Vaccini, Israele conquista lo scettro ma cede i dati alle aziende

 di Raffaella Vitulano


Se c’è un paese che viene spesso citato a modello per il numero di vaccini somministrati ai cittadini, questo è Israele. “Gli ultimi dati sono davvero incoraggianti: Israele prevede di tornare alla normalità o quasi a brevissimo e di raggiungere l’immunità di gregge quando arriverà a 7 milioni di cittadini vaccinati: probabilmente accadrà entro l’estate” spiega la professoressa Francesca Levi- Schaffer, immunofarmacologa dell’Università di Gerusalemme, citando l’annuncio del commissario israeliano per l’emergenza Covid, Nachman Ash. Il dottor Ash, 60 anni, ha iniziato la sua carriera medica nel 1987 come medico di guerra nelle Forze di Difesa Israeliane. Prima di ritirarsi dal servizio, ha raggiunto il grado di generale di brigata . Seduto nel suo spartano ufficio a Lod, sostiene che sta combattendo una ”guerra 24 ore su 24”.

Come tutti i buoni ufficiali è orgoglioso delle sue vittorie, ma attribuisce i successi di Israele ai leader politici. Israele è oggi il primo Paese al mondo per percentuale di popolazione immunizzata grazie ad una campagna vaccinale modello, che sta aprendo anche ai giovanissimi. Il governo di Benjamin Netanyahu ha scelto Pfizer, con cui ha stretto un patto di ferro, ormai reso pubblico: milioni di vaccini a caro prezzo in cambio di dati. Israele è una macchina da guerra, un laboratorio per tutto il mondo. Un modello sia per la logistica sia per la velocità di esecuzione della campagna di vaccinazione. I numeri: 70,46 dosi ogni 100 persone; il 42,8% dei cittadini ha ricevuto la prima dose mentre il 27,7% entrambe. Il modello sanitario israeliano si differenzia poi da quello dei Paesi europei per la digitalizzazione e la rapidità di esecuzione. I cittadini israeliani sono schedati su un sistema digitale con cui è più facile gestire le loro cartelle cliniche. In un webinar, il professorShahar ha spiegato: ”Non abbiamo intasato gliospedali, i contagiati sono stati disposti nellecomunità o negli hotel, anche contro la loro volontà”. Ad inoculare le dosi ci pensano poi paramedici e infermieri. Niente medici. Per il semplice motivo - spiega Shahar - che ”è un lavoro molto stancante e i medici hanno già dei carichi di pressioni considerevoli negli ospedali”. ”Per Pfizer il nostro sistema così digitalizzato vale molto di più del pagamento dei vaccini in sé. Perché i milioni di dati che gli forniamo sono un database che loro potranno usare in futuro per la creazione di nuovi farmaci. Si tratta di un patrimonio immenso”, aggiunge. L’amministra tore delegato di Pfizer, Albert Bourla, condivide: ”Ritengo che in questo momento Israele sia il laboratorio del mondo, perché stanno usando solo il nostro vaccino in tutto lo stato ed hanno vaccinato una gran parte della popolazione; possiamo quindi studiare sia l’eco nomia che gli indici di salute”.

C’è chi contesta che i risultati dell’esperimentoPfizer-Israele siano incoraggianti: dati sul web raccontano che dopo mesi di una campagna di vaccinazione di massa il 76% dei nuovi casi di Covid-19 si riscontra sotto i 39 anni. Solo il 5,5% ha più di 60 anni. Il 40% dei pazienti critici avrebbe meno di 60 anni. Quando la Nnb ha chiesto a Bourla se sia possibile infettare altri dopo aver ricevuto due dosi di vaccino, Bourla ha ammesso: ”È qualcosa che deve essere confermato, e i dati del mondo reale che stiamo ottenendo da Israele ci aiuteranno a capirlo meglio”. Al di là sulle polemiche sull’efficacia del vaccino, il punto su cui molti media hanno insistito è un altro: il ministero della Sanità ha garantito di fornire alla casa farmaceutica tutti i risultati delle vaccinazioni. Aver trasformato Israele in un laboratorio preoccupa però le organizzazioni che lottano per la tutela della privacy: ”Questa enorme quantità di informazioni può essere hackerata. A quel punto nessuno potrebbe controllare nelle mani di chi finirebbe e potrebbe essere sfruttata in futuro ”, spiega Tehilla Shwartz Altshuler, esperta dell’Israel Democracy Institute. Proprio una petizione presentata in tribunale da queste associazioniha costretto il ministero della Sanità a renderepubblico l’ac cordo con Pfizer, seppure con alcuni passaggi secretati: ”L’obiettivo è analizzare i dati epidemiologici per determinare se l’immunità di gregge viene raggiunta dopo una certa percentuale di vaccinati”.

Per velocizzare le operazioni il documento sarebbe stato approvato senza il parere della commissione Helsinki deputata a definire le regole per le sperimentazioni mediche sugli esseri umani.

Ra.Vi.

19.3.2021

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