“Teflon” Tony Blair surriscalda la Riviera di Gaza e dintorni


Esperto, scaltro, conoscitore delle dinamiche diplomatiche ed internazionali. Un articolo di Nick Corbishley du Naked Capitalism elenca quattro motivi per cui il coinvolgimento del Tony Blair Institute nel progetto “Gaza Riviera” non dovrebbe sorprendere nessuno. L’ex premier britannico, insieme al genero di Trump Jared Kushner, è l’autore del progetto sul futuro della Striscia, Riviera compresa. E sere fa a era al vertice “segreto” alla Casa Bianca. Ma la cosa non dovrebbe sorprenderci dopo quanto abbiamo spesso scritto di lui. Il Financial Times ha pubblicato tempo fa un insolito articolo che denunciava come l’omonima fondazione di Tony Blair, il Tony Blair Institute for Global Change (spesso abbreviato in Tbi), sia stata coinvolta in un gruppo di lavoro con imprenditori israeliani e il Boston Consulting Group, che ha gettato le basi per la radicale riqualificazione postbellica della Striscia di Gaza. Quei piani prevedono il 'rilancio dell’eco -nomia dell’enclave con una Trump Riviera e una Elon Musk Smart Manufacturing Zone, che aumenterebbero il valore economico di Gaza da “0 dollari attuali” a 324 miliardi di dollari. Resort turistici e centri tecnologici abbondano, tutti gestiti in gran parte (presumibilmente) da manodopera migrante a basso costo. Secondo un documento del Tbi visionato dal Financial Times, la distruzione quasi totale di Gaza ha “creato un’oppor tunità irripetibile per ricostruire dai suoi principi fondamentali... come una società sicura, moderna e prospera”. È divertente sentire Blair elogiare la tecnologia. Nel 1997, confessò di non aver mai usato un computer. E questo spiega molte cose. Il fatto che Tony si interessi all’Ia e desideri che tutti noi, ma presumibilmente non lui, siamo sorvegliati da macchine di amorevole grazia, deve essere dovuto al fatto che più si è ignoranti al riguardo, più è probabile che si pensi che sia una bella idea. Rendere Gaza di nuovo grande bombardando e costruendo, grazie al complesso militare-industriale americano e alla malattia che è il capitalismo allo stadio terminale, è il sogno di Tony. “Essendo il Tbi ossessionato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale, la sua visione di una Gaza sicura, moderna e prospera - scrive Corbishley - presumibilmente si avvarrebbe di tutti gli strumenti di sorveglianza e controllo digitale che Blair e il suo istituto promuovono costantemente come la panacea per tutti i mali odierni (sistemi sanitari digitali, telecamere con riconoscimento facciale e altre forme di tecnologia biometrica, sistemi di identità digitale completi e valute digitali delle banche centrali, tutti alimentati da programmi di intelligenza artificiale)”. Non è la prima volta che il nome di Blair viene associato alla Striscia di Gaza da quando Israele ha iniziato le sue operazioni il 9 ottobre 2023. Un rapporto pubblicato all’inizio del 2024 dall’emittente israeliana Canale 12 affermava che i leader israeliani stavano considerando Blair come possibile mediatore tra Israele e alcuni paesi arabi moderati sulla Striscia di Gaza del dopoguerra. Una delle sue responsabilità sarebbe stata quella di contribuire a supervisionare il “reinsediamento volontario” dei palestinesi in altri paesi. I rappresentanti di Blair hanno ovviamente smentito le voci, affermando che né Blair né il suo team erano stati consultati prima della pubblicazione dell'articolo. Ma le accuse del Financial Times saranno molto più difficili da smentire. Il piano delineato in una serie di slide, visionato dal Financial Times, è stato ideato da imprenditori israeliani e ha utilizzato modelli finanziari sviluppati all’interno del Boston Consulting Group (Bcg) per reimmaginare Gaza come un fiorente polo commerciale. Intitolato “Great Trust” e condiviso con l’amministrazio ne Trump, il piano proponeva di pagare mezzo milione di palestinesi affinché lasciassero la zona e di attrarre investitori privati per sviluppare Gaza. L'articolo specifica che sebbene il Tony Blair Institute (Tbi) non abbia redatto né approvato la presentazione finale, due membri dello staff dell’istituto dell’ex primo ministro del Regno Unito hanno partecipato a gruppi di discussione e chiamate durante lo sviluppo del progetto, secondo fonti a conoscenza del lavoro. Gaza City sarà evacuata. La “Riviera di Gaza” avrebbe isole artificiali al largo della costa simili a quelle di Dubai, iniziative commerciali basate sulla blockchain, un porto in acque profonde per collegare Gaza al corridoio economico India-Medio Oriente-Europa e zone economiche speciali a bassa tassazione. Nonostante il Tbi abbia negato di essere coinvolto, quando sono stati presentati documenti che attestavano la partecipazione del personale del Tbi e un documento inedito del Tbi condiviso all’interno del gruppo intitolato Gaza Economic Blueprint, l’istituto ha riconosciuto che il suo personale era a conoscenza delle discussioni in questione ed era presente ad esse. “Pur essendo ampiamente disprezzato - commenta il giornalista - dal pubblico britannico, Blair continua a essere osannato e adulato dall’esta blishment e dai media britannici. Anche dopo che il verdetto schiacciante (per usare le parole del Guardian ) dell’inchiesta Chilcott – secondo cui le argomentazioni del governo Blair sulla guerra in Iraq erano insufficienti – è stato reso pubblico nel 2016, Blair è rimasto un punto di riferimento per i media britannici e internazionali su ogni genere di argomento, incluso il Medio Oriente. Forse questo sarà un momento di svolta, in cui i media britannici inizieranno a trattare Blair e Tbi con meno riverenza. Data l’enorme influenza che entrambi esercitano sul governo di Kier Starmer, questo sarebbe uno sviluppo molto gradito. Ma è improbabile. Blair è un maestro nel respingere le sfide al suo potere, guadagnandosi il soprannome di “Teflon Tony” mentre è al potere, e lui e la sua fondazione servono gli interessi di alcuni gruppi imprenditoriali molto potenti”.

La partecipazione del Tony Blair Institute alla riqualificazione di Gaza si spiegherebbe per quattro motivi. Prima di tutto, Blair ha indubbiamente la stoffa del leader, non è mai stato indagato per crimini di guerra e presumibilmente non lo sarà mai. A differenza di Bush, Blair non si è ritirato dalla vita pubblica e, si può sostenere, oggi esercita la stessa influenza che aveva a Downing Street. In secondo luogo, sebbene Blair stesso non sia stato nominato direttamente come partecipante al cosiddetto progetto “Great Trust”, i suoi legami con Israele e con il sionismo in generale sono lunghi e profondi, come riporta “Middle Eastern Eye”. Vale anche la pena ricordare che Blair ha ricoperto il ruolo di Inviato di Pace in Medio Oriente, in rappresentanza di Stati Uniti, Russia, Nazioni Unite e Unione Europea, dal 2007 al 2015. “Inoltre - evidenzia l’arti colo - la sua ossessione per gli strumenti di sorveglianza e controllo digitale e la posizione di Israele come leader mondiale nelle tecnologie di sorveglianza digitale presumibilmente costituiscono una partnership perfetta”. Per un uomo che, per usare le sue stesse parole, “non è interessato al denaro”, Tony Blair - commenta l’articolo - ha un’incredibile capacità di attrarlo, soprattutto attraverso le alleanze che ha stretto con aziende, paesi e miliardari estremamente potenti e le acquisizioni immobiliari che lui e la sua famiglia hanno effettuato. Questo è un filo conduttore in tutta la carriera di Blair dopo Downing Street. Il bello per Blair di poter tirare i fili di Starmer, sia attraverso figure blairiane del suo governo come Peter Mandelson, Alan Milburn o Wes Streeting, sia attraverso la stessa Tbi, è che potrà continuare a espandere la sua influenza globale allo stesso tempo attraverso il suo impero di consulenza politica in rapida crescita. Il che ci porta alla quarta e ultima ragione. La Gran Bretagna partecipa attivamente alle azioni a Gaza: “Quando si sente dire che un influente think tank con sede nel Regno Unito, guidato da un ex primo ministro che ha contribuito a scatenare uno dei peggiori crimini di guerra del XXI secolo, sta tenendo sessioni di brainstorming con esponenti della classe degli investitori globali su cosa fare con Gaza una volta che un numero sufficiente di abitanti sarà stato trasferito o annientato, è profondamente deprimente, ma per nulla sorprendente”.


Raffaella Vitulano

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