Green house Ue e jet privati inquinanti. Le anomalie di élites distanti dalla gente

Green house Ue e jet privati inquinanti Le anomalie di élites distanti dalla gente 

Ce lo chiede l’Euro pa. Fatevene una ragione e mettete mano al portafogli per modificare i consumi energetici di casa vostra. Gli edifici, dicono, rappresentano il 30% del consumo energetico dell’Ue. E se l’esproprio green sembra eccessivo così come è stata scartata al momento la soluzione di impedire affitti o vendite degli immobili non a norma, resta l’obbligo che entro il primo gennaio 2030 tutti gli immobili residenziali europei dovranno rientrare nella classe energetica E. Tre anni più tardi sarà poi obbligatorio passare alla classe D. Una promozione che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari e chi più ne ha più ne metta. Per arrivare alle emissioni zero al 2050. Volevate l’Europa verde? Questa è grigia come la burocrazia che l’affligge. Toccherà comunque ai governi azionali decidere quali sanzioni applicare, oltre all’ovvia perdita di valore degli immobili non a norma. Nove miloni di edifici in Italia (sui 12,2 totali accatastati) non sarebbero in regola con le nuove regole, così come descritte nella bozza di direttiva attualmente in discussione all’europarlamento, di cui poco si parla. Opere piuttosto onerose andrebbero dunque ad incidere pesantemente sui bilanci dei proprietari. La controversa svolta dell’Eu ropa sulle emissioni degli edifici pubblici e privati potrebbe farsi via via realtà nelle prossime settimane, portando alla ristrutturazione dell’intero parco immobiliare europeo per renderlo più sostenibile. La battaglia nell’arena istituzionale Ue è ancora tutta aperta, con oltre 1.500 emendamenti proposti dagli eurodeputati al testo messo a punto dalla Commissione europea. La proposta di direttiva viene da molto più lontano, presentata dal vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans, il 15 dicembre 2021. All’epoca lui utilizzò una rassicurazione rivolta soprattutto all’Italia: “Nessun burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata”. Dopo una certa stasi, il 24 gennaio prossimo il testo sarà messo ai voti alla commissione Energia del Parlamento europeo e potrebbe planare sul tavolo della plenaria a Strasburgo il 13 marzo. All’ok dell’Eurocamera seguiranno le trattative con i Paesi membri per arrivare all’approva zione definitiva. In un primo momento i funzionari che hanno raccolto le indicazioni e le linee guida dettate da Frans Timmermans (il “volto pubblico”del provvedimento insieme al relatore, il verde irlandese Ciaran Cuffe), avevano proprio pensato a possibili limitazioni alla vendita o all’affitto della casa per chi non fosse stato in possesso del bollino verde energetico Ue. Ad oggi questo capitolo è stato stralciato, ma non è mai detto. Al suo posto si prevede un coinvolgimento dei governi nazionali ai quali spetterebbe decidere quali sanzioni applicare, oltre all’auto matica perdita di valore degli immobili non a norma. Un crollo del valore degli immobili non sarà cosa da poco. In Europa avverrà per questo, mentre negli Usa la fretta di acquistare una casa, e di pagarla troppo, ha portato moltissimi a rimpianti, per aver speso troppo e troppo in fretta. La domanda in America diminuirà con l’inversio ne della massiccia immissione di denaro nel mercato immobiliare grazie agli stimoli governativi: in questo momento ci sono tutte le basi, demografiche e monetarie in testa, per attendersi una forte caduta dei valori immobiliare che anche oltreoceano avrà effetti devastanti, stante le sue dimensioni. Ma torniamo in Europa, dove il grande reset sta prendendo forma da tutti i punti di vista. Stavolta non in nome della “pandemia”, ma in nome della malvagia Co2. E in gioco c’è la casa. La nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici rischia di avverare l’au spicio del World Economic Forum, in corso in questi giorni: entro il 2030 non possiederemo nulla, ma saremo felici. Loro dicono. I grandi pianificatori globali, però, preferiscono continuare ad inquinare con i loro jet. Un volo di un’o ra con un jet privato provoca da solo quasi un terzo delle emissioni totali di gas serra che un cittadino europeo emette in media in un anno, che corrisponde a 6,8 tonnellate di Co2 equivalente. Sono i conteggi di Greenpeace, una cui ricerca rivela infatti che il numero di voli effettuati con jet privati da e per gli aeroporti intorno a Davos durante la passata edizione del Forum è raddoppiato. I jet privati atterrati e partiti dagli aeroporti che hanno servito la località svizzera nei giorni del Wef 2022 sono stati ben 1040 ed hanno causato emissioni di Co2 pari a quelle di 350 mila automobili. Emissioni quadruplicate. “Le persone più ricche e potenti del pianeta si ritrovano a Davos per discutere a porte chiuse di questioni cruciali come la crisi climatica e le disuguaglianze, ma ci vanno usando la forma di trasporto più iniqua e inquinante: i jet privati”, dichiara Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia. “Nel frattempo l’Euro pa sta vivendo l’inverno più caldo mai registrato, gli eventi climatici estremi diventano sempre più devastanti in tutto il mondo, e la crisi energetica ed economica riduce sul lastrico moltissime famiglie”.

Per non parlare del fatto che l’80% della popolazione mondiale non ha mai preso un aereo, ma soffre comunque le conseguenze delle emissioni che alterano il clima. Degli oltre mille jet privati che hanno volato a Davos durante il World Economic Forum dell’an no scorso, il 53% era costituito da tratte a corto raggio inferiori a 750 km, che avrebbero potuto essere percorse facilmente in treno o in auto, mentre il 38% ha percorso distanze ultra-brevi, inferiori a 500 km. Il volo più breve registrato è stato addirittura di 21 km. E pensare che nel quinto anniversario del pilastro europeo dei diritti sociali e dei suoi 20 principi (raggruppati attorno a tre temi chiave: pari opportunità; condizioni di lavoro eque; protezione e inclusione sociale) molti oratori hanno sottolineato che gli impegni per i diritti sociali sono e dovrebbero essere complementari alla transizione verde ed integrati più profondamente nelle politiche ambientali, fiscali ed economiche. Sarebbe altrettanto utile riesaminare anche la giustizia sociale.

Raffaella Vitulano


BlackRock ed altri investitori dietro la guerra ai combustibili fossili 

Secondo il commissario europeo per l’energia, Kadri Simson, gli edifici sono il più grande consumatore di energia; utilizzano il 40% delle risorse e producono il 36% delle emissioni di gas serra. Eppure spesso sono i più vulnerabili coloro che vivono nelle case meno efficienti e quindi faticano a pagare le bollette. La direttiva dell’Unione Europea detta Epbd (Directive on the Energy Performance of Buildings) ossia Direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia, dichiara una guerra neocapitalista ai combustibili fossili, combattuta tuttavia dai gestori dei giganteschi fondi di investimento. Uno è Black Rock, rapidamente imitato da altri colossi finanziari, grumo di ricchezza e potere che insegue il mercato. Sempre ed ovunque. Il dominus della Rocca Nera, Larry Fink, con una semplice lettera agli investitori, ha avviato gigantesche dismissioni finanziarie nel settore energetico fossile che hanno innescato i drammatici aumenti del prezzo dell’energia di cui subiamo le conseguenze. Padroni di tutto, hanno buon gioco a far credere che altre siano le cause della crisi. Basta solo leggere un po’.

Ra.Vi.

Anidride carbonica sul banco degli imputati 

Cosa s’intende per “zero emissioni di carbonio” entro il 2050, riducendone di almeno il 55% entro il 2030? Una probabile utopia, dato che il calo relativamente piccolo delle emissioni rende chiaro quanto sia difficile arrivare a zero emissioni semplicemente volando e guidando di meno. La lobby del riscaldamento globale è convinta che la cosa migliore per l’umanità sia la completa eliminazione degli idrocarburi, compresi il petrolio, il gas naturale, il carbone e persino l’elettricità nucleare perchè, in questo modo, si eviterebbe un aumento di 1,5 o 2 gradi centigradi della temperatura media mondiale. Quello che non viene però quasi mai aggiunto è che la Co2 proveniente dagli scarichi delle auto, dalle centrali a carbone o da altre fonti artificiali non può salire nell’atmosfera. L’anidride carbonica - spiegano gli esperti - non è carbonio o fuliggine. È un gas inerte, inodore ed incolore, naturalmente presente in atmosfera in concentrazioni limitate, essenziale per la fotosintesi delle piante e per tutte le forme di vita sulla terra. Il peso specifico della Co2 è circa 1,5 volte più grande di quello dell’aria e questo fa capire che la Co2 dei gas di scarico dei veicoli o delle centrali termoelettriche difficilmente salirà nell’atmo sfera, a 20.000 m. o più al di sopra del livello del mare, per dare origine al temuto effetto serra.

Ra.Vi.




Commenti

Post più popolari