“Ora per il tuo capo è più semplice leggere i tuoi messaggi privati”

 di Raffaella Vitulano

Lo smart working non scomparirà certo quando avremo debellato il Covid: è il pensiero del colosso Usa Saleforce che ha acquisito, per oltre 27 miliardi, la società Slack, che fornisce piattaforme per il lavoro da remoto. Una operazione da ben 27,7 miliardi di dollari per la precisione, in parte in contanti e in parte in azioni. Il periodo sembra quello giusto, dato che, a causa della pandemia, aumentano le offerte di lavoro a distanza, e le società del settore si trovano a dover fronteggiare l’agguerrita concorrenza di Microsoft e di altre app che consentono di tenere in contatto i colleghi pur restando lontani dal luogo di lavoro. L’acquisizione dovrebbe chiudersi, secondo quanto comunicato dalle due società, nel secondo trimestre del 2022. Slack, tuttavia, da piattaforma di lavoro di sta trasformando in una piattaforma di contatti tra colleghi che discutono di rivendicazioni lavorative e salariali. Su Slack i sindacati non esistono. Non ci sono tessere d’i scrizione, né una forma giuridica definita. Slack non porta le persone in piazza e i dipendenti raramente scioperano, ma si muovono sui social network, da Slack appunto - a Whatsapp, raccogliendo adesioni in tutto il mondo. E spostano il consenso nelle società tecnologiche più grandi al mondo. Ecco perché si può dire che le piattaforme come Slack sono i “sindacati” del big tech e della gig economy, nati proprio all’interno delle realtà di lavoro da parte degli stessi dipendenti che chattano, dando il via ad una gestione del personale basata sulla gerarchia orizzontale e sulla cultura della fiducia tra colleghi. Un’organizzazione nel tech dove i sindacati tradizionali faticano a trovare spazio. I lavoratori, tuttavia, sentono forte anche nel big tech la necessità di veder tutelati i propri diritti. Così, nel tempo, negli Usa sono nate diverse associazioni che, pur condividendo lo spirito dei sindacati, sono profondamente diverse nella natura giuridica e nel modo di agire. La più recente, di cui avevamo scritto, è anche la più simile ad un sindacato vero e proprio: è la Alphabet Workers Union, nata in Google a gennaio 2021. Per la sua attuale natura giuridica può esistere e agire regolarmente, ma non può obbligare l’azienda ad una contrattazione formale. Alphabet, del resto, più che sui contratti focalizza la sua attenzione sui principi di eticadel lavoro e di non discriminazione.

Si batte, inoltre, per la libertà di non lavorare a progetti non in linea con l’etica personale dei dipendenti. Se in Google c’è Alphabet, in Amazon esiste la meno nota Initiative Amazon Anonymous, nata per costringere l’azienda a garantire migliori condizioni di lavoro e che, secondo il magazine tedesco Brand Eins, raccoglie 200 mila persone in tutto il mondo. Tutto, spesso, corre sulle chat, perlopiù tramite la messaggistica interna all’azienda, che può controllarle. E questo é il rovescio della medaglia di Slack. La rivista The Verge ha pubblicato una storia schiacciante sulla startup di bagagli Away. Ex dipendenti hanno affermato che il co-fondatore e Ceo Steph Korey ha creato un ambiente di lavoro tossico rimproverandoli e sminuendoli; manipolandoli per farli lavorare in vacanza o chiedendo loro di cancellare del tutto le loro ferie; incoraggiarli a lunghi orari senza straordinari e pubblicando discorsi lunghi e viziosi nella Slack dell’azienda. Tra i tanti orrori di Away, ai dipendenti non era permesso di scambiarsi e-mail e canali privati o messaggi diretti erano quasi del tutto vietati, tranne in circostanze molto piccole e particolari, come chiedere a un collega di unirsi a pranzo. Tutte le altre comunicazioni dovevano avvenire in canali Slack pubblici a cui tutti in azienda avevano accesso. Sebbene la società affermasse che questo serviva a creare una cultura della “trasparen za”, come osserva l’articolo di Verge, ha invece creato una cultura di sorveglianza e disagio. La maggior parte dei lavoratori americani sembra comunque sorvegliata sul lavoro in un modo o nell’altro. Un sondaggio dell’A merican Management Association ha rilevato che l’80% delle principali società statunitensi monitora oggi la posta elettronica, l’uso del telefono e di Internet dei dipendenti, rispetto al 35% nel 1997. È notevolmente più facile monitorare i dipendenti e sembra che la direzione ne stia sfruttando appieno i vantaggi . I dipendenti sono sorvegliati per aumentare la produttività, per motivi di sicurezza o garantireche nessuno dica qualcosa di potenzialmente offensivo o discriminatorio. Oppure potrebbe essere per ragioni non dichiarate: che ladirezione si preoccupa che i suoi dipendenti si lamentino di loro, spettegolino su di loro, o - Dio non voglia - che si organizzino sindacati. Magari utilizzando proprio Slack. “Parlavo con i miei membri del sindacato. Avevamo uno Slack separato per le cose sindacali, in realtà, ma molte persone usavano i loro computer di lavoro”, dice Serena, un editore di New York che come altri intervistati ha chiesto a The Verge che il suo vero nome non fosse usato, in modo da proteggersi dalle ritorsioni sul lavoro. Sebbene la maggior parte della creazione dell’organizzazione sindacale sia avvenuta al di fuori di Slack, racconta, le persone spesso si sono lamentate nelle chat di Slack e, a volte, le conversazioni sarebbero diventate abbastanza pericolose. La decisione di Serena di togliere le sue conversazioni più negative sull’azienda dalla chat di Slack è stata una buona idea, poiché una recente sentenza del National Labour Relations Board ha reso legale per i datori di lavoro istituire regole che vietino discussioni non legate al lavoro, inclusa l’organizzazione sindacale, sui suoi server di posta elettronica e altri sistemi come Slack, che ha recentemente rilasciato una nuova versione della sua politica sulla privacy e degli strumenti che solleva reali preoccupazioni per i diritti e la privacy dei dipendenti. Fast Company riassume una delle modifiche: “In base alle nuove regole, i clienti Slack che pagano per determinati servizi premium saranno in grado di scaricare tutti i dati dal loro spazio di lavoro, sia pubblico che privato, apparentemente senza informare i membri della comunità”. Vale a dire: le informazioni provenienti sia dai messaggi privati (DM) che dalle chat room saranno pubblici se il capo lo desidera. Come si legge in un titolo del New York Magazine : ”Ora è davvero facile per il tuo capo leggere i tuoi Dm Slack”.

Raffaella Vitulano




Le piattaforme di messaggi per rivendicare i propri diritti 

Nata in California, la Game Workers Unite riunisce sviluppatori e designer di videogiochi, sia dipendenti che freelance. Non scendono in piazza, ma organizzano campagne sui social. Un altro movimento sindacale che raccoglie, più in generale, ingegneri informatici e sviluppatori di software è la Tech workers coalition, che si batte per un’industria della tecnologia più equa e inclusiva. Organise.org.uk è una piattaforma su cui i lavoratori possono riunirsi e sostenere insieme una causa: una lavoratrice inglese, ad esempio, ha ottenuto che i free lance non fossero più esclusi dai sussidi pubblici Covid-19. Un camionista, invece, ha conquistato per sé e tutti i colleghi il diritto ad andare a casa dopo un viaggio. Non hanno un vero e proprio sindacato, ma hanno iniziato a far sentire la propria voce anche i lavoratori della così detta gig economy: guidano taxi, consegnano pacchi, puliscono

case e testano software a chiamata, scelti da un algoritmo. Hanno delle piattaforme digitali di riferimento, una di queste è Coworker. Quanto agli youtubers, esiste la Youtubers Union, che oggi conta 27 mila aderenti in tutto il mondo.

Ra.Vi.


Nlra: nell’orario di lavoro si può parlare di sindacato 

I dipendenti temono che uno strumento digitale che molti usano per condividere le preoccupazioni sul posto di lavoro possa essere sottoposto a maggiore sorveglianza dai loro datori di lavoro. Negli Stati Uniti, ai sensi del National Labour Relations Act (Nlra) , “i supervisori e i manager non possono spiarti, interrogarti in modo coercitivo, minacciarti o corromperti riguardo alla tua attività sindacale o al sindacato attività dei tuoi colleghi. Non puoi essere licenziato, disciplinato, retrocesso o penalizzato in alcun modo per esserti impegnato in queste attività ”. Inoltre, secondo l'Nlra, “il tuo datore di lavoro non può proibirti di parlare del sindacato durante l'orario di lavoro se ti consente di parlare di altre questioni non legate al lavoro durante l'orario di lavoro”. Vale a dire, se un datore di lavoro consente ai suoi lavoratori di parlare del loro nuovo cucciolo o della laurea della figlia durante l’orario di lavoro, il datore di lavoro non può impedire ai dipendenti di parlare con i loro colleghi delle loro condizioni di lavoro, di usare la loro voce per migliorare il loro lavoro o di formare o entrare in un sindacato mentre si lavora.

Ra.Vi.



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