Transumanesimo, obiettivo del Great Reset di Davos

 di Raffaella Vitulano

Sembra piuttosto carina ma è soprattutto intelligente. Va pazza per la tecnologia ma ha anche una passione per la poesia e per la pittura e ha da poco annunciato che frequenterà il Dipartimento di Informatica e Tecnologia dell’Università di Tsinghua in Cina. Adorabile, no? Il suo nome è Hua Zhibing, professione robot. 1.750 miliardi di parametri per simulare una conversazione, scrivere poesie e capire le immagini, battendo il precedente record di 1.600 miliardi di parametri: è così che Hua Zhibing stupisce gli scienziati, e li seduce con la sua intelligenza al punto tale che la maggioranza di loro non ha saputo riconoscerne la differenza rispetto ad un essere umano. Tempi di apprendimento rapidissimi, disponibilità immediata, nessun tipo di costo previdenziale aggiuntivo né richieste di maternità, assicurazioni e permessi malattia. Uno scenario distopico che allarga i suoi contorni dopo l’applicazione quotidiana dei robot nel mondo dei broker o dei fondi di investimento. Non è più fantascienza, tuttavia, ma realtà, l’asso nella manica di un capitalismo versatile sempre apparentemente annoiato dalla sua stessa cupidigia, da sempre affascinato da quanto le meraviglie della tecnoscienza possano offrire al dio denaro. Del resto, già cinque anni fa il fondatore del Forum economico mondiale Klaus Schwab, ingegnere ed economista, in diverse interviste e nel suo libro “La quarta rivoluzione industriale”, ha fatto intendere che il vero obiettivo del Great Reset economico mondiale - iniziativa del World Economic Forum e di Sua Altezza Reale il Principe di Galles - sia il Transumanesimo, progetto volto a trasformare l’esse re umano attraverso un mutamento antropologico non soltanto culturale ma anche biologico e fisiologico, genetico e neuronale: Schwab spiega molto bene l’ibridazione tra corpo umano e macchina al Chicago Council on Global Affairs ed in un’intervista rilasciata a Dairus Rochebin domenica 10 gennaio 2016 all’interno del programma “Pardonnez-moi” di Radio Télévision Suisse. E’ proprio in Svizzera, del resto, che si tiene periodicamente il Forum di Davos. Alla faccia di chi bolla certe frasi come complottismo, Schwab racconta un futuro entro dieci anni fatto di microchip sui tessuti degli abiti, nel cervello o sotto pelle, in grado di dialogare con robot che non sono e non saranno mai schiavi dell’uomo (e ci tiene su questo punto a correggere l’intervistatore), ma veri e propri partner intellettivi. E così, se per quarta rivoluzione industriale si intende la crescente compenetrazione tra mondo fisico, digitale e biologico, somma dei progressi in intelligenza artificiale (IA), robotica, Internet delle Cose (IoT), stampa 3D, ingegneria genetica, computer quantistici e quant’altro, il suo mentore tedesco non può sottacere che la rivoluzione potrebbe portare a una maggiore disuguaglianza, ”specialmente nel suo potenziale di sconvolgere i mercati del lavoro” ed esacerbare le tensioni sociali, come già confermato anche in un rapporto recente del Fondo monetario internazionale, che prevede sconvolgimenti entro il 2022. Che però poi, diciamolo, questa rivoluzione è quella che il premier Draghi chiama con un altro nome, Distruzione creativa. Ma sempre di questo si tratta, anche quando prevede la distruzione di posti di lavoro e il sacrificio di una ”classe globale inutile” citata dal filosofo Yuval Harari, altra star del World Economic Forum al pari di Schwab, fautore del colonialismo informatico e delle dittature digitali. Da questo punto di vista, la società del Great Reset prevede senza girarci troppo intorno un unico governo globale, la dissoluzione di stati nazionali ed identità, la probabile distruzione delle economie locali, l’egemonia delle multinazionali, l’abolizio ne della proprietà privata e la possibile cancellazione dei diritti sociali, operando una sorta di inevitabile eugenetica grazie a pandemie controllate come ”grandi opportunità di cambiamento” . Ecco, è sulla classe globale inutile che dovremmo riflettere. Davos a chi si riferisce esattamente? Già nel 1900 l’ap plicazione della scienza imperiale anti-creativa era guidata dal leader della Fabian Society e Apostolo di Cambridge,Lord Bertrand Russell che, insieme a David Hilbert, aveva lanciato un nuovo progetto, con cui avrebbe tentato di confinare l’intero universo in un rigido sistema matematico privo di ogni vitalità creativa: la cibernetica, sistema che sarebbe poi servito come base per la crescita del transumanesimo. Ma a differenza di inizio dello scorso secolo, in cui la teoria avanzava lentamente, oggi la questione si fa estremamente seria per la popolazione globale cui si auspica la dotazione di microchip capaci di interfacciarsi ad una rete globale con la sola forza del pensiero. Non dimentichiamo poi che quei simpatici di Elon Musk e Mark Zuckerberg perseguono il progetto “Neuralink” per “mantenere l’umanità rilevante” grazie alla connessione mente-computer in una nuova epoca di biologia evolutiva. Armati di sereno raziocinio e sgombri da pregiudizi, dobbiamo indagare sulla possibilità che ci sia qualcosa di fondamentalmente opportunistico dietro tutti questi processi che puntano a formiche operaie e pochi privilegiati. La storia ci ricorda che il buon Franklin Roosvelt riuscì a mettere il guinzaglio a Wall Street tra il 1933 e il 1945 battendo le forze oscure dell’oligarchia finanziaria. Oggi possiamo contare su uomini di questo calibro? Da poco ci ha lasciato il maltusiano Principe Filippo. Proprio lui, quel burlone inglese che durante una conferenza stampa con la Deutsche Press Agentur nel 1988 ebbe a sostenere: ”Se dovessi reincarnarmi vorrei essere un virus mortale per eliminare la sovrappopolazione, la crescita dell’uo mo è la più grave minaccia per il Pianeta”. Considerando che queste parole furono pronunciate una manciata di anni dopo il rapporto NSSM-200 di Henry Kissinger, che aveva trasformato la dottrina della politica estera americana da pro-incremento a pro-riduzione della popolazione, occorrerebbe forse prestarvi maggiore attenzione.

9.6.2021

Fmi: rischio tensioni sociali e destabilizzazioni dei governi 

Uno studio per evidenziare la correlazione tra sopimento delle problematiche e tensioni sociali e la loro effettiva esistenza: il Fondo Monetario Internazionale parte dallo studio delle conseguenze sociali e politiche nella storia in ”Social Repercussions of Pandemic”. L’inten to dello studio è di “ca pire le implicazioni delle epidemie sui disordini sociali, fondamentale per prepararsi a potenziali ripercussioni causate dalla pandemia di Covid- 19”. Si citano la peste che colpì Costantinopoli nel VI secolo; l’in surrezione di Parigi a seguito dell’epidemia di colera; la spagnola che infestò l’Europa dopo la prima guerra mondiale. In tutti i casi ci furono destabilizzazioni sociali. Lo studio dell’Fmi evidenzia come passino di solito due anni dalla fine delleepidemie fino all’esplosione delle tensioni sociali. Nel caso contemporaneo, l’e splosione delle tensioni è prevista per il 2022, anno che segnerà un punto di rottura per la nostra società occidentale e il rischio di destabilizzazione problematica per i governi.

Ra.Vi.

L’enigmatico Klaus Schwab fondatore del Wef 

Chi è Klaus Schwab, l’enigmatico tecnocrate di cui non si sa molto? Professore di economia politica all’Uni versità di Ginevra, è il fondatore e attuale direttore esecutivo del World Economic Forum, detto anche “Fo rum di Davos”. Nato a Ravensburg nel 1938, Klaus Schwab è figlio della Germania di Adolf Hitler. Membro di una famiglia ricca e ben collegata, Klaus fu allievo di Henry Kissinger. Poteva contare sull’azienda di famiglia, la Sulzer Escher-Wyss, che trasformò da meccanica in un business per ”formare le basi dei prodotti della tecnologia medica”, un campo mai citato prima come obiettivo di Sulzer né di Escher-Wyss. Affascinato anche dalla tecnologia nucleare, Schwab e i suoi collaboratori spingevano verso una filosofia di business completamente nuova che avrebbe permesso ”che tutti gli impiegatiaccettassero tutti gli imperativi della motivazione e ad assicurare un sensodi flessibilità e manovrabilità”.

Nel 1971 ha fondato l’European Management Forum, diventato nel 1987 World Economic Forum.

Ra.Vi.


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