Great Reset, di cosa parliamo esattamente?

 di Raffaella Vitulano

SE ne parla sommessamente, se ne scrive ancora poco. Eppure è così importante da condizionare le politiche mondiali. Stiamo parlando del Great Reset. Ne hanno parlato a Davos a giugno, al World Economic Forum (Wef). La stanno applicando oggi, ovunque. L’iniziativa,sponsorizzata dalla monarchia britannica, è un progetto ambizioso sostenuto da varie lobbies internazionali, dalla fintech, da Bill Gates con il suo ID2020; da Soros con il Bretton Woods II e la moneta digitale mondiale; dalla RockefellerFoundation che sta promuovendo la sperimentazione del Common pass, il passaportosanitario. Allineata al Great Reset perfino Sharan Burrow, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati. Il Wef suggerisce alle istituzioni di governance mondiale risposte alla crisi economica prodottadalle misure di lockdown poggiandosi su tre pilastri: 1) Crescita Verde; 2) Crescita Smart e 3) Crescita più equa. Tre punti apparentementeinnocui e di grande impatto simbolico, ma che producono significativi cambiamenti nella vita sociale e lavorativa. Per Crescita Verde si intende il salvataggio del sistema finanziario in bancarotta tramite una “bolla verde” generata da massicce sovvenzioni pubbliche alla transizioneenergetica. Nell’ambito della Crescita Smart si punta al superamento del divario digitale tra le nazioni . Il terzo pilastro mette in primo piano l’espan sione dei programmi sociali con termini vaghi come lotta alla povertà e alle diseguaglianze. Dietro le belle parole si intravede ben altro. Per le élites il pianeta è diventato piccolo e il modello economico di espansione infinita è fallito. La letteratura del Forum di Davos ci ha abituati ai grandi temi, ma quest’anno la pandemia (e il lockdown da essa originato) viene usata come grimaldello per il cambiamento. Prince Charles ha perfino esaltato la pandemia come ’occasio ne d’oro’per rendere le persone più ricettive al cambiamento. Ogni paese deve partecipare e ogni settore, dal petrolio e dal gas alla tecnologia, deve essere trasformato. La drasticità delle pratiche messe in atto per contenere la “pandemia” ha scatenato una impensabile crisi del debito sovrano. L’entità e la velocità del collasso dell’attività economica che ne è seguita è diversa da qualsiasi altra sperimentata finora. Il nuovo strumento di democrazia è il digitale. Il pensiero (anche quello) si resetta allora sull’incontro su invito di Michail Gorbaciov che nel settembre 1995 si svolse al Fairmont Hotel di San Francisco sul tema “il futuro del lavoro”, in cui vari leader mondiali condivisero la Tittytainment lanciata da Brzezinski: l’inevitabile soluzione ai mali dellasocietà globale sarebbe stata la formula 20:80. Il 20% della popolazione sufficiente a far funzionare la totalità dell'economia del pianeta. L’80% restante, intontita come bimbi in allattamento (da qui il nome) con sussidi ma senza lavoro, avrà infine la scelta fra ’mangiare o essere mangiati’ nella transizione verso un reddito universale. Per compensare il crollo economico i governi potrebbero tramutare i beni in servizi e azzerare la proprietà privata. Uno scenario apocalittico, ma possibile.

Raffaella Vitulano

(20.1.2021)

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