Tesla, ruote a terra per il gioiello di Elon Musk

 

Tesla, gestita dal miliardario Elon Musk, sta affrontando una pressione crescente in Svezia, Norvegia e Danimarca da parte dei sindacati che sostengono i meccanici IF Metall in Svezia, che hanno scioperato alla fine dello scorso ottobre chiedendo un contratto collettivo con l’azienda. Giorni fa un grande fondo pensione danese ha dichiarato che venderà le sue partecipazioni in Tesla a causa del rifiuto della casa automobilistica di concludere tali accordi, mentre il più grande sindacato danese si è unito allo sciopero dei lavoratori dell’a zienda in Svezia. La decisione della corte è arrivata dopo che Tesla ha citato in giudizio Post-Nord per la decisione dei suoi lavoratori di interrompere la consegna delle targhe per le sue nuove auto in uno sciopero di solidarietà, ed è una decisione provvisoria prima di una sentenza definitiva. Il tribunale distrettuale di Solna ha affermato di aver deciso che PostNord non dovrebbe essere costretta a effettuare consegne a Tesla prima che il caso sia chiuso. Molti lavoratori portuali, gli autisti, gli elettricisti e gli addetti alle pulizie rifiutano, o minacciano di rifiutare, di prestare servizio a Tesla in segno di solidarietà con IF Metall. I paesi nordici rappresentano mercati chiave per Tesla, che ha una politica avversa alla contrattazione collettiva dato che sostiene che il suo personale ha condizioni altrettanto buone o migliori di quelle richieste da IF Metall. Il sindacato svedese, If Metall, inizialmente ha cercato il sostegno dei sindacati di tutta Europa e degli Stati Uniti per il suo sciopero contro Tesla in Svezia. La United Auto Workers (Uaw) negli Stati Uniti ha risposto a questo appello annunciando campagne di sindacalizzazione per 13 case automobilistiche non sindacalizzate, tra cui Tesla. Musk si dice contrario “all’idea dei sindacati. Semplicemente non mi piace nessuna cosa che crei una sorta di rapporto come signori e contadini”. Eppure l’anno scorso la Norvegia è stata il quarto mercato più grande per Tesla in termini di numero di vendite di auto nuove. La Svezia è stata la quinta più grande e la Model Y di Tesla è stata l’auto più venduta in Svezia quest’anno. Alcuni fondi pensione svedesi hanno esortato Tesla a firmare l’accordo con il sindacato, ma finora si sono trattenuti dal vendere le loro azioni. I lavoratori nordici non sono dunque affatto contenti della Tesla di Elon Musk e stanno mostrando il loro disappunto. Molti compagni nei paesi vicini ora sono solidali o si preparano ad esserlo nei fatti. I meccanici addetti alla manutenzione delle Tesla in Svezia, che hanno iniziato a scioperare in ottobre, sono stati raggiunti da lavoratori portuali e colleghi dei concessionari di automobili in una crescente campagna anti-Tesla. E ora gli aiuti cominciano ad arrivare anche da oltre i confini nordici. Non dimentichiamo che il sindacato svedese IF Metall aveva già spinto Tesla a firmare un contratto collettivo su salari e condizioni di lavoro. I capi dei sindacati continentali hanno ben chiaro cosa pensano di Musk e chiedono il coinvolgimento della Ue: “È ora che l'Unione europea si faccia avanti e diventi più dura nei confronti di Musk”, ha detto a Politico Claes-Mikael Ståhl, vice segretario generale della Confederazione europea dei sindacati. I sindacati nordici sono infastiditi da Tesla e stanno iniziando ad aiutare i colleghi svedesi. Il sindacato danese dei trasporti 3F Transport ha iniziato a bloccare il trasporto di Tesla attraverso la Danimarca in rotta verso la Svezia, dopo una richiesta di IF Metall, racconta l’emittente danese Dr. Il sindacato norvegese Fellesforbundet ha dichiarato che boicotterà le Tesla dirette in Svezia che transitano attraverso i porti norvegesi, se Tesla non acconsentirà alle richieste di If Metall entro il 20 dicembre.Analogamente, si è unito alle proteste anche il sindacato dei trasporti finlandese Akt, annunciando di voler bloccare l’arri vo delle Tesla nei porti finlandesi se non verrà raggiunto un accordo entro il 20 dicembre: “È una parte cruciale del modello di mercato del lavoro nordico avere contratti collettivi e sostenersi a vicenda” ha dichiarato in un comunicato Ismo Kokko, presidente dell’Akt.

L’azione dei lavoratori portuali finlandesi fa sì che i veicoli o i componenti Tesla destinati ai mercati svedesi non vengano caricati dai portuali, ha affermato il sindacato in una nota. I sindacati nordici non sono gli unici lavoratori a sfidare Musk. Negli Stati Uniti il sindacato United Auto Workers sta spingendo per sindacalizzare i lavoratori Tesla, poiché la società ha dovuto affrontare accuse di rottura dei sindacati. È un problema crescente anche per Tesla in Germania, dove ha una gigafactory vicino a Berlino. L’IG Metall, il più grande sindacato tedesco, ha affermato che sta assistendo a un aumento delle iscrizioni da parte dei lavoratori Tesla preoccupati per le loro condizioni di lavoro. Musk ha da parte sua recentemente espresso la sua totale avversione ai sindacati, che non si fanno intimidire. Il capo dell’Ig Metall, Christiane Benner, ha messo in guardia Musk dalle sue opinioni antisindacali in un’intervista di ottobre con Bloomberg, dicendo: “Devi stare attento. Qui le regole del gioco sono diverse”. Jørn Eggum, leader del Fellesforbundet norvegese, ha dichiarato: “È una battaglia collettiva, a nostro avviso. Non c’è dubbio che Tesla sia un’azienda ostile ai lavoratori. Tesla sta sistematicamente minando gli sforzi di sindacalizzazione e sta cercando di implementare le condizioni statunitensi in Europa”. Eggum è chiaro sul fatto che Fellesforbundet entrerà nella mischia se Tesla proverà a far entrare le auto attraverso i porti norvegesi. “Agiremo per bloccarli”, ha promesso. A Fellesforbundet si è unito il sindacato industriale danese Dansk Metal nella sua dimostrazione di sostegno. “In Dansk Metal avremmo voluto vedere un coordinamento nordico per esercitare la massima pressione possibile su Tesla”, ha affermato René Nielsen, vicepresidente di Dansk Metal. Il sindacato danese sta seguendo da vicino l’azione in Svezia, ha aggiunto Nielsen. E sta valutando quali altri azioni intraprendere in Danimarca. Una appena attuata è stata che il primo grande investitore istituzionale del paese ha venduto pubblicamente le azioni di Tesla in risposta alla disputa. Il gruppo pensionistico danese PensionDanmark A/S non ha rivelato l’enti tà della sua partecipazione a Bloomberg, ma i media locali Frihedsbrevet hanno riferito che si trattava di circa 400 milioni di corone (58 milioni di dollari). Sebbene nessun altro fondo pensione nordico abbia al momento formalmente aggiunto Tesla alla propria lista di esclusione, la pressione degli investitori comincia a farsi sentire sulla casa automobilistica. Velliv Pension & Livsforsikring A/S, che gestisce circa 47 miliardi di dollari, ha detto a Bloomberg di essere “consapevole delle sfide associate a Tesla” e di aspettarsi che la società cambi il suo comportamento. Il fondo ha affermato di aver contattato i suoi partner di sorveglianza Esg chiedendo loro di avviare un dialogo con la società di Musk per conto di Velliv e di altri investitori. Anche PensionDanmark, il fondo in uscita da Tesla, ha affermato di aver inizialmente contattato la società nel tentativo di convincerla a firmare un contratto di lavoro, ma l’amministratore delegato di Tesla ha fatto spallucce definendo “folle” l’azione sindacale svedese. Anche il presidente del sindacato 3F che sta dietro lo sciopero danese, Jan Villadsen, è membro del consiglio di amministrazione di PensionDanmark. Il fondo conta più di 800.000 membri e un patrimonio totale di 45 miliardi di dollari. In Svezia, il consiglio etico congiunto dei fondi AP di proprietà statale - il cui patrimonio complessivo ammonta a circa 247 miliardi di dollari - ha contattato Tesla per discutere dei diritti dei lavoratori e sta “seguendo da vicino lo sviluppo”. L’am ministratore delegato che gestisce un altro fondo danese, AkademikerPension, che ha un patrimonio di circa 24 miliardi di dollari, ha affermato che la posizione di Tesla sui diritti dei lavoratori l’ha inclusa nella lista di monitoraggio del fondo per gli investimenti. “Sembra che il management di Tesla non abbia ancora capito che condizioni di lavoro adeguate creano più valore e meno rischi nelle aziende”, ha detto via e-mail il Ceo Jens Munch Holst. ”Siamo preparati al fatto che questo conflitto richiederà molto tempo prima di ottenere un contratto collettivo”, ha detto Jesper Pettersson, portavoce di IF Metall. La resa dei conti con Elon Musk si fa dura a seguito del rifiuto della società statunitense di firmare un contratto collettivo che copra i diritti fondamentali come i livelli salariali e l’orario di lavoro. La rottura dei rapporti è ormai estesa a Danimarca e Norvegia e sarà difficile per Musk mettere un argine.



Raffaella Vitulano




Commenti

Post più popolari