La Cina tesse anche sul Fashion. Occhi aperti dell’Occidente

 di Raffaella Vitulano

Dall’oceano alla terraferma, le ultime opere dello stilista cinese Xiong Ying rendono omaggio a Madre Natura e alla vita. Lo spettacolo di Qian Kun & Fang Yi Heaven Gaia ha alzato qualche giorno fa il sipario di uno dei principali eventi di moda cinesi, la China International Fashion Week per la primavera - estate 2022, a Pechino, combinata con quella di “Beijing Consumption Season: International Fashion Festival” nell’ambito della China International Fair for Trade in Services. Lo spettacolo aveva uno sfondo in stile industriale, combinando più di 60 set di abiti da donna boutique cinesi con lo spettacolo di luci magiche dello Shougang Industrial Park, presentando una perfetta integrazione tra cultura classica e festa della moda moderna. In Cina niente è casuale e tutto è interconnesso. Non è infatti un caso che in questi giorni sia in corso a Pechino anche il Ciftis 2021, dal tema “Verso il futuro digitale e lo sviluppo orientato ai servizi”, con circa 130.000 metri quadrati di superficie espositiva e oltre 100 tra forum, incontri o attività di promozione e negoziazione.

La China Fashion Week è un evento internazionale di moda che si tiene due volte l’anno.

L’evento è nato nel 1997 e ospita concorsi professionali, mostre, forum di moda e valutazioni professionali. Una settimana della moda che ormai minaccia quella di Milano e che mette in mostra collezioni di moda di vari designer, tra cui prêt-à-porter, accessori, styling e altri nuovi design. Pechino conferma il proprio carattere internazionale ed ospita oltre 3200 designer e modelli provenienti da paesi come Giappone, Corea, Singapore, Francia, Italia, Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Svizzera, Paesi Bassi e Svezia. Anche le statistiche della Shanghai Fashion Week raccontano una storia forte: una crescita esplosiva del numero di acquirenti e ordini per marchi di stilisti locali, nonché l’emergere di un nuovo stile cinese, le cui nuove collezioni stagionali hanno messo in evidenza la maturità e il potenziale commerciale del mercato della moda cinese, sia attraverso la forza dei negozi multimarca cinesi guidati dagli acquirenti, sia attraverso la crescente qualità e influenza dei marchi locali. Si stanno insomma gettando le basi per un fiorente fashion system locale di fascia alta. I marchi includono marchi tradizionali locali e una serie di marchi di stilisti d’avanguardia, ed entrambe le tipologie progrediscono a ritmo sostenuto. Nomi di cui magari al momento non si parla in Italia, ma che segneranno il futuro della moda internazionale: Susan Fang, Windowsen, Märrchen, Ximon Lee e Shuting Qiu.

Oltre il 40% dei marchi in Cina si concentra sulla moda sostenibile, com un occhio all’ambiente e al riciclo, mentre quasi il 20% enfatizza le influenze culturali tradizionali cinesi (noto come patrimonio culturale immateriale cinese) e quasi il 50% é costituito da partnership con marchi internazionali. A Shanghai, rispetto a Pechino, gli ultimi ordini sono stati compresi tra 38 e 42 milioni di dollari, cifre di tutto rispetto. Gli ordini anno su anno di molti marchi sono aumentati di multipli fino a otto, riflettendo gli elevati livelli di attività nel mercato locale. Nel paese anche Dadashow ha fatto un buon debutto, esponendo 60 marchi, attirando più di 4.000 visitatori, di cui 3.000 buyer e più di 500 media e fashion blogger. In otto giorni sono state registrate vendite per oltre 14 milioni di dollari. Gli stilisti cinesi sono fiduciosi nel loro uso di elementi di design tradizionale. Negli showroom e nelle sfilate si assiste ad un nuovo punto di svolta nell’industria della moda cinese: puoi vedere che molti designer stanno usando audacemente elementi tradizionali ispirati ai dipinti di fiori stagionali e gli animali mitologici, costruendo lentamente un’autostima culturale. Niente di paragonabile, certo, agli stilisti giapponesi, che dell’avanguardia e della scelta del rigore cromatico e dei tessuti hanno fatto il loro marchio di fabbrica. Siamo lontani dalla genialità di Yamamoto o Issey Miyake, ma qualcosa bolle nella pentola di Pechino.

I designer cinesi stanno diventando famosi a livello nazionale, e questo è un primo passo. Ciò dimostra che le loro piattaforme per l’incubazione di designer sono sempre più in grado di promuoverli. Tuttavia, alcuni designer mancano decisamente di un senso di identità e il loro alone potrebbe essere solo temporaneo. Costruire un circolo di supporto è una parte importante del processo di sviluppo per i marchi di stilisti indipendenti. Questi designer sono cresciuti nell'era di Internet. Molti di loro hanno studiato in scuole di moda internazionali o hanno vinto premi e naturalmente hanno il potenziale per diventare modelli per i giovani.

La sfida per la nuova generazione di designer è quella di costruire una forza commerciale mantenendo lo spirito creativo che li ha portati all’attenzione. Per affermarsi all’estero occorre trovare una sintesi nelle idee di incontro tra Cina e Occidente. Pensiamo alle divise cinesi presentate alle Olimpiadi a Tokyo. Abiti decorati con animali di buon auspicio come draghi cinesi e fenici: tutto questo riflette il fatto che la squadra olimpica cinese non fosse focalizzata solo sulla vittoria di medaglie, ma mostra anche la bellezza della Cina al mondo.

La moda mostrata dagli atleti cinesi ai Giochi Olimpici di Tokyo ha stupito molti “netizen”, che affermano che questa è un’opportunità per la moda cinese di distinguersi sulla scena internazionale e brillare di fronte a tutto il mondo. Il primo momento clamoroso per la moda cinese è stato alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi. Le divise della delegazione cinese hanno utilizzato il rosso come colore principale, che rappresenta l’augurio di un buon inizio per il Team China. Le divise del Team, che combinano rosso e bianco, sono state disegnate da un gruppo di designer del Beijing Institute of Fashion Technology. Le divise sono state decorate con una peonia, che è il fiore nazionale della Cina, e lo stile del fiore è stato ispirato da un’antica ciotola della dinastia Ming (1368-1644) al Museo del Palazzo, secondo il media cinese The Paper. Alcune divise da ginnastica cinesi hanno usato anche i simboli tradizionali cinesi come la fenice cinese. Se le paragoniamo a quelle degli atleti italiani disegnate da Armani, che hanno alimentato verosimilmente giuste critiche per quei packman pizza tricolori, potremmo affermare che le divise cinesi hanno superato benissimo la prova.

8 settembre 2021



Draghi e fiori sulle divise olimpioniche I giovani sono affascinati dai simboli 

La divisa di Chen Meng, medaglia d’oro nell'evento di tennis da tavolo femminile, è stata disegnata appositamente per lei. L’uniforme era rosa perché è il colore preferito di Chen e gli stilisti hanno ricamato un drago cinese sulla sua spalla destra per simboleggiare che può decollare come un potente drago.

“Ho guardato le Olimpiadi. Le divise per la delegazione cinese hanno aggiunto molti elementi alla moda”, ha detto domenica al Global Times Zhang Yan, giovane stilista cinese che ha debuttato alla settimana della moda di New York nel 2019. “Quando gli atleti salgono sul podio, penso che il design cinese non sia solo affascinante, ma anche una sorta di nuova moda. La fiducia mostrata nell’abbigliamento è davvero forte”, ha detto Zhang.

Alcuni giovani spettatori hanno iniziato a cercare vestiti con stili analoghi. “Quando ho visto gli atleti indossare questi vestiti, ho iniziato a immaginare come sarebbe stato se li avessi indossati io, penso che sarei stato più energico ed elegante”, ha detto Yang, un fan delle Olimpiadi di 27 anni.

Ra.Vi.

Labelhood, incubatore di talenti alza la sfida tra Washington e Pechino 

Mentre Washington e Pechino si sfidano in una battaglia campale sul commercio, i designer cinesi sono più richiesti che mai. “La grande svolta è che sempre più designer cinesi si stanno rendendo conto di poter competere su scala globale”, sostiene Tasha Liu, fondatrice di Labelhood, la cui ragion d'essere è quella di facilitare l'ingresso di nuovi designer nel mercato. Pechino, ma soprattutto Shanghai, sono diventate destinazioni di riferimento per le persone desiderose di scoprire nuovi talenti del design, che in comune hanno il fatto di aver studiato all’e - stero. Nelle università cinesi il sistema educativo serve ancora principalmente i bisogni del paese piuttosto che lo sviluppo delle capacità o gli interessi personali degli studenti. Tuttavia, rifiuta l'idea che i designer cinesi siano meno creativi rispetto ai loro coetanei occidentali. E Parigi non se li fa scappare: Fang è stata selezionata per il Premio Louis Vuitton di quest’anno e ha sbalordito gli spettatori di Shanghai con i pezzi eterei della sua terza collezione ispirati alla natura e tessiture fatte a mano.

Ra.Vi.




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