Covid-19. La pandemia poteva essere evitata?

 di Raffaella Vitulano

A ormai oltre un anno dallo stato di dichiarazione dello stato d’emergenza, il mondo comincia a tirare un respiro di sollievo sul fronte sanitario. Resta però da capire, per tracciare un piano per affrontare le probabili possibili future pandemie, come abbia potuto scatenarsi quella di Covid-19. E se fino a poco tempo fa la fuga da un laboratorio militare - come quello di Wuhan - sembrava degna delle teorie più complottiste, oggi sono scienziati eminenti, ricercatori di centri universitari di eccellenza come Stanford, Harvard, il Massachusetts Technology Institute (Mit) e Cambridge a scrivere una lettera alla rivista Science per contestare la pretesa verità ufficiale che lo esclude quasi al cento per cento. Ricordiamo che fu l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad accreditare la probabilità che la pandemia da coronavirus fosse partita da contagio animale verso l’uomo. Ma gli estensori della lettera non hanno alcuna intenzione di mollare l’osso e chiedono di riprendere le indagini affermando che ”le teorie di un rilascio accidentale da un laboratorio rimangono plausibili”. Un capovolgimento di prospettiva da quel febbraio 2020, quando un altro gruppo di scienziati criticò severamente in una lettera alla rivista scientifica The Lancet ”il diffondersi di teorie cospiratorie che implicano l’ipotesi che il Covid-19 non abbia un’origine naturale”. Il disprezzo da allora aveva circondato chiunque avesse azzardato lo spillover da un laboratorio cinese attivo nella ricerca con fini militari. Gli scienziati conclusero in modo schiacciante che ”questo coronavirus ha avuto origine nella fauna selvatica”. Successivamente si scoprì che la lettera di Lancet era stata organizzata e redatta da Peter Daszak, presidente della EcoHealth Alliance che aveva finanziato la ricerca sul coronavirus presso l’I stituto di virologia di Wuhan. Se il virus Sars2 fosse effettivamente sfuggito alla ricerca da lui finanziata, Daszak sarebbe potenzialmente colpevole. Questo acutoconflitto di interessi - come molti altri - nonvengono però raccontati al pubblico. Oggi il dibattito si riapre, anche se i 18 virologi firmatari del documento inviato a Science, rimarcano ”l’atmosfera tossica” intorno a questo tema. Si apre dunque alle ipotesi. Anche da parte di un gruppo di esperti indipendenti istituito dal direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesu, per i quali lo stesso ”cocktail tossico” di negazione, scelte sbagliate e mancanza di coordinamento ha fatto precipitare il mondo in una pandemia che ”avrebbe potuto essere evitata”. Un’accusa pesante che guarda al passato, considerando anche che già nel 2015 scienziati militari cinesi pensarono di sviluppare uno studio sui coronavirus, intravvedendo in quei pericolosi microorganismi il potenziale strumento di una futura guerra biologica. Un coronavirus simile a quello che provoca la Severe acute respiratory syndrome, cioè la Sars, avrebbe potuto essere la base per una ”terza guerra mondiale”. Ne scrive un documento riservato di 263 pagine firmnato da scienziati e funzionari di salute pubblica cinesi, datato 2015, reso noti pochi giorni fa dal quotidiano The Australian di Sidney: l’équipe di 18 ufficiali dell’e sercito popolare di liberazione cinese guidati dal generale Dezhong Xu avrebbe descritto i coronavirus della Sars come ”base” da ingegnerizzare in laboratorio ”per una nuova era di armi genetiche” e ne avrebbe magnificato le caratteristiche di contagiosità e rapidità di diffusione, utili a causare ”il collasso del sistema medico del nemico”. Eccola l’ipo tesi di una ”arma biologica illimitata”, alla quale Pechino avrebbe segretamente lavorato per anni, e lo studio del 2015 suggerisce che il coronavirus del futuro ”debba essere congegnato in modo dapoter essere scambiato per un patogeno del tutto naturale” in modo da neutralizzare tutte lericerche delle organizzazioni sanitarie internazionali e ogni altro tipo d’inchiesta”.Probabilmente a quello faceva riferimento l’articolo pubblicato proprio il 9 novembre 2015 dalla rivista Nature, che metteva in guardia sui rischi di ”una ricerca dell’Istituto di virologia di Wuhan”, che inseguiva ”pericolosi esperimenti” sui coronavirus dei pipistrelli nonché la discussa puntata di Leonardo del 16 novembre 2015, trasmissione di approfondimento scientifico di Rai 3 che metteva in guardia da ”un supervirus in grado di colpire l’ uomo”. Possibilista il prestigiosissimo Bulletin of Atomic Scientists, la rivista fondata dagli scienziati che costruirono le prime bombe atomiche all’indomani della distruzione di Hiroshima e Nagasaki, che riconosce che ”l’origi ne della pandemia rimane incerta: le agende politiche dei governi e degli scienziati hanno generato spesse nubi di offuscamento, che la stampa mainstream sembra incapace di dissipare”. Il divulgatore scientifico Nicholas Wade spiega che ”Wuhan è sede del Wuhan Institute of Virology, uno dei principali centri mondiali per la ricerca sui coronavirus. Quindi la possibilità che il virus Sars2 fosse sfuggito dal laboratorio non dovrebbe essere esclusa”. E ora cosa fare? Una risposta la offre sul New York Magazine lo scrittore e saggista Nicholson Baker: ”Forse è il caso di smettere di cercare nuove malattie esotiche in natura, rispedirle ai laboratori e collegare a caldo i loro genomi per dimostrare quanto potrebbero diventare pericolose per la vita umana”.

19.5.2021

Ecco chi sovvenziona il laboratorio di Wuhan 

Il laboratorio di Wuhan ospita il più importante repertorio globale di dati sui coronavirus presenti nei chirotteri. Le fonti di finanziamento dell’I stituto sono varie. Oltre alle risorse del governo cinese, veicolate attraverso l’Accade mia delle Scienze, si segnala un finanziamento di 499.944 dollari da parte della Fondazione Gates nel novembre 2018, mentre enormi polemiche ha suscitato negli Usa la rivelazione di Newsweek, secondo cui il National Institutes of Health avrebbe anch’esso finanziato l’Istituto di Wuhan. I finanziamenti statunitensi attraversano le amministrazioni di Obama e Trump; Mike Pompeo li ha giustificati l’anno scorso con la necessità, per gli Usa, di “esternalizzare ricerche pericolose”. Il lavoro di ”Bat Lady”, Shi Zheng-li, è stato finanziato tra gli altri dall’Ue e dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases(Niaid), l’ente sanitario americano diretto daFauci. Il centro di Wuhan ha avuto anche aiuti delgoverno francese e dell’istituto Pasteur, da cui i cinesi hanno imparato l’uso dei genomi dell’Hiv. Il Congresso Usa, senza dubbio comprensibilmente, potrebbe avere scarso desiderio di essere trascinato sulle braci. Un’ ulteriore complicazione per saperne di più sulle origini del Covid-19.

Ra.Vi.

La ricerca e la difesa affidate solo a Bat Ladies cinesi 

Bernardo Cervellera, direttore di Asianews, cita un libro del prof. Joseph Tritto, 68 anni, medico e ricercatore italiano che da anni lavora all’esteroprincipalmente a Parigi, Londra e New York. Trittospiega con precisione e fermezza scientifica le origini del virus, partendo dal tentativo cinese di studiare vaccini contro la Sars; inserendo negli organismi genomi tratti dall’Hiv (che li rende più aggressivi); aggiungendo elementi di coronavirus scoperti in pipistrelli ”a ferro di cavallo”. Secondo il prof. Tritto, il lavoro della Bat Lady Shi è natoper combattere le malattie, ma a poco a poco si sono plasmate in studi di bio-ingegneria per costruire armi biologiche letali. Non è un caso che negli ultimi 5 anni, il laboratorio di Wuhan abbia ricevuto per la ricerca virologica i fondi più consistenti di tutta la Cina, diventando un laboratorio di ricerca molto avanzata. Oggi a capo dell’I stituto di virologia di Wuhan e`stato nominato il generale maggiore dell’Esercito popolare cinese, la signora Chen Wei,esperta di armi biochimiche e di bioterrorismo, alla quale e`stata affiancataun’equipe ove spicca il nome di Zhong Nanshang, famoso pneumologo di lunga esperienza nelle malattie polmonari infettive.

Ra.Vi.







Commenti

Post più popolari