York Times avesse presentato prove pertinenti e coerenti indicanti l’esistenza di messaggi di testo tra il presidente della Commissione e l'amministratore delegato di Pfizer in merito all’approvvigionamen to dei vaccini contro il covid-19. E quindi? Follow the Money ha intervistato la professoressa di diritto finlandese Päivi Leino- Sandberg, esperta di trasparenza della Ue, che ha portato in tribunale il Parlamento europeo e il Consiglio, vincendo, per discutere della posta in gioco: il caso Pfizergate evidenzia come la Commissione voglia assicurarsi di poter tenere tutte le sue discussioni internamente e di poter controllare la pubblicità scegliendo cosa e quando rendere pubblico. La Commissione sembra avere una visione particolare di cosa significhi la libertà di informazione: dovrebbe trattarsi del diritto dei cittadini di sapere come vengono governati e di avere accesso alle informazioni che li interessano. “L’idea che il presidente della Commissione sia separato dalla Commissione stessa come istituzione suona davvero assurda, dato che i messaggi riguardano il ruolo di presidente della Commissione stessa” che, in quanto istituzione, deve redigere e conservare la documentazione relativa alle sue attività. Ciò significa che non dovrebbe essere autorizzata a eludere gli obblighi di informativa distruggendoattivamente la documentazione. “Credo che il suo primo mandato abbia dimostrato che non è una sostenitrice della trasparenza e che questa non sia una priorità per lei. Probabilmente oggi non c’è nessun commissario che si pronunci a favore della trasparenza. Ma è necessario che l’opinione pubblica reagisca in modo più deciso e che la Commissione si assuma le proprie responsabilità per la mancanza di rispetto del diritto dei cittadini a sapere. La trasparenza o meno non è una scelta discrezionale delle istituzioni. È un obbligo sancito dal Trattato e dalla Carta che la Commissione deve rispettare. Non è al di sopra della legge”.
A giudicare dalla determinazione con cui la Commissione von der Leyen smantella la trasparenza dell’Ue, al termine del suo mandato rischia di restare ben poco. La Commissione invoca trasparenza da giornalisti e cittadini, ma non sembra dare il buon esempio. Il cosiddetto “Pfizer-gate” - commenta Euronews - ha tutti gli elementi di una storia d’amore: la storia d'amore iniziale, i sospetti sui messaggi segreti, le smentite e, infine, la fase in cui gli ex amanti preferiscono non parlarne affatto. È stato amore a prima vista. Il vaccino contro il covid-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer è stato il primo a ricevere l’auto rizzazione Ue a dicembre 2020, ma un mese prima era stato firmato un accordo di acquisto anticipato per un lotto iniziale di 200 milioni di dosi. Negoziando gli acquisti per conto degli Stati membri, von der Leyen ha trovato in Pfizer tutto ciò che Astra-Zeneca non era in grado di offrire in termini di fiducia e affidabilità. Ulteriori contratti con Pfizer sono seguiti rapidamente, a marzo e maggio 2021, garantendo dosi di vaccino per un valore complessivo di 2,4 miliardi di euro, con un’opzione per l'acquisto di ulteriori 900 milioni di dosi. Tutto procedeva liscio, infatti nell’aprile 2021 von der Leyen si recò addirittura a visitare la sede produttiva della Pfizer, a Puurs, in Belgio, da dove annunciò l’obiettivo di vaccinare la maggior parte della popolazione adulta europea entro la fine dell'estate. Ma la storia d’a more stava sbocciando stava per prendere una brutta piega. La svolta arrivò con un articolo del New York Times dell’aprile 2021 sulle telefonate e i messaggi di testo scambiati tra von der Leyen e l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla, attraverso i quali entrambe le parti negoziarono contratti sui vaccini, un accordo in cui “la diplomazia personale ha giocato un ruolo importante”, secondo il quotidiano. Successivamente, un altro giornalista, Alexander Fanta, ha presentato una richiesta alla Commissione per ottenere l’accesso al contenuto di questi messaggi di testo. “Non è stato possibile identificare alcun documento rientrante nell’ambito della richiesta”, tagliò corto seccato il dirigente Ue. Nel gennaio 2023, il New York Times ha deciso di deferire la Commissione alla Corte di giustizia europea dopo che questa non aveva fornito i testi. L’avvocato del New York Times, Flip Schüller, non ci sta: “In sostanza, la Commissione dice 'fidatevi di noi'. Come potete affermare una cosa del genere quando non potete dire nulla su come avete cercato i documenti?”. La decisione del Tribunale dell’Ue “è una vittoria per la trasparenza e la responsabilità nell’Ue e invia un messaggio potente sul fatto che le comunicazioni effimere non sono al di fuori dello scrutinio pubblico”, ha aggiunto un portavoce del New York Times, commentando la sentenza. “La Corte ha riconosciuto la cattiva gestione della Commissione europea di questa richiesta e ha detto chiaramente che i funzionari hanno un obbligo di trattare i messaggi di testo come qualsiasi altro documento”. La giornalista del New York Times, Matina Stevis, si è detta “molto soddisfatta” della decisione del Tribunale dell’Ue, “una pietra miliare per la libertà di informazione e la trasparenza nell’Ue”. Ma chi pagherà il prezzo dell’ambiguità della baronessa? “L’identità politica dell’Europa stessa. Il suo sacrificio più grande - la sferza Luigi Bisignani sul Tempo - non è né il padre né l’onore ministeriale: è la coerenza. Von der Leyen non è un’eroina europeista. È il prodotto terminale di un’élite che scambia l’etica per un protocollo, e il potere per una religione. L’iniziata ha superato tutte le prove, è vero, ma la rinuncia a se stessa la pagherà cara e noi con lei”.
Cosa contengono i messaggi di testo che von der Leyen vuole mantenere segreti? In breve: non lo sappiamo. Von der Leyen ha rivelato per la prima volta le sue telefonate e i suoi messaggi con l’ammini stratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, in un’intervista al New York Times nell’a prile 2021, ansiosa di elogiare il suo ruolo nel garantire i vaccini contro il covid-19. Tuttavia, i dettagli dei contratti rivelati dal Financial Times tre mesi dopo mostrano che l’Ue ha pagato un prezzo più elevato per le nuove dosi che von der Leyen ha contribuito a ottenere rispetto alla tranche precedente: il nuovo accordo, che prevedeva l'acquisto di ben 1,8 miliardi di nuove dosi, prevedeva un aumento del prezzo di una singola dose da 15,50 euro a 19,50 euro, costando ai governi europei ulteriori miliardi di euro di denaro pubblico. I testi potrebbero fornire indizi sul ruolo di von der Leyen nell’acquisto del vaccino e contribuire a far luce sulle cause del prezzo più elevato. Gli avvocati della Commissione hanno ammesso di non aver effettivamente visionato i messaggi. S isono piuttosto basati su quanto riferito dal gabinetto di von der Leyen. La questione, in realtà, ha altri intrecci. A seguito di una denuncia penale presentata da Frédéric Baldan, un lobbista belga specializzato nelle relazioni commerciali tra Cina e Ue, le autorità belghe hanno avviato il caso all’inizio del 2023. Successivamente, i governi di Ungheria e Polonia si sono uniti alla causa. Secondo la denuncia, von der Leyen ha continuato a “rifiutarsi ostinatamente di divulgare i contratti per l’acquisto dei vaccini covid e i messaggi elettronici scambiati con il signor Bourla, ceo di Pfizer”, in cui si afferma che le sue azioni “distruggono la legittima fiducia che i cittadini dovrebbero poter riporre in tutti i membri della Commissione europea”. “È evidente che la signora von der Leyen e i membri della sua Commissione non sono più in grado di svolgere i loro compiti”, aveva scritto, affermando che ciò “viola il principio di buona amministrazione previsto dall’articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali”. In una lettera visionata da Euronews, il ricorrente nel caso Pfizergate aveva chiesto al Consiglio europeo di imporre le dimissioni di Ursula von der Leyen e del resto dei suoi commissari, sulla base dell’articolo 245 (incompatibilità con i doveri d'ufficio) e dell’articolo 247 (colpa grave) del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue). Poi, si sa come è andata a finire.
Raffaella Vitulano


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