Fuga da Wuhan. Il virus che cercava la propria origine

 di Raffaella Vitulano

Il comunicato finale del vertice Nato contiene una novità significativa: per la prima volta la Cina è stata identificata chiaramente come un avversario, dopo che per decenni l’organizzazione atlantica si era concentrata soprattutto sulla Russia. Una decisione molto seria. Per il mondo intero. Per non parlare della verifica ”tempestiva e trasparente” sollecitata dal G7 sulle origini del Covid-19, che rimane prioritaria negli equilibri geopolitici. Pechino è alle strette, accusata di ambiguità e doppia faccia. La Cina ha condotto esperimenti con i pipistrelli nel laboratorio di Wuhan? Riparte il dibattito dopo la pubblicazione di un video girato all’inter no della struttura e diffuso in esclusiva di Sky News Australia, che confermano animali vivi ma che tuttavia non confermano l’ipotesi di una fuga del virus dal laboratorio, come precisa la scienziata cinese Batwoman. Potrebbe essere uno di quei pretesti, di quei False flag come si dice in gergo, cui ci si affida quando si vuole mettere qualcuno alle strette. Al di là di fatti oggettivi, occorre ammettere che esiste comunque una narrazione occidentale in pressing di fatti per i quali Pechino ha una controlettura, quasi mai affiancata all’informazio ne mainstream. Partiamo da un caso. Un nuovo rapporto scientifico italiano contesta la narrazione mainstream sugli Uiguri nello Xinjiang. Sembra un problema a noi distante, ma le fabbriche di detenzione in cui verrebbero impiegati interessa anche il ciclo produttivo e dunque le condizioni umane e di lavoro. Questo rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricercatori indipendenti ed è stato promosso in collaborazione con Eurispes - Laboratorio Brics, Istituto Diplomatico Internazionale (Idi) e Centro Studi Eurasia-Mediterraneo (Ce-Sem). Una narrazione differente da quella mainstream, strutturata con la finalità ”che questo materiale possa essere utilizzato per un dibattito più articolato e serio, capace di aiutare i decisori politici e l’opinio ne pubblica ad orientarsi in modo meno fazioso e pretestuoso rispetto alle accuse provenienti dai Paesi del Five Eyes, dell’Ue e da alcune Ong e think-tank” si legge nell’intro duzione, mediante fonti ”veri - ficabili, e provenienti da diversi ambiti professionali e regioni del mondo, ovviamente compresa la Cina, il cui punto di vista viene spesso scartato a priori per mere ragioni ideologiche”. Nel corso dell’ultimo anno, molti media occidentali hanno dato notevole risalto alle presunte repressioni di cui sarebbe vittima la locale comunità uigura, un gruppo etnico di lingua uralo-altaica (turcofona) e di religione islamica che risiede da secoli nella regione, e che rappresenta poco più della metà della popolazione complessiva. Dalla Cina, tuttavia, così come da giornalisti, diplomatici, esperti, studenti o professionisti stranieri che hanno avuto o hanno tuttora modo di frequentare lo Xinjiang e le sue città e contee, giungono tesi e testimonianze completamente diverse, che smentiscono sostanzialmente le accuse occidentali. I campi di detenzione e rieducazione, infatti, ”sareb bero esclusivamente luoghi di reclusione e deradicalizzazione per uomini e donne affiliati a gruppi terroristici che, come l’Etlo o l’Etim, da molti anni organizzano e compiono attentati non solo nello Xinjiang ma anche nel resto della Cina e all’e stero, contro obiettivi cinesi (rappresentanze diplomatiche, comitive turistiche o aziende) o anche di altro genere, come dimostra la presenza, segnalata in anni recenti, tra le file dell’Isis di combattenti di etnia uigura nei teatri di conflitto siriano e iracheno”. La lettura del dossier è interessante laddove, senza girarci intorno, spiega ”che il rapporto è un esempio abbastanza illustrativo del discorso e dei circoli di interesse che caratterizzano ciò che chiamiamo Mimac, il complesso militare - industriale - media - accademico – che costruisce e sviluppa il concetto utilizzato per la prima volta dal presidente Dwight D. Eisenhower nel suo discorso di addio nel 1961”. Questo non vuol dire - precisano gli studiosi - che queste fonti stiano tutte raccontando bugie o esagerando la brutalità degli eventi. Il punto principale è che le fonti utilizzate nel rapporto puntano nella stessa direzione politico- ideologica di tipo sinofobico. Le ritorsioni all’Occidente fatte dal paese che più falsifica marchi e produce con materiali e sostanze tossiche e pericolose, sono paradossali. L'Amministrazione generale delle dogane della Cina ha accusato diversi marchi internazionali di fornire al Paese articoli che potrebbero mettere a rischio la salute e l’integrità delle persone. Sotto accusa Nike, Zara, H& M, Lego o Sega. L’annuncio dell’au torità doganalearriva dopo le sanzioni inflitte a funzionari ed entità cinesi ritenute responsabili delle presunteviolazioni dei diritti umani proprio nella regione dello Xinjiang, dove viene raccolto un quinto della produzione mondiale di cotone. La controversia ha portato marchi come H& M, Nike e Adidas a decidere di non acquistare cotone dallo Xinjiang, provocando boicottaggi contro queste aziende in tutta la Cina. Si divincola come può, Pechino. E ne spara davvero grosse. Sull’ori gine del Covid arriva l’altra controreplica cinese. Sul Wall Street Journal a lanciare l’accu sa di fuga del virus dal laboratorio di Wuhan è Michael R. Gordon, lo stesso giornalista che l’8 settembre del 2002, scrisse in tandem con Judith Miller, per il The New York Times, che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa, notizia anni dopo rivelatasi assolutamente falsa come la sceneggiata di Colin Powell all’Onu per scatenare la guerra in Iraq. L’ambasciata di Pechino negli Stati Uniti batte proprio su questo tasto: ”La campagna per politicizzare lo studio delle origini e diffamare la Cina non è diversa dalle bugie sull’Iraq che possedeva le armi di distruzione di massa 12 anni fa”. Nato e propagato nella base militare e nel laboratorio batteriologico di Fort Detrick, nel Maryland, fin dal luglio del 2019 (e quindi più di tre mesi in anticipo rispetto ai casi riportati a Wuhan e in Cina), il Covid-19 si sarebbe diffuso con una prima epidemia nella casa di riposo di Green Spring tra i suoi 263 residenti. Il Pentagono si sarebbe preoccupato ordinando la chiusura di tutte le attività di ricerca batteriologica a Fort Detrick, a metà luglio. Il virus sarebbe poi approdato al mondo intero durante le Olimpiadi militari dal 12 al 28 ottobre 2019 a Wuhan. Il resto è attualità.

16.6.2021


WuDao 2.0, l’intelligenza artificiale più potente di OpenAI e Google 

Sempre in competizione. Sempre più alla ricerca di perfezione. Gli esperti dell’Accademia di Intelligenza Artificiale di Pechino hanno presentato il modello di elaborazione del linguaggio naturale più sofisticato al mondo, che utilizza 1,75 trilioni di parametri per simulare discorsi, scrivere poesie, comprendere immagini e persino generare ricette. Il nome è suggestivo. Wu-Dao 2.0 in cinese significa infatti ”comprensione delle leggi naturali” ed è un modello di intelligenza artificiale precedentemente addestrato che è stato sviluppato con l’aiu to di oltre 100 scienziati. È più potente dei modelli dei suoi principali concorrenti : il GPT-3 della società OpenAI (co-fondata da Elon Musk), che è stato lanciato con 175.000 milioni di parametri, e SwitchTransformer di Google, che utilizza 1,6 trilioni di parametri. WuDao 2.0 ha già 22 partner, come il produttore di smartphone Xiaomi o il gigante dei video brevi Kuaishou. In tutta risposta, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al Congresso di sostenere un aumento di 13,5 miliardi di dollari della spesa federale totale per ricerca e sviluppo.

Ra.Vi.

Dubbi sul ceppo della ”spagnola” che uccise Apollinaire e Weber 

Dubbi sull’origine anche della precedente e famigerata epidemia di “spagnola”, una gravissima forma di influenza che uccise come minimo cinquanta milioni di persone tra il 1918 e il 1920. Alcune fonti dicono che nacque e si sviluppò negli Stati Uniti all’ini zio del 1918, propagandosi dalla base militare di Fort Reiley, in Kansas. La storia racconta invece di una guerra biologica ordita dai servizi segreti di Guglielmo II ai danni degli Stati Uniti e dei loro alleati europei. Ieri gli elmetti chiodati, oggi gli untori cinesi. Un mese prima dell’articolo sul Washington Times che dette notizia della ”spagnola”, era stata un’autorità come il colonnello Philip Doane, responsabile della sezione sanitaria della marina mercantile Usa, ad accreditare la tesi: “Sarebbe molto facile per uno di questi agenti del Kaiser rilasciare germi dell’influenza in un teatro o in qualche altro posto dove si radunano grandi assembramenti di persone. I tedeschi hanno iniziato le epidemie in Europa, e non c’è motivo per cui debbano essere particolarmente gentili con l’America”. Corsi e ricorsi storici.

Ra.Vi.



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