Nuovo rischio Lehman Brothers dietro la La La Land delle criptovalute

 di Raffaella Vitulano

Volteggiano in un modo immaginario, ma non è detto che la loro storia sia sempre a lieto fine come nella pellicola hollywoodiana. Stiamo parlando delle criptovalute, monete digitali create attraverso un sistema di codici, di cui i giovani sono veri fan e con le quali smanettano sulle app dedicate. Le criptovalute funzionano in modo autonomo, al di fuori dei tradizionali sistemi bancari e governativi. E proprio per questo possono mettere a rischio i risparmi. L’allarme lo lancia il presidente della Consob, Paolo Savona, evocando i bitcoin nel discorso annuale al mercato. ”Il genio è uscito dalla lampada e non si riuscirà a riportarlo dentro”. In pratica, la speculazione sulla criptovaluta sarebbe ormai simile a quella sui mutui subprime del 2008 e per arginarla serve una regolazione internazionale che apra alla tecnologia blockchain, alla base delle criptovalute, auspicandone la regolamentazione per strumenti finanziari semplici. Il numero uno dell’authority mette in guardia dalla rapida evoluzione degli strumenti e dal ripetersi dell’esperienza antecedente la crisi del 2008, quando i contratti derivati si svilupparono fino a raggiungere una dimensione di dieci volte il Pil globale. Occorre considerare che il valore del Bitcoin e delle altre criptovalute è da sempre oggetto di speculazioni che ne fanno crescere repentinamente e allo stesso modo crollare il prezzo come su montagne russe. Due i vip delle speculazioni. Uno è l’ormai divo del web, il patron di Tesla e SpaceX, Elon Musk. L’altro è Nayib Bukele, eccentrico presidente dello stato centramericanodi El Salvador che - primo al mondo - ha addirittura equiparato il Bitcoin alla moneta a corso legale, il dollaro statunitense, e propagandato il potenziale della criptovaluta come valuta di rimessa per i salvadoregni all’e stero, un capitale rifugio per affari discutibili. Elon Musk, dal canto suo, ha portato ad un nuovo rialzo del bitcoin (del 12% in 24 ore) spiegando al solito via Twitter che Tesla potrà riprendere a consentire le transazioni Bitcoin per l’acquisto dei suoi prodotti ”quando almeno il 50% dei miners utilizzeranno energia pulita per produrre i bitcoin”. Tra Elon Musk e i minatori si inseriscono le aziende di ”cloud mining”, ditte che noleggiano potenza di calcolo a chi vuole minare le criptovalute senza dover tenere in casa un mining rig. Ma chi sono questi minatori e come vengono coniate le criptovalute? Il giornale francese Les Echos ha visitato una “fabbri ca” di criptovalute in Cina: 4mila computer, chilometri di cavi e un rumore assordante. Lungo una strada secondaria ai piedi dell’Himalaya, nella provincia cinese di Sichuan, esiste una delle numerose, immense “miniere” che lavorano giorno e notte, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Non è segnata sulle carte. Da fuori, risuonano i rumori delle macchine e dei sistemi di climatizzazione necessari per raffreddarle. Quelle macchine, però, non sono scavatrici. Sono computer. E la miniera non è di rame, né di ferro, né di carbone. Qui, al riparo da sguardi indiscreti, si “fabbricano” criptovalute. La potenza di calcolo è gigantesca, necessaria per convalidare le transazioni e creare blocchi nella blockchain. Il tutto in concorrenza con altre “minie - re”. I computer girano a pieno regime per risolvereproblemi di crittografia. È un po’ come se si provassero miliardi di combinazioni di una cassaforte. Il “miner” che ci riesce nel più breve tempo possibile sblocca la serratura e ottiene una ricompensa per aver creato un nuovoblocco. Un consumo energetico notevole con cui la Cina ha fatto una vera e propria industria. Da sola, copre i due terzi dell’attività mondiale. E lo fa grazie ad un vantaggio strutturale: la possibilità di usare energia elettrica ad un costo tra i più bassi del mondo. Stesso buio, ronzio assordante e luci intermittenti che scandiscono il ritmo vertiginoso degli algoritmi anche a Gondo, a 1.359 metri sulle Alpi svizzere, dove per duecento anni centinaia di minatori d’o ro hanno scavato nelle viscere della montagna. Ma i minatori di oggi sono cambiati. Sono magari ventiseienni come Thomas e Lillo, che hanno cominciato quasi per gioco a interessarsi di criptovalute in un garage di biciclette tra rumori insopportabili accumulando bitcoin, ethereum o monero e facendo incetta di conoscenze sulla tecnologia blockchain. A Calenzano è invece nata la prima miniera italiana di Bitcoin. In una capannone in provincia di Firenze tre giovani imprenditori hanno allestito mesi fa una fabbrica di criptovaluta dove si estrae l’oro 4.0. Anche qui non ci sono lavoratori umani all’opera, ma una fila sterminata di tower del Pc intenti ad estrarre dalle miniere del web manciate preziosissime di Bitcoin. Poi sono arrivate tante altre miniere sul territorio, come quella a due passi dal Duomo che estrae da tre anni la moneta digitale dal blockchain grazie alla potenza computazionale delle sue 26 instancabili macchine, e che ora quadruplicherà la produzione. Impazza su Twitter il meme delle foto profilo “laser eyes”, gli occhi laser, dedicato a chi crede che Bitcoin possa presto arrivare a 100.000 dollari. Prima di correre ad aprire uno dei tanti portafogli digitali per commerciare in criptovalute però, occorre riflettere bene prima di perdere tutti i risparmi accumulati nel porcellino salvadanaio.

18.6.2021

Fan Token, il futuro del calcio passa attraverso i tifosi 

Un modo per sedurre i tifosi, illudendoli di possedere una sorta di piccola quota societaria. Parliamo di Token, ovvero il pallone e le criptovalute. E non solo, perché a quanto pare le squadre di calcio di mezzo mondo hanno iniziato a conoscere anche il potere degli Nft, i token non fungibili. La pandemia ha causato ingenti perdite nelle casse dei club, ma questi ultimi hanno cercato nuovi approvvigionamenti. Così è nata la mania dei fan token, strumento digitale molto simile alla criptomoneta emesso dal team sportivo stesso che si affida solitamente ad una società esterna per la sua definizione e realizzazione, condividendo con questa parte degli introiti che ne derivano. Il toke, tende a seguire l’an damento del mercato, più che della squadra in sé.Dunque non è detto che se il Team A è primo in classifica e vince tutte le partite il suo fan token cresca sul cripto-mercato. Coi token i tifosi partecipano ad alcune blande decisioni, come ad esempio la canzone da far suonare allo stadio o l’immagine da pubblicare sui social. Decisamente più importante per il team, dato che è introito aggiuntivo.

Ra.Vi.

Il podio delle valute digitali Bitcoin è saldo al primo posto 

Sono oltre 7.000 i progetti collegati al ‘conio digitale’ e sono caratterizzati da vita breve ed estrema volatilità. Ma possiamo parlare di tre casi di successo. Bitcoin, la prima criptovaluta per capitalizzazione di mercato e con la più alta liquidità, il che significa che c’è sempre qualcuno pronto a scambiare Bitcoin nello spazio crittografico. Ethereum, al secondo posto del podio come capitalizzazione di mercato. Una comunità solida e una tecnologia all’a vanguardia sono i punti di forza. Primo progetto blockchain con Smart Contracts, i contratti intelligenti che permettono agli sviluppatori di creare applicazioni decentralizzate allargando la base di utilizzo e la fruibilità del sistema. Infine, Dogecoin. Il cane Shiba Inu che, accompagnato da un testo multicolore in carattere Comic Sans, è diventato un meme virale, si è trasformato nel logo di uno dei casi più clamorosi nel campo delle criptovalute.Nata l’8 dicembre 2013, come uno scherzo sul valore monetario e su Internet, Dogecoin è oggi la sesta moneta per capitalizzazione di mercato.

Ra.Vi.


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