Il Rapporto dei Cinque Presidenti Così Draghi parlò nel 2015

 di Raffaella Vitulano


L’uomo del Whatever it Takes, Mario Draghi, ha già spesso detto la sua sull’occupazione. Dall’arti colo-manifesto sul Financial Times al discorso programmatico di Rimini fino al rapporto del ”Group of Thirty”ha fatto capire con riflessioni pragmatiche che chiunque dovrà rimboccarsi le maniche. Occorre però ricordarsi anche della Relazione dei cinque presidenti che Mario Draghi (allora presidente della Bce), scrisse con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il presidente del Vertice euro, Donald Tusk, il presidente dell’Euro gruppo, Jeroen Dijsselbloem, e il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Un piano ambizioso reso pubblico il 22 giugno 2015 su mandato dei capi di Stato o di governo della zona euro per l’approfondimen to dell'Unione economica e monetaria (ricordate la Uem?) a partire dal 1° luglio 2015 e per il suo completamento al più tardi entro il 2025. Il documento indica i progressi che occorre realizzare su quattro fronti: la creazione di un sistema di autorità per la competitività per la zona euro; il rafforzamento dell’at tuazione della procedura per gli squilibri macroeconomici; una maggiore attenzione all’occupazione e alla performance sociale e un più stretto coordinamento delle politiche economiche all’interno di un semestre europeo rinnovato . Allora si parlò di “tripla A sociale” tanto quanto di una tripla A nel settore economico e finanziarioal centro del nuovo processo di ”convergenza verso l'alto”. Il testo che dovrebbe quindi riassumere le proposte di tutte le istituzioni europee, sembra porsi l’obiettivo di rendere permanente e istituzionalizzare scelte ben determinate in ambito economico e finanziario puntando tutto sulla competitività, il cui termine compare ricorrentemente nella relazione, mentre nella parte intitolata alla coesione sociale, si riesce nell'impresa di non menzionare mai parole quali diritti, reddito o disuguaglianze. Erano gli anni in cui venne introdotta la Flexsecurity, ricordate? Un mix che voleva dire tutto e niente. In compenso il documento chiede la creazione in ogni Paese europeo di una autorità per la competitività, il cui parere dovrebbe poi essere considerato dalle parti sociali in sede di contrattazione. Sicuramente un vincolo rispetto alle richieste di maggiori stipendi, tutele o diritti nel mondo del lavoro. La competitività si può giocare sul prezzo o sul prodotto, tagliando i costi di produzione o migliorando produttività e contenuti tecnologici. La seconda strada, sicuramente più interessante ed auspicabile, significherebbe investimenti nella ricerca e nella formazione. Difficile dunque che l’obiettivo competitività non sarà tenuto in conto nell’azione dell’ex capo della Bce . E come potrà rafforzarla in Italia in un periodo di crisi in cui somme inimmaginabili ruotano vorticosamente alla ricerca di profitti in operazioni di Borsa che si svolgono in millesimi di secondo, mentre dall’altra parte per famiglie e imprese ci sono enormi difficoltà di accesso al credito? Questo è un mondo in cui da un lato, tramite i derivati, si può scommettere persino sui prezzi del cibo, mentre dall’altro milioni di contadini sono esclusi dai servizi finanziari.

Ecco perché, in concreto, la relazione dei cinque Presidenti va bene analizzata per quanto concerne la creazione della autorità per la competitività, ” che dovrebbe essere soggetta al controllo democratico ed essere indipendente nel suo operato. Gli attori nazionali, come le parti sociali, dovrebbero continuare a svolgere il loro ruolo secondo le procedure in vigore in ogni Stato membro, ma dovrebbero considerare il parere dell’autorità come guida nel corso della contrattazione salariale. Queste autorità di competitività dovrebbero essere entità indipendenti con il mandato di valutare se i salari si evolvono in linea con la produttività e confrontarli con gli sviluppi in altri paesi dell’area dell'euro e nei principali partner commerciali comparabili”. È tempo inoltre di rivedere e consolidare la nostra costruzione politica: la relazione propone maggiore coinvolgimento e controllo parlamentari - a livello sia nazionale che europeo - soprattutto per quanto riguarda le raccomandazioni specifiche per paese, i programmi nazionali di riforma e l’analisi annuale della crescita. I cinque presidenti propongono inoltre il rafforzamento del ruolo dell'Eurogruppo. Infine, si farà sempre più acuta la necessità di adottare alcune decisioni collettivamente, assicurando il controllo democratico e la legittimità del processo. Una futura tesoreria della zona euro potrebbe essere la sede adatta per questo processo decisionale collettivo.

5.2.2021


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