Informazione e propaganda. I media al tempo del Covid

 di Raffaella Vitulano

Uno dei compiti che i giocatori in playstation devono svolgere per fomentare la ribellione nella City of Westminster in Watch Dogs Legion è quello di interrompere la propaganda a Piccadilly Circus. Per fare ciò, i giocatori devono cambiare uno dei cartelloni pro- Albion per visualizzare invece un messaggio pro- Dedsec. I videogiochi molto più diffusi di quanto si pensi - sono pieni di azione, soprattutto di disturbo, e di propaganda. Eppure spesso puntano proprio alla distinzione tra informazione e propaganda in tempi di fantomatiche guerre, confondendone il linguaggio. La chiamano “ infodemia”, la polemica tra fautori e utilizzatori di mass e social media rispetto magari alla pandemia in corso. Mai prima di ora era stata così vigorosa. Abbiamo vissuto per mesi, ormai possiamo cominciare a dire per anni, nella totale incertezza di quanto stesse accadendo e di quanto le informazioni fossero corrette. Ma soprattutto, frastornati dalle interpretazioni dei dati e dai divismi di alcuni personaggi che i media hanno contribuito ad incendiare o gettarenel dimenticatoio a seconda delle convenienze. Secondo uno studio coordinato dall’Univer sità di Trento l’informazio ne giornalistica sulla malattia e la relativa preoccupazione per la pandemia sarebbero i fattori che più spiegano la percezione del rischio e favoriscono, di conseguenza, l’adozione di misure di protezione. Media ancora una volta sul banco degli imputati perché la pandemia ne ha riportato in auge il dibattito tra sostenitori e detrattori. Nell’ultimoanno, infatti, si è assistito a un acuirsi del confronto tra chi ritiene che i mezzi di informazione abbiano un ruolo preziosonell’aiutare la popolazione a comprendere l’emergenza sanitaria e le misure di protezione da adottare e chi, invece, considera i media inutili o, addirittura, colpevoli di creare allarmismo. L’indagine condotta dal dipartimento di Scienze della comunicazione dell’Università di Urbino fotografa un quadro in parte imprevisto. E il quadro che ne emerge alterna conferme ( come il primato delle televisioni nazionali, stabili all’ 86%) a elementi significativi di discontinuità. Uno riguarda la brusca riduzione degli ascolti radiofonici, l’ulteriore riduzione del ruolo dei quotidiani sia nazionali sia locali. Per contro, sono in ascesa le reti all news e le tv locali, che svolgono una funzione di prossimità particolarmente apprezzata nei momenti di incertezza. Una tendenza confermata anche dal rapporto Eurispes. Ma qual è il limite tra informazione e propaganda, soprattutto quando l’informazione arriva direttamente dalle fonti e non viene verificata dai media? La propaganda, sì, questa conosciuta. Mai come in fasi storiche in cui il male è diffuso ed è diffuso ossessivamente un afrore di letalità, contesto in cui i circuiti e i linguaggi della propaganda e della repressione mascherati da titanico civismo, possono dispiegare tutto il loro micidiale default power. Se il Grande Reset avviato con la pandemia deve tradursi in realtà, sarà necessario un certo grado di conformità da parte della popolazione. Non basta il controllo potenziato, esteso e più preciso sulla popolazione. Questa è la funzione dell’ideologia.

L’ideologia, come ha sostenuto lo storico Richard Lewontin, funziona ” con vincendo le persone che la società in cui vivono è giusta ed equa, o se non giusta ed equa allora inevitabile,e che è del tutto inutile ricorrere alla violenza”. Ci sono quelli che accolgono favorevolmente, su basi socialiste, l’” equità”, l’” uguaglian za” promesse dal Grande Reset sostenuto dal World Economic Forum. I socialisti potrebbero trascurare o giustificare il controllo oligarchico della società sulla base della presunta equità, uguaglianza o equità tra la massa della popolazione: Klaus Schwab ( Davos) ne parla in continuazione, sostenendo il capitalismo degli stakeholder. Ma sebbene popolare, il socialismo-comunismo rimane sgradevole per molti e non è l’ideologia che meglio si adatta agli obiettivi del Grande Reset. È qui che per lo studioso americano Michael Rectenwald entra in gioco la wokeness, il risveglio politico dei cittadini che deriva dall’emergere della coscienza e della coscienziosità riguardo all’ingiustizia sociale e politica, che costringe i nuovi risvegliati a cambiare le proprie convinzioni e comportamenti e ad accettare rinunce. La wokeness lavora sulla maggioranza, i presunti beneficiari dell’ingiustizia. Lo fa facendo capire alla maggioranza che ha beneficiato del ” pri vilegio” e della preferenza basata sul colore della pelle, il genere, la propensione sessuale, il luogo di nascita, il genere identità e dominio della natura ( specismo). La wokeness è il mezzo per rettificare queste molte ingiustizie. L’ideologia woke, continua Rectenwald, ha così piantato i semi per il raccolto che l’élite otterrà dal Great Reset.


Cina ,app per denunciare i dissidenti che esprimono opinioni “errate” 

Il governo cinese ha lanciato una nuova app che incoraggia i cittadini a denunciare i dissidenti per aver espresso ”opinioni errate” su Internet. La nuova piattaforma prenderà di mira chiunque critichi il potere del Partito Comunista Cinese, contesti la versione ufficiale della storia del Paese o si impegni in attività di ”disinfor mazione”. Il nuovo sito Web e l’app sono stati svelati con orgoglio dall’Amministrazione del Ciberspazio della Cina (Cac), con le autorità che chiedono agli utenti di svolgere un “ruolo attivo” nell’aiutare a identificare “persone malintenzionate che distorcono i fatti e confondono” gli altri. La Cina gestisce già un oneroso sistema di punteggio di credito sociale che vieta alle persone di utilizzare i mezzi di trasporto e di impegnarsi in altre funzioni di base della società se commettono infrazioni minori comel’attraversare sulle strisce pedonali con il rosso o l’acqui sto di troppo

cibo spazzatura. Da diverso tempo, il governo del Pcc ha combinato il credito sociale con il sistema di tracciamento Covid, ottenendo uno Stato di biosorveglianza senza uguali.

Ra.Vi.

23.4.2021


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