Qatar, già 6500 lavoratori morti per il Mondiale 2022

 di Raffaella Vitulano


Un Mondiale di calcio già insanguinato. Il quotidiano britannico The Guardian ha recentemente aggiornato la triste statistica, scrivendo che oltre 6.500 lavoratori sono già morti nei cantieri dello stadio da quando la sede della Coppa del mondo è stata assegnata al Qatar nel 2010. Undici anni di lavori, di cui questa testata ha riferito più volte. E pochi giorni fa i rappresentanti della squadra nazionale di calcio della Germania hanno mostrato il loro sostegno a i lavoratori migranti che costruiscono stadi in Qatar prima della loro vittoria in casa 3-0 contro l’I slanda. I giocatori si sono schierati prima del calcio d’ini zio indossando magliette con il messaggio ”diritti umani”.

In Germania, un sondaggio della rivista Spiegel dice che due terzi degli intervistati sarebbero a favore del boicottaggio di Qatar 2022. Lo scorso anno un salario minimo di 275 dollari al mese è entrato in vigore per tutti i lavoratori del Qatar, mentre lo stato del Golfo rivedeva le sue leggi sul lavoro. I contratti di lavoro esistenti prevedono che tutti i lavoratori, compreso il personale domestico, siano pagati almeno 1.000 riyal (275 dollari) al mese per un lavoro a tempo pieno, l’equivalente di circa 1,30 dollari all’ora. I datori di lavoro sono anche tenuti a fornire vitto e alloggio, o un’in dennità aggiuntiva di 800 riyal al mese per vitto e alloggio. In precedenza c’era un salario minimo temporaneo fissato a 750 riyal (206 dollari) al mese, riporta l’agenzia statale Qatar News Agency. Ma c’è chi, come la campagna Migrant Rights, ha già detto che il nuovo livello è comunque troppo basso e non riflette l’alto costo della vita del Qatar.

I 6.500 lavoratori migranti morti provenivano da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka. Il Guardian spiega come questo significhi

che una media di 12 lavoratori immigrati da queste cinque nazioni dell’Asia meridionale sono morti ogni settimana dalla notte del dicembre 2010, quando le strade di Doha erano piene di folle estasiate che celebravano la vittoria del Qatar. Il totale delle morti è di certo significativamente più alto, poiché queste cifre non includono le morti da un certo numero di paesi che inviano un gran numero di lavoratori in Qatar, tra cui le Filippine e il Kenya. Anche i decessi avvenuti negli ultimi mesi del 2020 non sono inclusi. Dietro le statistiche si nascondono innumerevoli storie di famiglie devastate che sono rimaste senza il loro principale sostentatore, lottando per ottenere un risarcimento e confuse sulle circostanze della morte del loro caro.

Ghal Singh Rai dal Nepal aveva pagato quasi 1.000 sterline in tasse di reclutamento per il suo lavoro come addetto alle pulizie in un campo per i lavoratori che costruiscono lo stadio della Coppa del Mondo di Education City. Dopo una settimana dal suo arrivo, si è ucciso. Un altro lavoratore, Mohammad Shahid Miah, del Bangladesh, è rimasto folgorato nel suo alloggio da operaio dopo che l’acqua è entrata in contatto con cavi elettrici esposti. Il comitato cheorganizza la Coppa del Mondo in Qatar, alla domanda sulle morti nei progetti degli stadi, si è limitato ad esprimere dispiacere per tutte queste tragedie, contestando ”le affermazioni imprecise sul numero di lavoratori morti nei nostri progetti”. In una dichiarazione, un portavoce della Fifa hadetto che è pienamente impegnato a proteggerei diritti dei lavoratori sui progetti: ”Con le misure di salute e sicurezza molto rigorose in loco, la frequenza degli incidenti nei cantieri della FifaWorld Cup è stata bassa rispetto ad altri grandi

progetti di costruzione in tutto il mondo”. Ma con le modifiche al diritto del lavoro i lavoratori migranti del Qatar stanno davvero meglio? Non sembrerebbe, a leggere quanto i lavoratori migranti raccontano ad Al Jazeera della loro continua lotta. Un rapporto della Confederazione Internazionale dei Sindacati stimava già sei anni fa che 15 miliardi di dollari di profitto sarebbero stati realizzati dalle aziende che lavorano in Qatar sulle infrastrutture per la controversa Coppa del Mondo Fifa 2022, utilizzando fino a 1,8 milioni di lavoratori migranti, schiavi moderni. Utilizzando nuovi dati scoperti nelle statistiche del governo del Qatar, la Ituc aveva già stimato nel 2015 che oltre 7.000 lavoratori moriranno prima del fischio d’inizio della Coppa del Mondo 2022. Il Qatar si rifiuta ancora di rendere pubblico l’effet tivo tasso di mortalità dei lavoratori migranti o le reali cause di morte: analizzando le statistiche e i rapporti sanitari del Qatar negli ultimi tre anni, i rapporti precedenti di 4.000 lavoratori morti entro il 2022 sono una triste sottostima. Il tasso reale di mortalità - sostengono i sindacati - è di oltre 1.000 all’anno, mentre i dipartimenti di emergenza degli ospedali del Qatar stanno ricevendo 2.800 pazienti al giorno.


Uccisi da “cause naturali” Lutti familiari senza spiegazioni 

Omertà, silenzi, da un lato. Dall’altro, povertà e disperazione. E’ così che i capifamiglia dei migranti prendono la rotta del Qatar in cerca di fortuna, spinti dalla succosa opportunità offerta dai Mondiali di calcio dell’anno prossimo. In India, la famiglia di Madhu Bollapally non ha mai capito come il 43enne sano sia morto per ”cause naturali” mentre lavorava in Qatar. Il suo corpo è stato trovato disteso sul pavimento del suo dormitorio. E’ tutto quello che è rimasto alla famiglia, quel corpo riverso su se stesso. Senza una parola, una spiegazione. Il lutto ha devastato la famiglia senza alcuna ufficialità, nel buio di un dormitorio polveroso e lercio. Il triste tributo di morte del Qatar è rivelato in lunghi fogli di calcolo di dati ufficiali che elencano le cause di morte: lesioni multiple contundenti dovute a una caduta dall’alto; asfissia dovuta all'impiccagione; causa di morte indeterminata dovuta alla decomposizione.Ma tra le cause, la più comune è di gran lunga la cosiddetta ”morte naturale”, spesso attribuita a insufficienza cardiaca o respiratoria acuta.

Ra.Vi.

Schiavi del profitto ad ogni costo mentre inseguivano un sogno 

Il calore estivo intenso del Qatar è un fattore di morti per i lavoratori, come conferma una ricerca commissionata dall’Organizzazione internazionale del lavoro dell’Onu (Ilo) che ha rivelato che per almeno quattro mesi all’an no i lavoratori affrontano un significativo stress da calore quando lavorano all’esterno. Hiba Zayadin, ricercatrice del Golfo per Human Rights Watch, spiega di aver chiesto al Qatar di emendare la sua legge sulle autopsie per richiedere indagini forensi su tutte le morti improvvise o inspiegabili, e di approvare una legislazione che richieda che i certificati di morte includano un riferimento a una causa medicalmente spiegabile. Il governo del Qatar replica che il numero di morti - che non contesta - è proporzionato alla dimensione della forza lavoro migrante e che le cifre includono i colletti bianchi che sono morti naturalmente. Dice anche che solo il 20% degli espatriati dai paesi in questione sono impiegati nell’edi lizia, e che le morti legate al lavoro in questo settore rappresentano meno del 10% delle morti all’interno di questo gruppo.

Ra.Vi.

14.4.2021


Commenti

Post più popolari