50 sfumature di arancione Pechino e le Rivoluzioni di Soros

 di Raffaella Vitulano

Investitori divisi sui mercati cinesi di fronte a scarse regole di diritto. Se le assenze normative non spaventano alcuni manager, altri cercano proprio opportunità senza gineprai in un mercato piuttosto articolato. E questa divisione tra gli investitori è alla base di una forte polemica tra Larry Fink presidente del colosso finanziario Blackrock - e il magnate George Soros. Guerra di parole tra multimiliardari, certo. Ma il detto “segui il denaro” fa sempre capire la direzione che prenderanno gli avvenimenti prossimi e futuri. Solo studiando le mosse dei Paperoni riusciamo ad anticipare le prossime tendenze. Le economie cinesi e americana sono infatti a tempo interdipendenti, nonostante gli apparenti dissidi tra i rispettivi governi. Perché il denaro non ha patria. Fluttua, ha rivoli ovunque e non si ferma mai. Così, nonostante i gestori di fondi si siano raffreddati negli ultimi 10 mesi da quando il presidente Xi Jinping ha lanciato una serie di misure regolamentari contro settori che vannodall’istruzione ai videogiochi, c’è chi fa spallucce. Le mosse del governo hanno però cancellato quasi la metà del valore di un paniere di titoli cinesi quotati negli Stati Uniti da Goldman Sachs da inizio 2021 e hanno interrotto il flusso un tempo vivace di società cinesi quotate a New York. Un segnale che ha fatto drizzare le antenne a quel filantropo di George Soros, che ha criticato alcuni recenti investimenti di BlackRock in Cina, in quanto metterebbero addirittura in pericolo la sicurezza nazionale americana. In tutta risposta, il regime cinese - attraverso il suo quotidiano di propaganda internazionale Global Times - ha definito ufficialmente il miliardario George Soros un “terrorista internazionale” e un “figlio di Satana”. Il riferimento va ai finanziamenti da parte di Soros ad una “rivo luzione colorata” a Hong Kong nel 2019 contro le nuove leggi di Pechino che mettevano di fatto fine allo status di indipendenza dell’isola. Sul Wall Street Journal, Soros ha descritto l’iniziativa di BlackRock in Cina come un “tragico errore”.

Un articolo arrivato poco dopo che BlackRock halanciato una serie di fondi comuni di investimento e altri prodotti di investimento per i consumatori cinesi avendo raccolto 6,68 miliardidi yuan cinesi (1,03 miliardi di dollari) da oltre 111.000 investitori. Il commercio totale di beni e servizi tra i due paesi ha ormai superato i 600 miliardi di dollari nel 2020. E sì, il denaro non guarda in faccia a regimi corrotti. E quel “demonio” di Soros, specialista delle rivoluzioni colorate in ogni angolo del mondo, non dovrebbe meravigliarsene nel suo mondo arcobaleno con prevalenza di arancione. Ma questo apparentemente assurdo scontro di opinioni tra due giganti predatori finanziari di Wall Street nasconde una storia molto più ampia: l’incombente collasso sistemico all’interno della Cina di una piramide del debito finanziario che è forse la più grande al mondo. Un collasso che molti pensano potrebbe avere un effetto domino sull’intera economia mondiale di gran lungamaggiore rispetto alla crisi di Lehman del settembre 2008. “L’Iniziativa BlackRock minaccia gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e di altre democrazie perché il denaro investito in Cina aiuterà a far avanzare il regime del presidente Xi, che è repressivo in patria e aggressivo all’estero”, sostiene il buon George. Al che Larry Flink taglia corto: “Attra verso la nostra attività di investimento, i gestori patrimoniali con sede negli Stati Uniti e altre istituzioni finanziarie contribuiscono all’interconnessione economica delle due maggiori economie del mondo”. Tuttavia, in un momento in cui l’e norme edificio del debito delle banche cinesi e dei conglomerati immobiliari sta crollando quasi quotidianamente, la difesa di BlackRock e del Ceo Fink difficilmente suona vera. Suggerisce che c’è molto di più dietro la relazione BlackRock-Cina e all’attuale giro di vite sulle società private cinesi come Alibaba e Ant Financial di Jack Ma. In un editoriale del 30 agosto, Soros ha definito il giro di vite delpresidente Xi Jinping sulle imprese private “un freno significativo per l’economia cinese” che “potrebbe portare a un crollo”. Ha inoltresottolineato che i principali indici azionari occidentali hanno “effica cemente costretto centinaia di miliardi di dollari appartenenti a investitori statunitensi a dirigersi verso societàcinesi la cui governance aziendale non soddisfagli standard richiesti: potere e responsabilitàsono ora esercitati da un uomo (Xi) che non risponde ad alcuna autorità internazionale”.

I mercati finanziari cinesi sono in effetti opachi e le regole cambiano in modo imprevedibile. Il crollo in corso dell’enorme gruppo immobiliare e finanziario cinese di Evergrande è solo un esempio. Ad agosto China Huarong Asset Management Co., una cosiddetta “bad bank” creata dal ministero delle Finanze per assumere beni di società cinesi in difficoltà, ha dovuto essere essa stessa salvata dallo Stato per impedire quella che molti temevano sarebbe stata la Lehman Brothers della crisi cinese. Huarong è una delle quattro società statali create sulla scia della crisi finanziaria asiatica del 1998 per gestire le attività di società statali in bancarotta. Sebbene posseduta a maggioranza dal ministero delle finanze cinese, dal 2014 ha venduto azioni ad altri, tra cui Goldman Sachs e Warburg Pincus. Dopo il 2014 Huarong è diventato un gigante finanziario non bancario e ha finanziato una crescita spettacolare attraverso il debito, che ha iniziato a dipanarsi nel 2020 durante la crisi del Covid. Senza scrupoli, nel gennaio 2021 un tribunale cinese ha processato il presidente, Lai Xiaomin, che è stato condannato a morte senza grazia per corruzione, appropriazione indebita e bigamia, in una strano mazzo di accuse, per aver “messo in pericolo la stabilità finanziaria della Cina” . In Cina, chi sbaglia paga. Anche con la vita.

29 settembre 2021




L’ideologia o la spregiudicatezza governano i voraci mercati 

Mentre molti investitori cercano di non colorare i propri obiettivi di investimento in termini politici, la realtà è che investire in Cina è inevitabile. Per la leadership cinese invece l’i deologia, ovvero il comunismo, colora tutti gli aspetti della vita. Ciò include i mercati e i loro partecipanti. Si ascolti il discorso di Xi Jinping in occasione del centenario del Partito comunista cinese lo scorso giugno. Per Soros é singolare l’appro vazione da parte di BlackRock dei principi cinesi di investimento in materia di trasparenza ambientale, sociale e di governance aziendale. Indipendentemente dai dilemmi etici presentati da investimenti in uno stato autoritario, dalle preoccupazioni angoscianti sulla natura del controllo statale sui mercati, dalla natura autoritaria e repressiva dello stato, dall’antagonismo ormai saldamente stabilito tra il sistema cinese e le democrazie occidentali o da allarmanti minacce alla democrazia in generale, ci sono alcuni rischi fondamentali su cui persino Soros sorvola nel perseguimento della sua attività. Ma non si intravedono alternative: la fiducia cieca nella stella polare del mercato è stata fatta a pezzi molto prima della pandemia.

Ra.Vi.

La “società aperta” promossa dal magnate ungherese 

Georges Soros è una delle figure più influenti del nostro tempo. Nato in Ungheria nel 1930, ha vissuto l’oc cupazione nazista che ha portatoall’uc cisione di oltre 500.000 ebrei ungheresi.Nel 1947, non appena i Comunisti presero ilpotere in Ungheria, Soros lasciò Budapest per Londra, per poi emigrare negli Stati Uniti ed entrare nel mondo della finanza e degli investimenti dove fece la sua fortuna. L’attivismodi George Soros, che si considera “un capo di Stato senza Stato”, tocca infatti tutti i campi e tutti i continenti. Negli ultimi decenni, poche nazioni sono state risparmiate dall’azione o dall’influenza della sue Open Society Foundation, seconda più grande fondazione filantropica privata negli Stati Uniti, dopo quella di Bill e Melinda Gates. Ovunque la sovranitàpolitica e la stabilità sociale siano sotto attacco,troviamo tracce di Georges Soros, delle sue reti,dei suoi attivisti, dei suoi miliardi. Sia attraversol’immigrazione di massa, la depenalizzazione delle droghe, le nuove norme sociali, la promozione di teorie di genere o le rivoluzioni colorate. In ciascuna di queste aree, Soros lavora con sorprendente coerenza verso il raggiungimento di un unico obiettivo: l’avvento di un nuovo ordine politico internazionale basato sulla nozione di una società aperta e la fine degli stati nazione.

Ra.Vi.


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