La velocità degli Anni Venti. Oggi furenti, più che ruggenti

 di Raffaella Vitulano

Se gli anni Venti del 1900 sono stati Ruggenti, potremmo dire che questi anni del 2000 sono addirittura Furenti per la velocità del cambiamento. Sbattuti tra virus, tecno-feudalesimi, guerra del 5G, la quarta rivoluzione industriale - crescente compenetrazione tra mondo fisico, digitale e biologico cerca di legittimarsi moralmente spingendo i ”privilegiati” della middle class a cedere diritti. Ma quello, ormai, è solo il pretesto. La rivoluzione degli Anni Furenti è in realtà una guerra culturale, che in simbiosi con Big Business e Big Tech ha prima di tutto distrutto la guerra di classe dato che punta ad atomizzare le classi lavoratrici. Ma quali sono i capisaldi di questa nuova rivoluzione culturale, che si sta consumando in tempo di pandemia? Ci sono consessi e documenti in cui questi cambiamenti sono stati discussi, pianificati ed affrontati nelle loro sfaccettature. Vediamone alcuni. Tra i più noti c’è l’Agenda Onu 2030, che rappresenta il nuovo quadro di riferimento globale per l’impe gno nazionale e internazionale teso a trovare soluzioni comuni - almeno sulla carta - alle grandi sfide del pianeta, quali l’estrema povertà, i cambiamenti climatici, il degrado dell’ambiente e le crisi sanitarie. Poi c’è il Grande Reset avanzato da Herr Schwab al Forum di Davos: essenzialmente la sostituzione di una base produttiva in declino industriale con l’automazione, in tandem con un reset del sistema finanziario. E’ quello del ”Non possiederai nulla e sarai felice”.

Un tripudio di parole su natura, aria pulita,decrescita felice. Poco sull’occupazione, abbastanza sul capitalismo più o meno etico. La stessa linea basata su un’economia mondiale che “si avvicinerà ad un modello capitalista più pulito” è quella del Consiglio per il CapitalismoInclusivo, in collaborazione con la Chiesa cattolica. Tale Consiglio è costituito da una ”storica collaborazione di amministratori delegatidi aziende e leader globali ispirati alla dottrina di Papa Francesco per sfruttare il potere del business per il bene”, con un ”impera tivo morale e di mercato che renda le economie più inclusive e sostenibili”. Tra le società citate dal sito web e impegnate in progetti troviamo Mastercard, Johnson & Johnson, Estée Lauder, Bank of America, Bp, Fondazione Ford, The Rockefeller Foundation, Visa. Tra i volti più noti aderenti all’inizia tiva, Sharan Burrow, segretaria generale della Confederazione internazionale dei sindacati, Brunello Cucinelli, Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, Lynn Forester de Rothschild. Poi ci sono loro, i divorziandi Bille Melinda Gates: per quanto la pandemia, l’op portunità per il Reset, fosse stata in qualche modo analizzata nelle simulazioni di Event 201 nell’ottobre 2019 da parte del The Johns Hopkins Center for Health Security, del World Economic Forum, e proprio dalla Fondazione Bill & Melinda Gates, sono già in atto strategie aggiuntive per i prossimi sviluppi. In calendario c’è ad esempio Cyber Polygon del World Economic Forum, che mette in guardia contro i “rischi alla base della digitalizzazione.” Non perdetevi il loro “esercizio tecnico” del 9 luglio, quando “i partecipanti affineranno le loro abilità pratiche nel mitigare in tempo reale un attacco mirato alla catena di approvvigionamento di un ecosistema aziendale.” Se la simulazione allavigilia del Covid fu una sinistra coincidenza (Bill & Melinda negano di aver mai parlato diprevisione) sarà bene prepararci agli attacchiinformatici. Sul piede di guerra anche il Councilon Foreign Relations, in una sorta di sborniabismarckiana, propone ora un Nuovo Concertodi Poteri per affrontare il “popu lismo arrabbiato”e le “tenta zioni illiberali,” portate avanti naturalmente da perfidi attori, come l’”aggressiva Russia,” che osano “sfidare l’autoritàdell’Occidente”. C’è il muscoloso progetto Nato2030, che ha già dimentiocato la disfatta afghana. Meno male che a risollevarel’economia ci pensa il Gruppo dei Trenta, di cui fa parte Draghi. Ne abbiamo già parlato qualche settimana fa: punta al darwinismo aziendale scommettendo sulla distruzione creativa. E poi ancora tanti altri think tank, eccetera eccetera. Una grande rivoluzione. E tutto questo in quale scenario? Il tema di fondo dei nostri Anni Furenti è l’analisi della posta in gioco in Eurasia, nei termini degli Usa contrapposti a Russia, Cina e Iran, suoi accerrimi nemici. E’ business, sempre e solo mercato. È in questo quadro, per esempio, che un corposo disegno di legge di oltre 270 pagine, lo Strategic Competition Act, è stato recentemente approvato al Senato degli Stati Uniti. Questo va ben oltre la competizione geopolitica, è una vera e propria dichiarazione di guerra alla Cina destinata diventare legge, dato che a Washington la sinofobia è uno sport bipartisan. Ma c’è chi frena. L’insospettabile, immortale (ora ha 97 anni), acuto Henry Kissinger, ex segretario di stato e consigliere per la sicurezza nazionale sotto i presidenti Richard Nixon e Gerald Ford, avverte che l’escalation della competizione “infinita” può trasformarsi in guerra aperta, specialmente considerando l’Intelligenza artificiale e le ultime generazioni di armi intelligenti. Il diplomatico avverte che gli Stati Uniti e la Cina devono arrivare a un’intesa sugli affari internazionali o rischiare un conflitto ”catastrofico” che non gioverà a nessuna delle due nazioni.

Raffaella Vitulano

7.5.2021


Il sonno agitato di Biden scuote le intelligenze non artificiali 

Odiato o amato, ma poche persone hanno più esperienza diplomatica di Kissinger, per il quale Pechino ”non è determinata a raggiungere un dominio mondiale ma piuttosto sta cercando di sviluppare la massima capacità di cui la società cinese è capace”.

Gli investimenti militari, le armi nucleari e i progressi tecnologici l’han no messa saldamente sulla strada per lo status di superpotenza. D’al tra parte, Washington sta accelerando la sua integrazione delle risorse strategiche globali. Pochi giorni fa, il segretario di Stato ha indicato chiaramente il nuovo orientamento strategico degli Stati Uniti: ritirarsi dall’Afghanistan e concentrarsi sulla Cina. Il settore dell’Intelligenza Artificiale agita il sonno del presidente americano Joe Biden, il quale ha manifestato l’intenzione di entrare in contatto con il fondatore di Megvii, la start di punta cinese nell’ambito dell’AI. Giganti della tecnologia come Huawei, Alibaba e Tencent hanno intanto di recente presentato i loro prodotti all’avanguardia per contribuire al miglioramento dell’e-governance e alla costruzione di una società più intelligente.

Ra.Vi.

Quando l’America si riprese dalla guerra e dalla pandemia 

Quando la prima guerra mondiale, la pandemia e la crisi finirono, gli americani si lanciarono nei ruggenti anni ’20.

La morte e la distruzione senza precedenti causate dalla Prima Guerra Mondiale livellarono le economie di tutto il mondo, ma la situazione era diversa negli Stati Uniti. Infatti, dal 1914 al 1918 furono per lo più anni di boom per gli Stati Uniti, poiché il governo federale aveva versato denaro nell’economia di guerra. Precedentemente nazione debitrice, gli Stati Uniti emersero dalla guerra come principaleprestatore. In qualche modo, nonostante una pandemia di influenza globale che uccise 675.000 americani nel 1918 e 1919, e una depressione che sventrò l’economia nel 1920 e 1921, gli americani iniziarono a spendere in modo sfrenato: i Roaring Twenties erano iniziati. I consumatori, che avevanopatriotticamente scremato e risparmiato durantela guerra, iniziarono a vivere alla grande. Anche gli europei si unirono, acquistando 8 miliardi di dollari di esportazioni dall’America. L’inflazio ne saliva, e così i prezzi, ma i consumatori eranodisposti a pagare qualsiasi cosa per un assaggio di libertà. L’inevitabile poi accadde, ma non nei tempi previsti.

Ra.Vi.


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