La Norvegia come l’Arabia e il Qatar


Non c’è che dire. Qualcuno ha guadagnato molto dalla guerra in Ucraina. E non è la Russia. Piuttosto, è la Norvegia che ha registrato entrate record da petrolio e gas lo scorso anno, dopo che il conflitto in Ucraina ha fatto lievitare i prezzi dell’energia. Lo conferma Norsk rikskringkasting AS (Nrk) l’azienda pubblica norvegese responsabile della teleradiodiffusione nel paese, fondata nel 1934 e che oggi gestisce quattro canali televisivi e tredici radiofonici. Secondo il canale, che cita come fonte l’istituto di ricerca Nhh, la Norvegia, paese ricchissimi di idrocarburi fuori dalla Ue ma dentro la Nato (il cui segretario generale, ricordiamo, è norvegese, Jens Stoltenberg) ha guadagnato ben 334 miliardi di corone (31,3 miliardi di dollari) nel 2022 in ricavi dalle esportazioni di gas naturale, a fronte di una grave interruzione delle forniture di gasdotto russo. Secondo il rapporto, questa cifra rappresentava il 27% dei ricavi delle esportazioni di gas norvegese nel 2022, escluse le forniture al Regno Unito. La nuova prima linea per la sicurezza energetica dell’Europa è un modesto edificio per uffici affacciato su un fiordo a Stavanger, in Norvegia. All’in terno, una società chiamata Petoro supervisiona tre dozzine dei più grandi giacimenti di petrolio e gas naturale d’Europa, sulla piattaforma continentale norvegese ricca di petrolio. Queste operazioni nelle acque norvegesi caratterizzate da enormi piattaforme offshore e pozzi che serpeggiano migliaia di piedi sotto la superficie - sono state determinanti nell’aiutare l’Europa a riscaldare le sue case e a generare elettricità dall’inizio della guerra della Russia in Ucraina. Mentre la Russia ha ridotto le esportazioni di gas naturale lo scorso anno, la Norvegia le ha aumentate, ed è ora il principale fornitore europeo di carburante. La Norvegia sta inoltre fornendo maggiori quantità di petrolio ai suoi vicini, sostituendo il petrolio russo sottoposto a embargo. Il 2022 è stato un anno record in termini di entrate del gas norvegese. “Una cifra follemente alta”, critica il leader del Partito Verde norvegese, Arild Hermstad. “È riprovevole che la Norvegia tragga profitto dalla sfortuna altrui. Il governo rende imbarazzante essere norvegese”. Le entrate eccezionali hanno infatti portato alcuni politici ad accusare la Norvegia di essere un “profittatore di guerra”, etichetta che Oslo rifiuta. Eppure, c’è chi la pensa diversamente, e porta prove di un interesse economico norvegese affinché il conflitto degenerasse. L’anno scorso il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh aveva infatti indicato in una base sottomarina in Norvegia uno dei fulcri del piano americano di far saltare il gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2. Hersh fu molto criticato per quello che scrisse, ma si difese citando fonti attendibili, come ha sempre fatto nella sua lunga carriera. “A Washington, i pianificatori sapevano di dover andare in Norvegia. I norvegesi - sostiene la sua fonte - odiavano i russi e la marina era piena di marinai e sommozzatori eccellenti, con generazioni di esperienza nell’e splorazione di petrolio e gas in acque profonde altamente redditizie”. Inoltre ci si poteva fidare di loro per mantenere la segretezza della missione. Per il Pulitzer era la notizia dell’anno, forse del decennio. “Il più importante mistero geopolitico dei nostri anni, almeno dall’11 settembre a questa parte, parrebbe aver trovato una soluzione: il bombardamento del gasdotto Nord Stream 2 ha un colpevole: Biden e la sua amministrazione”, scrisse Hersh, detto “Cy”, che a fine anni Sessanta aveva portato alle cronache i massacri orrendi perpetrati dalle truppe Usa in Vietnam così come descrisse anni dopo le torture viste in Iraq. Successivamente, Hersh forte come sempre di fonti attendibili - mise in dubbio la versione ufficiale della morte di Bin Laden per opera del commando americano dei Navy Seals Team 6 e ritenne che il britannico Robert Maxwell, padre di Ghislaine Maxwell (la signora sempre al fianco di Epstein), fosse in realtà una spia del Mossad. In un lungo reportage dettagliato e scioccante, Hersh dimostra come l’amministrazione Biden e l’esercito degli Stati Uniti si siano mobilitati per pianificare e portare a termine l’esplosione degli oleodotti russo-tedeschi Nord Stream. Un progetto avviato nel 2021 a Panama City. I sommozzatori della Marina, operando sotto la copertura di un’esercitazione Nato nota come Baltops 22 (organizzate dalla Sesta Flotta degli Usa, la cui nave ammiraglia è di basa a Gaeta, in Italia), avrebbero piazzato gli esplosivi attivati a distanza che, tre mesi dopo, hanno distrutto tre dei quattro oleodotti Nord Stream, che stavano avvantaggiando la Germania fornendo energia a basso costo all’Eu ropa. Ma questo allontanava Berlino e l’Europa dalla sfera di influenza americana e dalle sue esportazioni. La Cia avrebbe così avvertito i servizi tedeschi del piano di distruzione dei gasdotti settimane prima del fatto. In una conferenza stampa Biden anticipò: “Se la Russia invade… non ci sarà più un Nord Stream 2” ribadendo ciò che Victoria Nuland aveva detto 20 giorni prima, in un briefing del Dipartimento di Stato: “Se la Russia invade l’Ucraina, in un modo o nell’altro il Nord Stream 2 non andrà avanti”. Alla giornalista che aveva giustamente chiesto a Biden come avese intenzione di bloccarlo, il presidente aveva risposto non troppo vagamente: “Te lo giuro, saremo in grado di farlo”. Hersh racconta della frustrazione dei membri dell’operazione nel vedere Biden spiattellare il piano in mondovisione: l’operazione coperta, non era più coperta. Eppure Biden l’aveva detto. “È stato come mettere una bomba atomica a terra a Tokyo e dire ai giapponesi che l’avremmo fatta esplodere”, dice la fonte. Ed è successo. L’energia rappresenta circa un terzo della produzione economica in Norvegia dove, non diversamente dall’A rabia Saudita, il governo possiede non solo giacimenti di petrolio e gas ma anche grandi partecipazioni nelle aziende che li estraggono. Aumentando la domanda di questa energia, la guerra in Ucraina ha contribuito ad aggiungere circa 100 miliardi di dollari - precisa Stanley Reed sul New York Times - ai guadagni del petrolio e del gas della Norvegia: “La Norvegia ha raccolto notevoli ricompense finanziarie per essere venuta in aiuto dell’Europa. Proprio come le società energetiche come Shell e BP hanno ottenuto profitti record lo scorso anno, Petoro ha guadagnato circa 50 miliardi di dollari nel 2022, quasi tre volte quello che ha realizzato nel 2021, ed Equinor ha riportato utili rettificati record di 75 miliardi di dollari. Secondo le stime del governo, nel 2022 i ricavi provenienti da petrolio e gas hanno contribuito con 125 miliardi di dollari allo Stato norvegese: circa 100 miliardi di dollari in più rispetto al 2021. Quel denaro confluisce in un fondo sovrano da 1,3 trilioni di dollari, formalmente chiamato Government Pension Fund Global ma noto a molti come il fondo petrolifero. Detiene, in media, l’1,5% di 9.000 società quotate in tutto il mondo, e il governo può attingere ai suoi utili annuali attesi per finanziare quasi il 20% del bilancio statale. Questo accordo aiuta a proteggere l’economia norvegese, che è cresciuta del 3,3% nel 2022, dagli alti e bassi dei prezzi del petrolio e del gas”Tutto ebbe inizio nel 1969, quando nel Mare del Nord fu scoperto uno dei giacimenti petroliferi più grandi del mondo. Oggi il fondo che lo gestisce vale quasi 275.000 dollari per ogni cittadino norvegese. I suoi cittadini e i futuri cittadini sembrano essere in condizioni finanziarie buone, ma come tutti gli altri sul pianeta saranno esposti al cambiamento climatico. Alla luce di ciò, il fondo ha annunciato all’inizio di quest’anno che avrebbe votato contro i direttori delle aziende che non stanno facendo abbastanza per affrontare il rischio del cambiamento climatico. Riconoscendo i guadagni inaspettati derivanti dal conflitto in Ucraina, un gruppo norvegese di esperti indipendenti ha pubblicato lo scorso aprile il rapporto “Se non la Norvegia, allora chi?”, in cui propone che il governo utilizzi parte di questo denaro per creare un nuovo sistema di garanzia verde che mobiliti maggiori investimenti privati nelle tecnologie verdi e nelle energie rinnovabili nei mercati emergenti e nei paesi in via di sviluppo. Gran parte del lavoro può essere svolto grazie agli investimenti privati e all’innovazio ne. Ma per investimenti verdi su vasta scala è necessaria l’innovazione politica”. La Norvegia è stata attratta dal progetto di sabotaggio di Biden come una mosca verso il vaso di miele, dal momento che avrebbe guadagnato favolosamente in termini finanziari se avesse aiutato l’esercito americano a distruggere i gasdotti Nord Stream vicino alle acque danesi e a sostituire la Russia come principale fonte di gas naturale della Germania: così scriveva mesi fa l’ambasciatore indiano ed eminente osservatore internazionale Mk Bhadrakumar. L’amministrazione Biden sperava di spingere la Germania sul fronte di guerra in Ucraina, ma gli incontri diplomatici si sono conclusi senza risultati. Il più grande annuncio del segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha riguardato la decisione del governo norvegese di fornire 7,5 miliardi di euro in assistenza militare e civile all’Ucraina nei prossimi cinque anni, “un impegno molto significativo”. Austin - scrive Modern Diplomacy ha fatto finta di non aver mai pensato al motivo per cui la Norvegia sta facendo un gesto così grandioso, che “in realtà è un patetico atto di espiazione per la distruzione dei gasdotti Nord Stream”e la trasformazione della Germania, il più grande consumatore europeo di gas naturale, in un mercato vincolato.

Raffaella Vitulano




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