La pandemia sta cambiando le regole della scienza

 di Raffaella VitulanoLa pandemia sta cambiando le regole della scienza 

La pandemia sta cambiando le regole della scienza. E non solo. ”Principi scientifici come lo scetticismo e l’altruismo vengono buttati a mare per combattere battaglie politiche che non hanno nulla a che vedere con la metodologia scientifica” : é la denuncia contenuta in una recente pubblicazione di John P.A. Ioannidis, Professore di Medicina e Professore di Epidemiologia e Sanità Pubblica nonché Professore di Scienze Biomediche e Statistiche alla Stanford University. Definito come “uno degli scienziati viventi più influenti al mondo” dalla rivista scientifica e culturale statunitense The Atlantic, é tra i dieci scienziati più citati al mondo negli articoli delle riviste scientifiche: vanta più di seimila citazioni al mese. Un vero professionista nel suo campo, eppure ben lontano dall’arroganza e dalla saccenza di alcuni presunti scienziati di casa nostra. La sua pubblicazione è degna di essere letta per l’insegnamento principale, quello dell’umiltà nell’asservimento alla missione principale del medico: la cura. Ioannidis nota come ”lapandemia ha portato improvvisamente a una nuova spaventosa forma di universalismo scientifico”. Una indubbia mobilitazione senza precedenti di talenti interdisciplinari. ”Tut tavia, la maggior parte di questo lavoro era di bassa qualità, spesso sbagliato, e anche fortemente fuorviante. Molte persone senza competenze tecniche in materia sono diventate esperti da un giorno all’altro, salvando enfaticamente il mondo”. E la responsabilità, ammettiamolo, è anche dei giornalisti e di quanti soprattutto tra loro hanno creato le nuove star della tv. ”I social e i media tradizionali hanno contribuito a produrre questa nuova categoria di esperti. Qualsiasi persona che non fosse un epidemiologo o uno specialista di politica sanitaria poteva improvvisamente essere citata come un epidemiologo o uno specialista di politica sanitaria da giornalisti che spesso sapevano poco di quei campi, ma sapevano immediatamente quale opinioni erano vere. Al contrario, alcuni dei migliori epidemiologi e specialisti di politica sanitaria in America sono stati considerati sprovveduti e pericolosi da persone che si credevano adatte ad arbitrare sommariamente le differenze di opinionescientifica senza capire la metodologia o i dati in questione”. E arriviamo

al nocciolo della questione, il dissenso versus il consenso: ”Le richieste, in precedenza comuni, di maggiori prove mediche di efficacia o di interrogativi sugli effetti collaterali avversi, sono state improvvisamente bandite. Un atteggiamento dispregiativo e autoritario “in difesa della scienza” può purtroppo aver favorito l’esitazione sui vaccini e il movimento anti- vax, sprecando un’opportu nità unica che era stata creata dal rapidissimo sviluppo dei vaccini Covid-19. Aziende potenzialmente gravate da conflitti d’interesse sono diventate i nuovi regolatori sociali invece di essere loro stessi regolati. Le grandi compagnie tecnologiche, che hanno ricavato un valore di mercato cumulativo di trilioni di dollari trasformando la vita umana durante il lockdown, hanno sviluppato potenti meccanismi di censura che distorcono l’informazione disponibile per gli utenti delle loro piattaforme. Consulenti che guadagnavano milioni di dollari consigliando multinazionali e governi ricevevano posizioni prestigiose, potere e lodi pubbliche, mentre scienziati imparziali che lavoravano gratuitamente e che osavano mettere in discussione le narrazioni imperanti venivano diffamati come se avessero conflitti di interesse. Lo scetticismo organizzato era visto come una minaccia alla salute pubblica. C’è stato uno scontro tra due scuole di pensiero, la sanità pubblica autoritaria e la scienza – e la scienza ha perso”.

Giganteschi interessi finanziari e di altro tipo e conflitti prosperano nei dintorni della scienza. E la norma dell’altruismo è andata perduta. ”La messa in discussione continua e onesta e l’esplorazione di percorsi alternativi sono essenziali per una buona scienza. Nella versione autoritaria (al contrario di quella partecipativa) della salute pubblica, queste attività sono viste come tradimento e diserzione. La narrazione prevalente è che siamo in guerra. In guerra, tutti hanno ordini da seguire. Se a un plotone viene ordinato di spostarsi a destra e alcuni soldati esplorano la manovra a sinistra, vengono fucilaticome disertori. Lo scetticismo scientifico doveva essere abbattuto, senza fare domande. Gli ordini erano chiari. Ma chi ha dato questi ordini? Chi ha deciso che la sua opinione, la sua esperienza e i suoi dubbi debbano prendere il comando? Non è stata una singola persona, non

un generale pazzo, non un politico spregevole o un dittatore, anche se la politica ha interferito massicciamente con la scienza. Eravamo tutti noi, un conglomerato che non ha nome e non ha volto: una rete e un’accozzaglia di prove a metà; media scandalosi e di parte che promuovono il giornalismo paracadutistico e il giornalismo da branco; la proliferazione di account pseudonimi ed eponimi sui social media che ha portato anche scienziati seri a diventare sfrenati, avatar selvaggi di se stessi, che sputano fandonie e sciocchezze; industrie mal regolate e aziende tecnologiche che mostrano il loro potere di marketing; e persone comuni colpite dalla crisi prolungata. Dibattiti scientifici accesi ma sani sono i benvenuti. I critici seri sono i nostri più grandi benefattori”. Ma il discorso del ’siamo in guerra’ ha portato ad un passo oltre: questa è una guerra sporca, una guerra senza dignità, in cui le reputazioni sono state sistematicamente danneggiate e distrutte. Molti eccellenti scienziati sono stati costretti al silenzio in questo caos. La loro autocensura è stata una grande perdita per la ricerca scientifica e la salute pubblica”. Per Ioannidis, la politica ha avuto un’influenza dannosa sulla scienza della pandemia: ”Qualsiasi cosa detta o scritta da uno scienziato che non è un politico poteva essere usata come un’arma per fini politici. La politica sotto le spoglie della salute pubblica non ha danneggiato solo la scienza. Ha anche distrutto la salute pubblica basata sulla partecipazione, dove le persone sono responsabilizzate, non obbligate e umiliate”. Un ragionamento corretto e coerente, di altissimo livello, da cui la politica dovrebbe, piuttosto, trarre ispirazione.

18 settembre 2021

Lo strapotere di pochi giganti stritolerà le imprese più piccole 

Icolossi di Tech, Pharma, Oil si sono costruite un potere di mercato e una cassa che le rende immuni anche alle politiche monetarie delle Banche centrali. La pandemia rischia di creare le condizioni perfette perché queste Big strangolino le più piccole o le acquisiscano. Generando una concentrazione sempre più forte. L’osservazio ne di Maurizio Ricci su La Repubblica è tutt’altro che infondata. Il riferimento implicito è al documento del Gruppo dei Trenta “Reviving and restructuring the corporate sector post-covid”. Ma quali imprese assistere e perché? ”Ad ogni crisi - spiega l’autore - c'è sempre il manipolo di economisti abbastanza cinici da consolarsi con Joseph Schumpeter e la falce benefica della “di struzione creatrice”: le aziende più deboli chiudono o falliscono e questo libera risorse per aziendepiù efficienti e produttive. Ma tale distruzione può anche essere una fregatura: non sempre le aziende più efficienti sono tali per meriti intrinseci, piuttosto che per rendita politica (ricordate le Partecipazioni Statali?) o di monopolio (la Standard Oil di Rockefeller se ne fregava delle crisi). E quindi?

Ra.Vi.

La politica cerca alibi e si nasconde dietro le incertezze scientifiche 

Ipolitici vogliono aggiungere credibilità alle lorodecisioni attraverso la presentazione di pareriscientifici di supporto. La difficoltà con questonella crisi di Covid- 19 è che gli scienziati non sempre hanno risposte concrete e possono sentirsi spinti dai politici ad andare oltre ciò che èeffettivamente noto. E’ la posizione di FrédéricJenny, Professore di Economia alla Essec Business School di Parigi e Giudice presso la Corte Suprema di Francia. Per il britannico Stephen Meek, direttore dell’Institute for Policy and Engagement dell’Università di Nottingham, “fingere che queste decisioni possano essere prese fuori dal regno della politica e semplicemente guidate dalla scienza è un disservizio alla politica, implicando che non ci si può fidare di essa nei momenti di crisi, e alla scienza, dandole un’autorità che non può essere all’altezza. Il fatto che il governo britannico non stia facendo la stessa cosa di altri governi non è di per sé una prova che stia ignorando i consigliscientifici”. La fiducia nella politica e nella scienza sarebbe molto meglio se si riconoscesse questo, piuttosto che nascondersi dietro la retorica sempre più logora dello “stiamo seguendo la scienza”.

Ra.Vi.

Commenti

Post più popolari