Clima, leaders in tour da La dolce Vita all’eclettica Glasgow

 di Raffaella Vitulano

"Seeking La dolce Vita?”: così titola la Reuters salutando i leader del G20 in partenza da Roma dopo il lancio della monetina nella fontana di Trevi. “La tradizione dice che lanciare una moneta nella Fontana di Trevi garantisce un ritorno a Roma. Ma nella mia mente c’era la necessità che il mondo tornasse com’era prima del Covid19', ha scritto su Twitter il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. Sarà davvero così difficile azzerare le lancette e tornare indietro nel tempo? Perfino il ritorno indietro di un’ora delle lancette dell’orologio nello scorso weekend é sembrato simbolico. Ma i tempi passati sembrano definitivamente archiviati con le continue emergenze. Ora, quella climatica. I leader del G20 hanno riconosciuto che la crisi sanitaria ed economica globale ha colpito miliardi di vite e mette a rischio i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per il sindacato internazionale Ictu sono necessari 575 milioni di posti di lavoro entro il 2030 per stabilizzare l’econo mia e per creare posti di lavoro rispettosi del clima. Non sono pochi. Il sostegno a un Fondo di protezione sociale globale è fondamentale per realizzare la protezione sociale per i paesi più poveri del mondo. Sui vaccini si é deciso pieno sostegno con l’obiettivo di vaccinare il 40% della popolazione in tutti i paesi entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022 come raccomandato dall’Oms, ma l’accesso universale ai vaccini richiede modifiche fondamentali ai diritti di proprietà intellettuale e investimenti nella produzione di vaccini nei paesi in via di sviluppo. Altro scoglio difficile da superare.

L’obiettivo di 100 miliardi di dollari per la ricanalizzazione dei diritti speciali di prelievo (Dsp) e il sostegno al Fondo fiduciario per la resilienza e la sostenibilità sono segnali di buoniprogressi, ma dovrebbero essere il minimo assoluto e l’im pegno con le parti sociali dovrebbe essere centrale nelle discussioni.Inoltre, c’è un problema di soldi. I paesi in via di sviluppo hanno bisogno di più sostegno finanziario per combattere i cambiamenti climatici e trasformare le loro economie verso basse emissioni di carbonio. I paesi ricchi hanno confermato la scorsa settimana di non essere riusciti a mantenere la promessa del 2009 di fornire 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 in finanziamenti per il clima per aiutare le nazioni più povere a ridurre le proprie emissioni e a costruire sistemi resilienti per resistere a tempeste, inondazioni e altri impatti climatici in peggioramento, ha riferito la Reuters. Un fatto che ha portato alla sfiducia tra i paesi in via di sviluppo e ha minato le richieste delle nazioni ricche affinché i paesi in via di sviluppo riducano le emissioni più velocemente. Infine, il comunicato finale contiene poche azioni concrete e non fa alcun riferimento a una data specifica per raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero che gli scienziati ritengono vitale per evitare i disastrosi cambiamenti climatici.

Nel frattempo, alcuni media occidentali hanno sottolineato che, a differenza di alcuni paesi sviluppati, la Cina non avrebbe offerto un chiaro supporto per gli obiettivi comuni, forse in linea al chiaro invito del presidente cinese Xi Jinping ai membri del G20 a produrre azioni concrete e ad assumere un ruolo guida nel promulgare l’applicazione di tecnologie avanzate. L’Occidente sembra più concentrato, in effetti, a lanciare una nuova serie di attacchi alla Cina sulle questioni climatiche e la conferenza Cop26 in corso a Glasgow ce lo confermerà. Il verticedel G20 di Roma si è concluso con un vago impegno sul cambiamento climatico, eppure il presidente Usa Joe Biden e l’opinio ne pubblica occidentale rimproverano Cina e Russia di non fare abbastanza nell’adottare più ambiziosiobiettivi di riduzione emissioni. La verità - contesta il Global Times - è che le emissioni pro capite della Cina rimangono ancora ben al di sotto di quelle degli Stati Uniti, che hanno il tasso più alto del mondo, a 17,6 tonnellate a persona. La cifra cinese si attesterebbe solo a 10,1 tonnellate. Bisognerebbe inoltre considerare che la Cina, in quanto fabbrica mondiale, produce un gran numero di beni che vengono consumati in altri paesi. In altre parole, la Cina sta assumendosi quote di emissioni di carbonio che dovrebbero essere conteggiate come parte delle emissioni di altri paesi. La Cina si è impegnata a raggiungere il picco di emissioni prima del 2030 e a raggiungere lo zero entro il 2060. In soli 30 anni, dunque, mentre il tempo impiegato da Ue, Usa e Giappone è rispettivamente 2,4 volte, 1,4 volte e 1,2 volte. La Cina è inoltre già leader nei dati sulla produzione di energia rinnovabile. È il più grande produttore mondiale di energia eolica e solare e il più grande investitore nazionale e in uscita nelle energie rinnovabili.

La realtà é che sembra che gli Stati Uniti non possano ancora concentrarsi solo sui propri obiettivi climatici senza essere distratti da altre questioni geopolitiche, e questo è il punto cruciale per cui i colloqui tra Cina e Stati Uniti saranno difficili dato che Washington vuole cogliere l’occasione di Glasgow per mostrare al mondo come sta riconquistando il ruolo di leadership. Anche giocando la carta di Taiwan per contenere l’ascesa della Cina. Con i rischi che ne possono derivare.

3 novembre 2021




Così i multimiliardari pianificano la loro sopravvivenza 

A vete mai sentito parlare dei “tech survivalist billionaires”, miliardari tecnologici che si preparano a sopravvivere alla fine della civiltà? Fenomeno descritto da un articolo della rivista New Yorker in cui si raccontano le strategie dei nababbi per il giorno del giudizio che loro stessi hanno contribuito a creare con la loro avidità. A svelarlo, già nel 2018, fu l’influente professore e scrittore Douglas Rushkoff nel suo articolo intitolato “Survival of the Richest” (“la sopravvivenza del più ricco”) rivelando che un anno prima fu pagato un’enorme cifra per incontrare cinque gestori di hedge fund estremamente ricchi che volevano un consiglio per pianificare la loro sopravvivenza dopo il collasso della civiltà attraverso la distruzione del clima, la guerra nucleare o qualche altra catastrofe probabile: “Prendendo spunto da Elon Musk che colonizza Marte, Peter Thiel che inverte il processo di invecchiamento o Sam Altman e Ray Kurzweil che caricano le loro menti nei supercomputer, si stavano preparando per un futuro digitale che aveva poco a che fare con il rendere il mondo un posto migliore. Per loro, il futuro della tecnologia riguarda solo una cosa: la fuga. Porre questo tipo di domande è un misero sostituto per lottare con i veri dilemmi morali associati allo sviluppo tecnologico sfrenato in nome del capitalismo aziendale”.

Ra.Vi.

Un futuro distopico delineato da algoritmi abusati 

Mo Gawdat, ex Chief Business Officer per l’organizzazione sperimentale di Google un tempo chiamata Google X, lancia l’allarme in un’ intervista al Times. L’ intelligenza artificiale avanza a ritmi inquietanti : “La realtà è che stiamo creando Dio”. E’ il preludio della temuta “rivolta della macchina” ? Stando al premio Nobel per la Fisica Sir Roger Penrose, non è possibile. Il grande fisico, che è arrivato anche a dimostrare la possibilità dell’esisten za dell’anima usando modelli quantistici, non si lascia incantare dalle ricerche di Google sull’AI. Sir Penrose però sposta l’attenzione sul fattore umano dietro lamacchina: se Gawdat teme un’improbabile “creazione di Dio”, il Nobel per la fisica teme l’abuso che uomini senza scrupoli possono fare di questaintelligenza artificiale. Da algoritmi ingiusti ma neutri, non passeremo dunque ad algoritmi crudeli e vendicativi. Gawdat va tuttavia ad aggiungersi ad altri apocalittici dell’AI come il patron di Tesla Elon Musk, il quale ha ripetutamente messo in guardia il mondo sui pericoli dell’intelligenza artificiale che un giorno conquisterà l’umanità.

Ra.Vi.




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