Delors e Schäuble, due visioni opposte di un’Europa lacerata dagli interessi


La combinazione dell’interventismo di costruzione del mercato di Delors con l’avversione di Schäuble per i finanziamenti a livello comunitario ha creato una sorta di mostro di Frankenstein della politica economica europea, sostiene Sander Tordoir, economista senior presso il Centre for European Reform. E in effetti, la dicotomia di pensiero non ha di certo aiutato l’Unione europea. Alla fine dello scorso anno l’Europa ha salutato due statisti influenti che hanno lasciato un segno indelebile nel progetto europeo. Jacques Delors, presidente della Commissione dal 1985 al 1995, è stato la mente dietro il mercato unico dell’Ue e l’introduzione dell’euro. Wolfgang Schäuble, morto il giorno prima, ha svolto un ruolo fondamentale nel dare forma alla riunificazione tedesca e ha sostenuto le misure di austerità durante il suo lungo mandato come ministro delle finanze tedesco negli anni 2010. Queste due figure rappresentavano visioni opposte dell’unione economica e monetaria dell’Europa. Delors prevedeva una costruzione espansiva che coinvolgesse un mercato e una valuta comuni, rafforzati da politiche condivise gestite dalle istituzioni dell’Ue. Schäuble ha difeso una visione rigorosa quanto minimalista, in cui gli stati membri condividono una valuta ma per il resto mantengono in gran parte le proprie case in ordine attraverso budget limitati e riforme strutturali. I confronti con gli Usa hanno alimentato un’atmosfera al limite del panico tra i responsabili delle politiche economiche dell’Ue. In linea con lo spirito di Delors, l’Ue sta abbracciando la politica industriale per contrastare le strategie mercantiliste di Cina e Stati Uniti. Lo sta facendo, però, soprattutto a livello nazionale.L’Ue ha infatti allentato i vincoli sugli aiuti di Stato nazionali, consentendo agli stati membri ricchi di concedersi il lusso di contro-sussidi per le aziende che intendono investire negli Stati Uniti. Nel frattempo, la proposta del presidente della Commissione von der Leyen di un fondo per gli aiuti di Stato comuni all’industria dell’Ue, che avrebbe dovuto fornire uno strumento a livello europeo per contrastare l’In flation Reduction Act degli Stati Uniti, non ha avuto successo. Di conseguenza, ora c’è una corsa ai sussidi tra gli Stati membri. Per meglio comprendere queste spaccature, i presidenti della Commissione e del Consiglio europeo hanno nominato ciascuno il proprio referente nella forma di due diversi ex primi ministri italiani (Enrico Letta per il presidente del Consiglio Charles Michel; Mario Draghi per il presidente della Commissione von der Leyen) per scrivere una relazione sulla sfida della “competiti vità” dell’Ue. E chi meglio degli italiani possono capire la spaccatura in atto tra le istituzioni? Yanis Varoufakis, in un recente articolo, confronta Jacques Delors e Wolfgang Schäuble e il modo in cui i francesi e i tedeschi si scontrano. Ciò che è intrigante (a parte il modo in cui Francia e Germania erano impegnate in giochi di potere) èche il super austero Schäuble pensava che le svalutazioni da parte degli stati sovraindebitati dell’Eurozona fossero necessarie, ma il paesecolpevole avrebbe dovuto lasciare l’unione monetaria. Non aveva però riflettuto abbastanza sul fatto che una volta a conoscenza del fatto che il proprio Paese sarebbe uscito dall’euro, tutti avrebbero messo i propri soldi nelle banche straniere. Ciò si sarebbe tradotto nella madre di tutte le corse agli sportelli, che distrugge l’economia ancor prima di iniziare.

I mandati di Delors e Schäuble non si sono realmente sovrapposti, ma i loro aspri scontri sul futuro dell’Europa hanno fatto la storia. A giudicare dai vari necrologi, i due uomini sono ricordati per le loro apparenti differenze: Delors, lo stravagante francese, cattolico romano, socialdemocratico il cui sogno di un’Europa keynesiana era l’incubo del primo ministro britannico Margaret Thatcher; e Schäuble, l’auste ro avvocato tedesco il cui calvinismo fiscale terrorizzava i ministri delle Finanze dell’Europa meridionale e francesi che spendevano in deficit. A differenza dei veri federalisti che cercavano un’unione politica democratica a tutti gli effetti, Mitterrand e Delors non pianificarono mai di porre fine al quadro decisionale intergovernativo europeo, che credevano fosse più adatto al loro obiettivo di proiettare le priorità e i metodi del governo francese in Europa. Ciò che desideravano era un’unione monetaria che generasse, di nascosto, un’unione fiscale (ma non politica), dominata dalla Francia. Per contrastare Delors, la strategia della Bundesbank- Schäuble consisteva nel promuovere un’unione monetaria molto più piccola che includesse solo gli stati con un surplus delle partite correnti e deficit pubblici estremamente bassi. Schäuble comprendeva l’importanza politica e geostrategica dell’inclusione della Francia, ma i francesi avrebbero dovuto accettare la perdita di sovranità sul proprio bilancio nazionale – un prerequisito affinché qualsiasi paese in deficit possa rimanere in modo sostenibile all’interno di un’unione monetaria priva di unione fiscale. Nel settembre 1988, Delors tenne un discorso al Congresso dei sindacati britannici che coincise con l’ora più buia per i membri del Tuc: il periodo successivo alla terza vittoria della Thatcher alle elezioni generali. Fu un successo. Delors delineò la sua visione di Europa Sociale, in contrasto con il “club dei capitalisti”. Lo stesso giorno, e per lo stesso motivo, nella testa della Thatcher suonò il campanello d'allarme. Alcune settimane dopo, pronunciò il suo famoso discorso a Bruges - probabilmente il momento in cui fu concepita la Brexit - in cui metteva in guardia dall’avvicinarsi del “superstato” europeo. “La Thatcher fece lo stesso errore di Mitterrand: aveva sottovalutato la capacità di Schäuble di distruggere il progetto Delors. È stato un errore facile da commettere. La caduta del muro di Berlino stava per dare un forte impulso alle ambizioni di Delors”. Considerando l’opposi zione della Thatcher alla riunificazione tedesca, Mitterrand ebbe improvvisamente la leva di cui aveva bisogno per costringere Kohl ad accettare un’eurozona più ampia, che includesse non solo la Francia ma anche altri paesi in deficit come Spagna, Portogallo e, infine, anche la Grecia” spiega l’ex ministro. Tuttavia la storia, ancora una volta, si è rivelata “una crudele maestra nei confronti di europei degni di nota che hanno rifiutato di vedere che gli interessi dell’Euro pa sono in diretta opposizione agli interessi delle sue classi dirigenti”. Oggi l’imperativo per Draghi e Letta è articolare una diagnosi altrettanto chiara e precisa, adattata all’attuale panorama economico. “La vera risposta è che per proteggere i lavoratori europei dagli shock derivanti dalle guerre commerciali sino-americane - replica Tordoir - l’Ue deve imparare il linguaggio della gestione della domanda macroeconomica, non solo dell’integrazione o della regolamentazione del mercato, per non parlare della competitività”. E non dispone degli strumenti giuridici e delle risorse comuni per opporsi agli Stati Uniti e alla Cina laddove necessario. Il “fondo di sovranità europeo” - un fondo UE che avrebbe dovuto aiutare l’Europa a competere con le centinaia di miliardi di dollari che Stati Uniti e Cina stanno spendendo in sussidi - è ora un modesto reindirizzamento di fondi Ue già esistenti. A Draghi e Letta è stato chiesto di affrontare un problema di competitività che l’Europa non ha. L’Ue ha un surplus commerciale e gestisce bilanci relativamente più ristretti rispetto a Cina o Stati Uniti. Piuttosto che concedere un trattamento preferenziale a paesi, settori o imprese, la migliore opportunità dell’Europa per il dinamismo economico è quella di creare strutture istituzionali che sfruttino la portata e il potenziale dei mercati europei gestendo al tempo stesso i loro eccessi. Tutti prevedevano che una grave crisi finanziaria avrebbe costretto la classe politica europea a creare un tesoro federale, a smembrare l’attuale zona euro, o ad accettare il declino permanente dell’Europa. Quando ciò accadde, due decenni dopo, Delors era andato in pensione e Schäuble era il ministro delle finanze tedesco, da dove dominava l’Eu rogruppo - il consiglio informale dei ministri delle finanze della zona euro. Non appena il crollo di Lehman Brothers nel 2008 scatenò il fallimento successivo delle banche tedesche e francesi e due anni dopo l’insolvenza dello Stato greco, Schäuble capì che la partita era iniziata. Il resto è attualità. Mitterrand e Delors, ma anche Schäuble e la Bundesbank, hanno sempre saputo che la mancanza di un’unione fiscale nell’eterogenea unione monetaria la rendeva fragile; e la mancanza di un’unione bancaria ancora di più. Oggi, sia le visioni di Delors che quelle di Schäuble giacciono in rovina, come in una tragedia greca. “Quando l’euro era ancora sul tavolo da disegno, né Delors né Schäuble avrebbero potuto immaginare, o avrebbero perdonato, l’insen sata risposta dell’Europa all’inevitabile crisi dell’euro” chiosa Varoufakis.

Raffaella Vitulano



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