Tutti pronti per la “malattia X”? Nuova pandemia annunciata a Davos

 

Tutti pronti per la prossima pandemia X, che arriverà probabilmente nel 2025? Sono sicura che la maggior parte delle persone nel leggere quest’articolo farà gli scongiuri, ma a sentire i guru di Davos, ebbene loro ci ragionano su per il nostro bene e il nostro benessere. Ma possiamo esserne sicuri? Mah. Intanto, su Google la parola Disease X occupa ormai pagine e pagine di ricerca e notizie, senza che ancora sia successo nulla. Ma questo qualcosa vorrà dire. Il direttore generale dell’Organizzazio ne mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato un avvertimento ai paesi affinché si preparino all’arrivo della nuova malattia X, riferisce tra gli altri Fox News. Intervenendo al World Economic Forum di Davos, Tedros ha esortato le nazioni a unirsi e firmare un trattato sulla pandemia che le aiuterebbe a prepararsi al potenziale scoppio di questa malattia, che prevede potrebbe essere 20 volte più mortale del Covid-19 e che potrebbe potenzialmente uccidere fino a 50 milioni di persone. E forse è proprio il controverso Trattato sulle pandemie, che in pratica sottrarrà ancor più azione politica ai governi col pretesto dell’emergenza, a lasciare perplessi. Adottando misure per prepararsi in anticipo alla Malattia X, i funzionari sanitari ritengono che in futuro si possano risparmiare vite umane e costi. Tedros ha aggiunto che affermato che l’Oms si sta già preparando per un’altra epidemia istituendo un fondo pandemico e un “hub di trasferimento tecnologico” in Sud Africa per facilitare la produzione locale di vaccini e affrontare la disuguaglianza dei vaccini nei paesi ad alto e basso reddito. Che attività frenetica, per contrastare una malattia oggi attualmente sconosciuta ma che potrebbe rappresentare una seria minaccia per gli esseri umani in tutto il mondo. Che zelo. A Davos e dintorni si è detto con chiarezza che la pandemia di Covid- 19 ha portato a un’ondata di disinformazione senza precedenti riguardante non solo la malattia stessa ma anche il vaccino. E su questo, in un modo o nell’altro, concordiamo. La pandemia è stata lo spartiacque della tifoseria mediatica, poi cavalcata nei conflitti bellici in divenire. Niente più confronti, solo insulti tra chi la pensa diversamente. Il mainstream ribadisce che la futura pandemia potrebbe rivelarsi ancora più devastante grazie ai teorici della cospirazione che sicuramente crederanno che un nuovo virus sia parte di un complotto sinistro o addirittura una bufala. Resta il fatto che il mondo dell’informazio ne è ormai alquanto contraddittorio: se da un lato si allarma per virus ancora sconosciuti, dall’altra non si interroga su concreti malori improvvisi, morti fulminanti e aumento di tumori nell’ultimo triennio, che lascia perplessi molti cosiddetti luminari. Da dati di recente presentati relativi a tutte le età, si parla di una vera ondata di tali malattie, con un incremento nel triennio 2020-2023 a 18.000 casi, rispetto ai 7.700 del triennio 2015-2019. A questo punto arriva la domanda scomoda ma, a logica, inevitabile: “Cosa è successo di diverso nell’ultim o triennio che ha aggravato in modo così drammatico una situazione già di per sé preoccupante soprattutto nei giovani? Sul punto ci sono le riflessioni dell'anatomopatologa- patologa svedese Ute Kruger, esperta di tumori mammari che nell’agosto 2022 coniò il termine “Turbo Cancer” per indicare tumori molto aggressivi, di grandi dimensioni, spesso in giovane età, che comparivano entro pochi mesi dalla vaccinazione e che sempre più frequentemente osservava; e quella di Angus Dalgleish, Direttore del Dipartimento di Oncologia della St George’s University di Londra che ha scritto una lettera aperta al British Medical Journal denunciando l’incon sueta ripresa di tumori o la comparsa ex novo a seguito della vaccinazione a mRna. Ma anche quelle della dottoressa Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa, che sul sito di Assis, Associazione di Studi e Informazione sulla Salute precisa che il problema è noto da anni e che già nel 2004 un articolo su Lancet lo aveva evidenziato, mostrando una costante crescita dell’incidenza di cancro da 0 a 14 anni in Europa dal 1970 al 1990. La dottoressa Gentilini riferisce di una ventina di lavori scientifici che riportano l’insorgenza di tumori (soprattutto linfomi e leucemie) a distanza di pochi giorni/ settimane dalla somministrazione dei preparati contro Covid19 e altri studi eseguiti su soggetti sani, prima e dopo la somministrazione dei vaccini mRna anti covid-19, dai quali sono emerse “profonde alterazioni nelle funzioni delle cellule coinvolte nella risposta immunitaria, con esiti addirittura controproducenti per l’immunocompetenza sia a breve che a lungo termine”.

Inoltre, la dottoressa Gentilini - medico oncologo ed ematologo, che ha lavorato per oltre 30 anni nel reparto di Oncologia di Forlì - fa cenno ai molteplici meccanismi patogenetici “attraverso cui la trasformazione neoplastica può essere indotta dai preparati con tecnologia a mRna”. Infine, conclude così il suo intervento: “Utilizzare questa tecnologia su soggetti sani nel corso della recente pandemia attraverso ‘vaccini’ da somministrare fin dai primi mesi e in tutte le età della vita, compreso soggetti fragili e donne in gravidanza, nonostante queste categorie fossero state escluse negli studi registrativi, e soprattutto continuare a insistere con queste raccomandazioni, mi appare un atto di inaudita sfrontatezza”. Prepararsi alla malattia X, nuova ipotetica pandemia, sembra però spingere di nuovo sulle inoculazioni. Nell’agosto del 2023, una nuova struttura di ricerca sui vaccini è stata creata nel Wiltshire, in Inghilterra, ed ha iniziato a lavorare su un vaccino contro la sconosciuta “Ma lattia X”. Nel giugno 2023, il Congresso degli Stati Uniti ha introdotto il “Disease X Act of 2023” (H.R.3832, disegno di legge che prevede l’istituzio ne del programma Barda (Biomedical Advanced Research and Development Authority) per lo sviluppo di “contromi sure mediche per minacce virali con potenziale pandemico”. Di certo, lontano da complottismi occorre comunque ammettere che la pandemia covid-19 ha consentito un cambiamento senza precedenti nella distribuzione del potere e della ricchezza in tutto il mondo e, come previsto, non sarà un evento unico. Un nuovo contagio nascerà probabilmente nel 2025 e i media ci stanno già preparando. E i complottisti si scatenano: “La malattia X sta arrivando. Ma non è una pandemia caotica che dobbiamo gestire. È un’ar ma mortale genocida concordata dai peggiori membri dell’umanità”, afferma il fondatore di InfoWars Alex Jones su X, ex Twitter. La narrazione si è diffusa anche su Instagram, dove un post pubblicato lo stesso giorno dice: 'I globalisti non hanno problemi a rilasciare un'altra arma biologica per il potere supremo'. Un portavoce del World economic Forum ha tagliato corto in una e-mail del 19 gennaio: “La sessione è stata progettata per rispondere alla necessità di migliorare l’accesso e la resilienza nei sistemi sanitari e consentire la collaborazione pubblico- privato per garantire il benessere di tutti gli individui e mitigare i rischi, compresi carenza di personale sanitario”.

Altri esperti hanno affermato all’Afp che questo tipo di preparazione è effettivamente utile in caso di nuova epidemia. Ma paradossalmente il Wef rischia proprio di ripetere gli errori dell’era Covid nelle future pandemie. La tavola rotonda di Davos sulla “Malattia X” al 54esimo incontro annuale del World Economic Forum ha infatti rivelato segnali preoccupanti dell’accelerazione delle tendenze tecnocratiche nella preparazione alla pandemia, che si sono solo consolidate dopo il Covid. Il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, fa bene a sostenere, giustamente, il rafforzamento dell’assi stenza sanitaria primaria, l’i struzione e il sostegno alle comunità per aiutare a prepararsi alla Malattia X, ma non affronta le paure, né le ragioni per cui le persone potrebbero essere diffidenti nei confronti dei relatori. Il tema di Davos di quest’anno era incentrato sulla ricostruzione della fiducia, ma il panel sulla pandemia non ha menzionato gli errori commessi durante il periodo Covid. Curiosamente, l’unico riferimento al blocco è stato fatto di sfuggita da Preetha Reddy, un dirigente sanitario indiano che ha raccomandato che la risposta alla pandemia possa imparare di più dall’esercito, confermando che l’attenzione alla Malattia X è indicativa di un fenomeno più ampio: l’ascesa del nostro nuovo stato di sicurezza biomedica, meglio rappresentato dalle strutture di governance tecnocratiche senza valutarne le conseguenze. Battezzata nel Piano di ricerca e sviluppo Oms nel 2017 per aiutare a dare priorità alla ricerca e allo sviluppo, in particolare per vaccini, trattamenti e test, la malattia è diventata una forza trainante fondamentale per la proliferazione dei partenariati pubblico-privato (Ppp). La Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, un Ppp istituito dalla Fondazione Gates, ha mobilitato il mondo con il suo nuovo slogan: garantire che una nuova pandemia possa avere un nuovo vaccino sviluppato in 100 giorni, visione articolata per la prima volta dal Cepi a Davos nel 2017, e poi adottata dal G7 nel 2021 sulla scia delle caratteristiche plug and play dei vaccini Covid mRna. L’ascesa di un movimento globale tecnocratico si riflette nell’intervento di Michel Demaré, presidente del consiglio di amministrazione di AstraZeneca, che ha sottolineato la necessità di accelerare un’azione rapida per la ricerca e sviluppo, l’intelligenza artificiale e un “complesso industriale sanitario”. Una visione tecno-utopica basata su una futura emergenza sanitaria sconosciuta, catalizzatrice di una visione della risposta sanitaria dominata dal potere aziendale, i cui sforzi per prevenire la Malattia X potrebbero, di fatto, crearla. Il problema della biosicurezza dei laboratori è onnipresente e in crescita, influenzato da un desiderio insaziabile di ingegneria genetica. Campanelli d’allarme su ulteriori ricerche sul guadagno di funzione su ceppi mutanti di Covid e crescenti riconoscimenti di minacce risuonano nella comunità dell’intelligence. Ma a Davos non si parla di questi sviluppi. Le élite preferiscono chiudere un occhio, ed è esattamente il motivo per cui così poche persone ora si fidano di loro. A differenza delle malattie legate allo stile di vita che potrebbero non colpire tutti, le malattie infettive possono raggiungere molte persone a causa della loro connessione con i nostri bisogni fondamentali per la sopravvivenza: aria, acqua e cibo.

Raffaella Vitulano



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