Dieci anni vissuti pericolosamente dopo la lettera di Trichet e Draghi

 di Raffaella Vitulano

Agosto 2021, dieci anni dopo. Sono passati dieci anni da quando venne recapitata al Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, la lettera firmata da Trichet e Draghi in cui si faceva richiesta di pesanti riforme economiche nel segno dell’austerità e di altri dogmi economici europei. Cos’era successo in quei giorni? Il 5 agosto 2011, al culmine di una drammatica crisi delle borse europee e un forte ampliamento del differenziale tra i tassi sui titoli italiani e quelli tedeschi (spread), il governatore uscente della Bce, Jean Claude Trichet, e quello designato, Mario Draghi, scrissero una lettera al governo italiano presieduto da Silvio Berlusconi, chiedendone la riservatezza ed indicando una serie di misure da attuarsi al più presto. Era solo sulla base di tali condizionalità che sarebbe giunto il sostegno della Bce al governo, attuato attraverso l’acquisto massiccio di titoli di Stato italiani sul mercato secondario. Una iniziativa, quella della Bce, che segnò lo spartiacque. Per alcuni, segnò il punto di svolta nella ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano. Renato Brunetta, allora ministro della Pubblica Amministrazione, racconta che il contenuto della lettera fu anticipato a Berlusconi, per il tramite di Mario Draghi, da Daniele Franco, allora alla Banca d’Italia.

Quel 5 agosto 2011, a borse chiuse, Berlusconie Tremonti convocarono una conferenza stampaper spiegare una manovra straordinaria per l’Italia. I giornali si scatenarono, parlando sempre di una lettera segreta. Fu il Corriere della Sera, il 29 settembre 2011, a rivelare con uno scoop i contenuti della lettera all’opinionepubblica. Nel novembre 2011, quando il famosoSpread, raggiunse i 575 punti base, “Il Sole 24Ore” titolò in prima pagina “Fate presto”,invocando l’arrivo di Mario Monti alla guida di un governo tecnico. Quello stesso Mario Monti che aveva svolto il ruolo di International Advisor per la Goldman Sachs a partire dal 2005. La lettera condusse ad una manovra di finanza pubblica di entità mai vista nella storia della Repubblica italiana. Quel documento “strettamente confidenziale”, in nome dell’accelerazione dell’econo mia, richiamò esplicitamente l’esigenza di rivedere le norme sulle assunzioni e i licenziamenti dei lavoratori (per i quali nella lettera si usa il termine “dismis sal” nelle imprese applicando l’intesa del 28 giugno tra la Confindustria e i sindacati, che si muoveva nella direzione giusta a detta Di Draghi e Trichet. Ma che evidentemente non bastava. La lettera chiedeva poi “la piena liberalizzazione” degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali, prevedendone la “privatizzazione su larga scala”. Ed un “serio impegno” per abolire o consolidare alcuni livelli amministrativi intermedi. Eppure quella lista non evitò il declassamento del rating dell’I talia dall’agenzia americana Standard and Poor’s. I protagonisti di quei giorni sono oggi tutti qui. Anche l’ Enrico Letta che arrivò a sostenere che il programma della lettera fosse il programma del Pd. Niente disorprendente, del resto, da chi ha pubblicato unlibro dal titolo “Morir e per Maastricht”. OggiMario Monti ammette che le richieste di Trichet e Draghi erano esagerate, ma lui si applicò conzelo affinché il parlamento italiano votasse il pareggio di bilancio in Costituzione. L’attua le governo Draghi rappresenta una continuazionedi questa politica. L’anno dopo, il 26 luglio del2012, Mario Draghi, da pochi mesi nominato Governatore della Bce, parlò alla Global Investment Conference presso la British Business Embassy, dichiarando che “all’interno del suo mandato, la Bce è pronta a fare tutto ciò che serve per preservare l’Euro; e credetemi, sarà sufficiente”. Fu il celebre 'Whatever it takes' che placò gli assetati mercati che riacquistarono fiducia. Successivamente, nel marzo 2015, la Bce avrebbe dato il via al programma di acquisto di Titoli di Stato, definito “Quantitative Easing”. Durante tutto l’arco di quell’anno, infatti, venne registrata una vendita massiccia di Titoli di Stato italiani, ad opera delle maggiori banche sulla scena internazionale. I due governi tecnici oggi sono a confronto: Mario Monti, uno dei più importanti economisti sulla scena mondiale, è stato implacabile con i tagli alla Spesa Pubblica ed agli investimenti, l’applicazione di misure di austerità, il Trattato sul Mes, ma le sue riforme non sono state dai più considerate sufficienti a risolvere la situazione. Quelle tre parole di Mario Draghi sì. Questo dovrebbe farci riflettere molto sull’irrazionalità dei mercati. E farci al contempo riflettere sul fatto che nel nuovo governo ci sono tre amici di vecchia data: il premier Mario Draghi, il ministro dell'Economia, Daniele Franco, e quello della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Testimone diretto degli avvenimenti di vent’anni fa, Brunetta ne svelò soltanto dopo un po’ di tempo, nel suo pamphlet, un segreto: a scrivere la lettera della Bce, firmata da Draghi e Trichet, era stato in realtà Daniele Franco, suo ex allievo all'università di Padova.

28 agosto 2021

Supermario, a Boston come a Roma l’uomo giusto al momento giusto 

Mario Draghi è un economista, accademico, banchiere e dirigente pubblico italiano. Formatosi in Italia e specializzatosi al Mit di Boston, già professore universitario, Mario Draghi negli anni novanta diventa alto funzionario del Ministero del tesoro. Dopo un passaggio in Goldman Sachs, nel 2005 viene nominato Governatore della Banca d’Italia, prendendo il posto di Antonio Fazio, e diventando così membro del Consiglio Direttivo e del Consiglio Generale della Banca centrale europea nonché membro del Consiglio di amministrazione della Banca dei regolamenti internazionali. Mario Draghi ha ricoperto inoltre l’incarico di Presidente del Financial Stability Board. È stato Direttore esecutivo per l’I talia della Banca Mondiale e nella Banca Asiatica di Sviluppo e membro del Gruppo dei Trenta. Nel 2011 succede a Jean-ClaudeTrichet nella carica di Presidente della Banca centrale europea. Nel 2018 è stato annoverato tra gli uomini più potenti del mondo al 18° posto. Draghi è davvero l’uomo giusto nel posto giusto al momento giusto?

Ra.Vi.

L’estate rovente dello spread nella lente dell’ex premier Monti 

La Bce non si limitava a ricordare all’e scutivo la necessità di fare le riforme, ma entrava anche nel dettaglio. “Le sfide principali - si legge - sono l’aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro”. Per Mario Monti, “dopo dieci anni, è ora di trarre da quella vicenda alcuni insegnamenti, tre soprattutto, sui quali riflettere per il presente e per il futuro”. Ma quali sono questi insegnamenti? Il primo, spiega l’ex premier in una nota sul Corriere della Sera, è non rendersi dipendenti dagli aiuti altrui. Ilsecondo, invece, evitare gli eccessi di restrizione. Il terzo, infine, evitare gli eccessi di condiscendenza. Per Monti, “guardare al 2011, attraverso il prisma di un’importante lettera, può aiutare a capire davvero che cosa avvenne allora. Soprattutto, può consentire di evitare, usando memoria e vista un po’ lunga, che si ripresentino situazioni come quelle che il nostro Paese allora dovette affrontare”.

Ra.Vi.


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