La Ue dona 1 miliardo di euro alle imprese che violano diritti dei lavoratori


Sono almeno 15 le aziende che il Global Rights Index pubblicato dalla Confederazione internazionale dei sindacati hanno violato in Europa il diritto del lavoro o ignorato i diritti dei lavoratori e dei sindacati nell’ultimo anno. Eppure tali aziende hanno ricevuto più di un miliardo di euro di finanziamenti dell’Unione europea. La denuncia include una serie di violazioni, parte delle tattiche antisindacali utilizzate per sopprimere i salari e le condizioni di lavoro, che includono il licenziamento dei lavoratori, azioni disciplinari contro i membri del sindacato e il rifiuto di rispettare il diritto alla contrattazione collettiva. Lo conferma una ricerca della Confederazione europea dei sindacati (Ces). Scorrendo l’elenco delle aziende incluse nell’indice globale dei diritti 2023, il totale dei finanziamenti e il numero dei contratti sottoscritti con la Ue dal 2014, troviamo al primo posto Ryanair, che ha ricevuto ben 962 milioni per ben 31 contratti; la Tui Ag, gruppo industriale di turismo tedesco che ha ricevuto 31 milioni e 800 mila euro per 5 contratti; il Gruppo Sanef: 31 milioni e 400 mila euro per 7 contratti; Amazon: 29 milioni e 490 mila euro per 199 contratti; Ikea: 28 milioni e 710 mila euro per 2 contratti; la tedesca Cws Hygiene: 8 milioni e 190 mila euro per 12 contratti; l’americana Nexteer Automotive: 5 milioni e 987 mila euro per 3 contratti; la polacca Therma Sp.zo.o: un milione e 75.432 euro per 1,075,432 per 1 contratto. Per finire con un’altra polacca, la Kcp Sp.zo.o: 61.575 euro per 1 contratto. Chiaro che il sindacato europe (Ces) chiede una revisione delle norme sugli appalti pubblici per garantire che solo le imprese che rispettano i diritti dei lavoratori e dei sindacati, negoziano con i sindacati e i cui lavoratori sono coperti da contratti collettivi possano ricevere finanziamenti pubblici. La Confederazione non è sola in questa campagna, sostenuta dal commissario europeo per l’occupazio ne e i diritti sociali, Nicolas Schmit. Lo stesso che, intervenendo al Congresso Ces a inizio giugno aveva detto: “Se non paghi i giusti salari, se escludi i sindacati, se rifiuti di avere una contrattazione collettiva, non puoi far parte degli appalti pubblici perché questo è denaro pubblico e non può essere speso per coloro che non rispettano la legge”. Coerenza, dunque, prima di tutto. Soptattutto dalla politica, che potrebbe aiutare a ripristinare i diritti dei lavoratori in Europa, particolarmente erosi nell’ultimo decennio dato che “i diritti fondamentali sono stati violati nella maggior parte dei paesi”, secondo il nuovo Global Rights Index. In particolare, l’indice si sofferma sui diritti di contrattazione collettiva, sono stati gravemente calpestati nella maggior parte dei paesi”. Nonostante salari più bassi e condizioni peggiori per milioni di persone, sorprendentemente l’U nione europea sta premiando queste violazioni con lucrosi appalti pubblici che superano il miliardo di euro. Nel dettaglio, ricordiamo alcune vicende antisindacali legate a queste soscietà. In POlonia, il 28 novembre 2022 Dariusz Kawka, leader di Nszz “Solidarno sc” all’interno dell’Ikea e membro del comitato aziendale europeo dello stesso gruppo, è stato licenziato per motivi disciplinari senza preavviso, nonostante la sua attività sindacale che lo protegge dal licenziamento senza la previa approvazione dell’organizzazione sindacale dell’azienda. Una tattica antisindacalepraticata anche in altre aziende, come Nexteer Automotive Poland e Kcp Ltd. In Polonia, le violazioni dei diritti di contrattazione collettiva da parte dei datori di lavoro sono estremamente frequenti, tra cui ritardi ingiustificati, rifiuto di negoziare o di applicare le disposizioni di un accordo e risoluzione unilaterale di un contratto collettivo. Alla Kcp Sp.zo.o, produttore di componenti per autoveicoli, la direzione ha rifiutato di impegnarsi nella contrattazione collettiva con il sindacato aziendale per due anni, preferendo avviare colloqui individuali con persone selezionate. Un comportamento antisindacale simile è stato osservato in Cedc International Sp.zo.o. Polmos Bialystok Branch, Therma Sp.zo.o, Distribev Ltd e Stellantis Gliwice. Durante lo sciopero nazionale del 9 novembre 2022 in Belgio, ainvece, a seguito di un blocco della società Cws, un fornitore di servizi igienico-sanitari, il datore di lavoro ha inviato una notifica formale a due lavoratori con una minaccia di licenziamento e una richiesta di risarcimento di 24 mila euro per presunta perdita di guadagno a causa dello sciopero. A seguito dell’intervento dei sindacati, l'azienda ha infine ritirato la richiesta di risarcimento, ma ha mantenuto la sanzione disciplinare nei confronti dei due dipendenti. In Spagna, nel giugno 2022 a causa del rifiuto della compagnia aerea irlandese Ryanair di negoziare con l’Unión Sindical Obrera e il sindacato indipendente, i lavoratori hanno iniziato uno sciopero denunciando il rifiuto della compagnia di stipulare un contratto collettivo. Ryanair ha reagito licenziando 22 lavoratori e aprendo misure disciplinari contro i lavoratori in sciopero. In Francia i lavoratori del Gruppo Sanef, una società di gestione autostradale, hanno annunciato un’azione collettiva il 12 dicembre 2022. Il 9 dicembre, la direzione di Sanef ha preventivamente sospeso il personale e imposto un servizio minimo, sostenendo imminenti cattive condizioni meteorologiche. Force Ouvrière ha presentato una petizione in tribunale per difendere il diritto di sciopero. Nei Paesi Bassi, i datori di lavoro hanno spesso negoziato con i sindacati gialli o il consiglio aziendale delle aziende per adottare tagli salariali. Ad esempio, la compagnia di viaggi Tui ha rifiutato di stipulare una contrattazione collettiva con la Federazione dei sindacati olandesi (Fnv), nonostante una petizione in tal senso da parte di centinaia di lavoratori, preferendo avviare negoziati con sindacati gialli. La Fnv ha dovuto cercare un rimedio in tribunale. Non esiste una legislazione nel paese che garantisca che solo sindacati indipendenti siano autorizzati a concludere contratti collettivi o che i sindacati abbiano la precedenza su sindacati aziendali. Di conseguenza, quando i sindacati decidono un’azione collettiva nel contesto di una negoziazione, i datori di lavoro possono minare la posizione del sindacato, semplicemente concludendo un accordo con i sindacati gialli o i comitati aziendali. I 10 paesi peggiori per i lavoratori nel 2023 sono: Bangladesh, Bielorussia, Ecuador, Egitto, Eswatini (già Swaziland), Guatemala, Myanmar, Tunisia, Filippine e Turchia. L’Indice 2023 mostra che le misure chiave delle violazioni dei diritti dei lavoratori hanno raggiunto livelli record. 9 paesi su 10 hanno violato il diritto di sciopero. Il 77% dei paesi ha escluso i lavoratori dal diritto di costituire o aderire a un sindacato. Il diritto alla libertà di parola e di riunione è stato limitato nel 42% dei paesi. 8 paesi su 10 hanno violato il diritto alla contrattazione collettiva. Il 73% dei paesi ha impedito o vietato la registrazione dei sindacati. I lavoratori sono stati arrestati e detenuti in 69 paesi. Nel 65% dei paesi i lavoratori non avevano o avevano un accesso limitato alla giustizia. C’è un chiaro legame tra il rispetto dei diritti dei lavoratori e la forza di qualsiasi democrazia. L’erosione dell’uno equivale al degrado dell’altro. I lavoratori hanno subito violenze in 44 paesi. I sindacalisti sono stati uccisi in otto paesi, confermando che la linea tra autocrazie e democrazie si sta confondendo.

Raffaella Vitulano


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